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22 Novembre 2024

Donne e ambiente

di Valentina Ughetto
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Se l’universo femminile fosse visto come un agente attivo del cambiamento, si otterrebbero, nei Paesi in via di sviluppo, dinamiche di adattamento ambientale e di mitigazione degli effetti climatici

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Da quando la Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc) è entrata in vigore nel 1994 e dalla prima Conferenza delle parti (Cop) del 1995, le considerazioni sulla rappresentanza di genere sono state quasi del tutto assenti dai negoziati internazionali sul cambiamento climatico. Anche se, dopo il vertice di Rio del 1992, era parso che la 'prospettiva di genere' dovesse presto essere integrata nei processi decisionali in materia dell’ambiente. Il 'Subsidiary Body on Scientific, Technical and Technological Advice' (Sbstta) negli ultimi vent’anni ha sottolineato l’importanza riguardo la biodiversità in agricoltura, nella quale si affermava che la conoscenza attuale e potenziale sugli ecosistemi agricoli locali, generata dalle comunità di agricoltori, è uno strumento importante al fine di ottimizzare la gestione di quegli stessi ecosistemi. Gran parte delle pratiche agricole e delle conoscenze sono tramandate e gestite dalle donne, nelle comunità locali di molte regioni del mondo. E il loro ruolo nel mantenimento di queste conoscenze è di fondamentale importanza. A causa delle diversità dei ruoli intrapresi nelle comunità rurali da parte degli uomini e delle donne, si sono trasmesse culture complementari e differenti: un quadro dello stesso elemento, ma con aspetti diversi. Le donne organizzano così la loro coscienza in altre attività e la trasmettono con mezzi differenti. Queste conoscenze vanno a innestarsi nelle azioni sociali, in base ai differenti bisogni e priorità in riferimento all’utilizzo dell’acqua o delle risorse genetiche delle piante e degli animali domestDonna_mondo.jpgici. Se alle donne, con particolare riferimento alle donne indigene e contadine, venisse affidato un maggior potere decisionale all’interno delle famiglie e delle comunità rurali e se fosse garantito loro un pari accesso alle risorse naturali e alla proprietà della terra, esse potrebbero produrre colture più resistenti, garantendo una maggiore sicurezza alimentare e un’economia in difesa dell’ambiente e del territorio. Se le donne fossero viste come un agente attivo del cambiamento, si otterrebbero, nei Paesi in via di sviluppo, dinamiche di adattamento ambientale e di mitigazione degli effetti climatici. “Noi donne indigene, in quanto responsabili della cura e della tutela della famiglia, della trasmissione della nostra cultura e guardiane della Madre Terra, abbiamo la responsabilità morale e spirituale di assicurare la salute e il benessere della Madre Terra e di aiutarla a sanare le ferite che l’essere umano le sta causando, attraverso un uso responsabile dei suoi doni. Dobbiamo dedicare le nostre forze a rendere questo Mondo Migliore, non solamente per i nostri figli, ma per tutte le generazioni future. Noi donne sviluppiamo conoscenze specifiche sulla custodia della Madre Terra che devono essere riconosciute e rispettate, anche per affrontare i cambiamenti climatici, di cui siamo le prime vittime” (Dichiarazione della Conferenza mondiale delle donne indigene presso il Forum permanente sulle questioni indigene dell'Onu). Per una breve guida riguardo ai testi al femminile sui temi ambientali, da quello della salvaguardia del patrimonio agricolo, a quelli della lotta ai cambiamenti climatici, dei danni delle deforestazioni, all’uso indiscriminato dei pesticidi in agricoltura e delle mutazioni genetiche introdotte in forma massiccia nelle coltivazioni, cliccare QUI. 

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