Vi sveliamo l’identità dell’essere vivente più enorme del nostro pianeta, ma non si tratta di un animale, né di una pianta: vediamo se avete indovinato
Immaginate di trovarvi immersi nella natura. State attraversando la foresta nazionale del Malheur, che si estende per più di 5 mila chilometri quadrati ed è parte integrante della catena orogenetica delle Blue Mountains che si trovano a est dell’Oregon. Mentre passeggiate, i vostri piedi si posano su una estesa prateria e passo dopo passo, vi ritrovate circondati da magnifici esemplari di conifere come pini, ginepri e abeti. Le piante vi accompagnano lungo tutto il percorso. Arrivate a uno scorcio, dove gli alberi si diradano per fare spazio a un lago e, di fronte a voi, si innalza per 2750 metri il picco più alto delle Strawberry Mountains. Tuttavia, questa non è la più grande sorpresa che la foresta ha in serbo per i suoi visitatori: sotto ai nostri piedi, infatti, invisibile da ogni sguardo, si trova l’essere vivente più grande del mondo: un esemplare di Armillaria ostoyae: un fungo della divisione dei Basidiomycota, che si estende lungo il suolo della foresta per ben 8,9 chilometri quadrati. Ma dov’è il fungo?
Quelli che comunemente chiamiamo funghi sono solo una piccola mostra del micete, che rappresenta in realtà la porzione aerea denominata corpo fruttifero. La parte sotterranea del fungo, il micelio, è quella maggiore e si estende per lunghe distanze sottoterra diramandosi in sottilissimi tubi chiamati 'ife', le quali hanno uno spessore di soli pochi millimetri, ma sono essenziali. Difatti, le 'ife' permettono all’organismo di nutrirsi in modo eterotrofo, attraverso l’assorbimento di sostanze nutritive dall’ambiente circostante sotterraneo. Più specificamente, attraverso dinamiche di parassitismo, il fungo sottrae acqua e carboidrati dagli alberi circostanti, nutrendosi e privandoli dalle sostanze nutritive. Così gli scienziati, mentre studiavano il fenomeno della morìa delle piante, hanno scoperto, analizzando il Dna delle 'ife' che trovavano sugli alberi, che non si trattava di diversi esseri viventi, ma di un unico enorme organismo. Ma come mai questo esemplare è cresciuto così tanto? L’ecologia di un ambiente permette alle specie di espandersi più o meno all’interno della loro nicchia ecologica. In questo caso, vi sono stati fattori determinanti che hanno permesso al basidiomicete di crescere a dismisura. Si tratta di fattori come l’aridità del clima, che non permetteva la dispersione e la riproduzione delle spore e, perciò, lo sviluppo di nuovi individui della stessa specie, la scarsa competizione dell’area che ha permesso al fungo di avere tutte le risorse, come lo spazio a sua disposizione e l’abbondanza di sostanze nutritive delle conifere circostanti, che hanno fatto sì che l'Armillaria crescesse del tutto indisturbata per ben 2400 anni. “In ogni passeggiata nella natura, l’uomo riceve molto di più di ciò che cerca”. (John Muir)