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19 Aprile 2024

Patrizia Salvatori: "Usufruire della bellezza è un diritto per tutti"

di Michela Diamanti
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Patrizia Salvatori: "Usufruire della bellezza è un diritto per tutti"

Dopo le due serate di spettacoli al Teatro ‘Furio Camillo’ di Roma, il 4 e 5 febbraio scorsi, abbiamo chiesto alla fondatrice del Gruppo Danza Oggi di parlarci delle loro gratificanti esperienze all'estero e del suo concetto di arte e modernità, ma anche dell'importanza di investire sui giovani

Il ‘Gruppo Danza Oggi’, fondato da Patrizia Salvatori ben 45 anni fa, è un vero e proprio vanto italiano all'estero. Fin dal 1987, esporta il Made in Italy culturale in tutto il mondo, dalla Finlandia alla Svizzera, fino alla Germania, passando per Malta, Egitto, Grecia, Cipro e Portogallo, ma anche per la Corea del Sud. L'ultimo successo internazionale è targato 2022, con l'importante presenza all’Expo di Dubai e il progetto ‘Beauty in the beauty’, che noi di Periodico italiano magazine abbiamo visto di recente, il 4 e 5 febbraio scorsi, presso il Teatro Furio Camillo di Roma. Ed è di bellezza, danza, televisione, ma anche delle nuove 'call' lanciate da ‘Gdo’, che abbiamo voluto parlare con la fondatrice del gruppo, Patrizia Salvatori, che ci ha gentilmente rilasciato questa intervista.

PatIn_con_3_foto_4.jpgrizia Salvatori, a Expo Dubai 2022 avete portato il progetto ‘Beauty in the beauty’: cosa significa per voi il concetto di "bellezza"?
“Sappiamo bene che la bellezza non è univoca in sé. Ma come l’abbiamo intesa per Dubai, è un insieme di ‘dentro’ e ‘fuori’: si parlava di borghi, eccellenze alimentari, di artigianato artistico, di corpi che li interpretano. Appunto: bellezza nella bellezza.  Certo che per ognuno è diversa, ma alcune ‘cose’ sono bellezza universale: una danzatrice che anima il prezioso corpetto fatto al tombolo con i fusi che si muovono e scandiscono il tempo in una piazza d’arte è bellezza; la polenta che diventa danza nel corpo di un danzatore è bellezza. Talvolta, è importante aiutare le persone a fruire della bellezza, perchè è un diritto di libertà: rende migliori e arriva a comprendere l’importanza delle emozioni e dei sentimenti”.

Il ‘Gruppo Danza Oggi’ ha spaziato nelle sue esperienze all'estero fra Oriente e Occidente: come viene considerata la disciplina della danza in queste due aree del globo? Affinità e differenze?
“Ovunque la danza è arte nobile e sicuramente, più di altre, essa è sublime, poiché connette le comunità; si lega al concetto di massima armonia, che è quasi angelica; è linguaggio di racconto di vita e di luoghi. Si insegna a scuola curriculare nella forma della tradizione, perché insegna disciplina rispetto e fratellanza. In questo, oriente e occidente non sono così diversi: teatri pieni, specie in oriente, ma anche in Europa e Stati Uniti, dove la danza non ha un sostegno pubblico e opera totalmente sull'investimento privato. Per noi è legata a storie antiche di lussuria, o di intermezzo tra due parti serie per cui, piuttosto che avvicinare, i corpi si separano. Ma anche il generalizzare non è sempre bene: per esempio, le danze standard e latine sono frequentatissime e seguite, come il repertorio classico, in qualche modo. Ma la danza ‘contemporanea’ più difficilmente è seguita, perché di ricerca, spesso autoreferenziale, ghettizzata per gli ‘addetti ai lavori’. Eppure, nasciamo tutti danzando e sarebbe bello mantenerne la splendida sensazione di naturalezza”.

Nel 2023 avete già annunciato che punterete all'innovazione e alle nuove generazioni: potete anticipare qualcosa dei vostri progetti?
“Potremmo rispondere con una battuta: innovativo è investire sui giovani. Perché se ne parla tanto, ma noi non ne vediamo davvero i termini, tanto che chi smette di sperare trova vita e rispetto altrove. Nel nostro piccolo avremo altre ‘chiamate’. per chi vorrà portare le proprie proposte, che potranno essere comunque ‘attenzionate’ e magari realizzarsi come per ‘Equilibrio’, la perfomance che ci è stata proposta lo scorso anno in ‘call’ e che è stata molto apprezzata per Ilenja Rossi. E’ diventata una sfida, creare due programmi da portare in tour a Seoul, in interazione con la ‘Mut dance company’ e in tante città italiane. Sono occasioni da cogliere se ci si sente pronti. E se umanità e tecnologia si uniranno, saremo ancora più interessati. La vera sfida è riportare le persone nei luoghi in cui l’atto creativo prende vita: la magia di quel buio che ti avvolge e inizia il sogno, l’immedesimazione, la catarsi. Ora più che mai ne abbiamo bisogno. La cronaca ci dice che siamo assuefatti al peggio: bisogna tornare allo stupore, che è un qualcosa che ha sempre a che fare con la bellezza”.

Come nasce il Gruppo Danza Oggi e come si evolve nel tempo? Quant'è difficile restare ancorati alla modernità?
“Dopo lunghi anni faticosi di studio per arrivare al diploma nel 1974, io e Beatrice Libonati, ora direttore a Essen, inaugurammo il teatro di via Tiepolo, datoci dal nostro professore di musica in accademia. Eravamo le più grandi, senza soldi, ma con la passione e avemmo pubblico tutte le sere. A 14 anni, avevamo fatto richiesta alla direttrice Ruskaya di poterle mostrare le nostre prime coreografie. Lei non ci aveva umiliate, ma trattate come fiori, radunando i suoi corsisti a guardare la nostra performance e dando a noi tanti consigli, tra cui di non smettere e continuare: serve sempre qualcuno che creda in te che ti aiuti a continuare a sognare. Creare la compagnia, in seguito, è stato un ‘must’: non avere nessuno sopra di me a cui rispondere e prendermi le responsabilità, ma avendo piena libertà, è bellissimo. Certo, mia madre, dopo aver tentato di distogliermi da tutti quegli impegni, ha capito che il supporto era importante e non mi ha contrastata: è già molto in Italia…”.

Ancorarsi alla modernità?
“Forse, il segreto è non pensarci: si è quello che le esperienze, la genetica, lo studio e la vita ti rende. E la singola capacità innovativa è nel Dna: ci sono ‘vecchi-giovani’ e giovani già vecchi. Poi, il gusto, il trend, la moda, il fashion è altro. In Usa, alla piattaforma Apap (Association of performing Arts presenters) si presentano le compagnie storiche sicuramente datate, ma meravigliose sempre e comunque”.
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