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29 Marzo 2024

Nessun sogno a Ciudad Juàrez

di Francesca Buffo
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Nessun sogno a Ciudad Juàrez

È stata definita la città più violenta del mondo, la capitale dei narcos, dove un killer costa sessanta euro con un record di vittime derivanti dal narcotraffico. Ciudad Juárez, si trova nello stato di Chihuahua, alla frontiera con gli Stati uniti. Una città dove sul tasso di criminalità altissimo grava anche il femminicidio di oltre 500 ragazze assassinate o scomparse in più di 15 anni. Vittime i cui carnefici restano senza volto.
A descrivere questa realtà, reportage crudi di cadaveri senza volto e croci bianche senza nome. Raccontare l'indicibile non è facile. Farlo sotto forma di fumetto, o meglio di graphic novel, è il tentativo ben riuscito di di Baudoin e Troubs. Viva la vida, edita da Coconino e Fandango, è il resoconto del viaggio dei due autori in Messico. Un ritratto di ciò che la cronaca non racconta mai: i sogni dei cittadini di Ciudad Juarez, la ricerca di una speranza che non arriva.
Un reportage giornalistico allo stato puro che con tratto marcato, impressionista, in bianco e nero, esplora ciò che giace oltre la notizia, così come i problemi sociali connessi al narcotraffico, allo sfruttamento nelle maquiladoras (fabbriche statunitensi subappaltate ai messicani), alla prostituzione appannaggio dei ricchi yankees, alla frontiera. 

La città della morte
Le vittime sono quasi tutte giovani (di età compresa tra i 15 e i 25 anni), carine, magre e con i capelli lunghi. Tutte provenienti da famiglie povere e molte, tra loro, non originarie del posto. Alla ricerca di migliori condizioni di vita, erano arrivate a Ciudad Juàrez per lavorare come operaie in una delle numerose fabbriche di subappalto per l’assemblaggio di prodotti per l'esportazione (maquiladoras) che si trovano nella città. Altre erano impiegate, domestiche, studentesse, commesse, segretarie. vivalavida2.jpgNella maggior parte dei casi, i corpi ritrovati portano le tracce delle violenze estreme subite: stupri, morsi ai seni, segni di strangolamento, pugnalate, crani fracassati. Spesso, il viso appare massacrato e irriconoscibile e, in alcuni casi, il corpo risulta bruciato. Alcuni cadaveri sono stati ritrovati nei quartieri del centro cittadino, altri abbandonati nei fossati, tra terreni incolti o in mezzo al deserto, solo raramente sepolti in modo approssimativo e frettoloso. Il modus operandi degli assassini riprende quello dei serial killer: tutte le donne sono state uccise in luoghi diversi da quello in cui è stato rinvenuto il loro cadavere, a volte dopo esser state sequestrate per intere settimane. E la tipologia delle sevizie è sempre la stessa e riguarda non solo donne adulte, ma anche adolescenti e, addirittura, bambine di 10 o 12 anni. Per tutte, Ciudad Juárez è diventato il luogo più pericoloso del mondo. Alcune testimonianze indicano che gli assassini sarebbero stati protetti dalla polizia. Ma non esistono prove. Secondo le Nazioni unite, il tasso di impunità in Messico sfiora il 100%.  Amnesty International non fa che mandare appelli al Governo messicano.


Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
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