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21 Novembre 2024

La causa climatica intentata dalla campagna 'Giudizio Universale' contro lo Stato italiano

di Emanuela Colatosti
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La causa climatica intentata dalla campagna 'Giudizio Universale' contro lo Stato italiano

Il 13 dicembre 2021, la Repubblica italiana ha risposto alle accuse di inefficacia delle sue politiche ambientali invocando l’immunità delle proprie decisioni, mentre i legali di oltre 200 cittadini ricorrenti hanno dichiarato insufficienti le sue politiche ambientali e climatiche sulla base dei dati prodotti dal ‘Climate Analytics’

Si è tenuta la mattina del 21 giugno scorso, nelle aule del Tribunale civile di Roma, la seconda udienza dell'azione legale climatica intentata da 203 soggetti contro lo Stato italiano per “inazione climatica”. Per la prima volta dal deposito dell'atto di citazione, avvenuto il 5 giugno 2021, le parti si sono trovate l'una di fronte all'altra, per presentare alla giudice le proprie argomentazioni. Da un lato, un team legale che rappresenta 24 associazioni e 193 persone, di cui 17 minori, che hanno presentato un'azione contro l'Italia per richiamarla alle sue responsabilità. Tra le organizzazioni ricorrenti nell'azione legale ci sono: la Smi – Società meteorologica italiana, l'Isde – Medici per l'Ambiente Italia, le associazioni Terra! e Cdca – Centro di documentazione sui conflitti ambientali. Dall’altra parte, l’Avvocatura dello Stato.
L'udienza ha visto il confronto tra le posizioni presentate dalle parti. Gli attori, per voce degli avvocati Luca Saltalamacchia e Michele Carducci, hanno potuto esporre i punti salienti delle ragioni dell'azione, al fine di confutare le eccezioni sollevate dallo Stato.G_U_Foto_2.jpg I ricorrenti, infatti, basano le loro istanze su un'ampia documentazione scientifica, prodotta, tra gli altri, da un centro studi di massima autorevolezza internazionale: ‘Climate Analytics’. Sulla base delle evidenze presentate, le misure adottate dallo Stato per contrastare l'emergenza climatica risultano del tutto inadeguate. Di conseguenza, gli attori hanno chiesto alla giudice di valutare la condotta dello Stato, alla luce delle evidenze presentate o eventualmente nominando un esperto.
La posizione dello Stato, di contro, è stata quella di sottrarsi al giudizio, rivendicando addirittura l'immunità delle proprie scelte, ovvero l'impossibilità di giudicarne le condotte. Dopo un'ampia discussione, la giudice si è riservata di adottare i provvedimenti opportuni.

I commenti del team legale e dei ricorrenti
“Se la tesi dell'avvocatura fosse accolta”, ha dichiarato Luca Saltalamacchia, l’avvocato che assiste i ricorrenti, “ai cittadini e alle cittadine verrebbe precluso l'accesso alla giustizia, a differenza di quanto accaduto, per esempio, in Olanda, Francia, Germania e tanti altri Paesi dell'Unione europea e non solo. In tali Paesi”, ha proseguito il legale, “non solo il giudice ha potuto valutare l'adeguatezza delle politiche climatiche nazionali, ma ha anche condannato gli Stati a migliorare i propri target di riduzione”.
Per Michele Carducci, avvocato e docente di Diritto costituzionale comparato e Diritto climatico dell'Università del Salento, tra i patrocinanti della causa, “lo Stato ritiene che il ricorso alla migliore scienza, utilizzata dai ricorrenti, implichi addirittura una sovversione dei poteri democratici, quando lo stesso Stato, in altri giudizi”, ha sottolineato il giurista, “ha rivendicato la centralità dell'uso della scienza per limitare i propri poteri e garantire trasparenza nelle proprie azioni”.
Secondo Marica Di Pierri, portavoce dell'associazione ‘A Sud’, prima firmataria del ricorso e promotrice della campagna ‘Giudizio Universale’resta un dato di fatto, confermato oggi in udienza: lo Stato non ha prodotto alcuna evidenza scientificamente verificabile sull'efficacia delle proprie azioni, né si è scomodato per confutare le evidenze che abbiamo presentato. Si limita, invece, a rilievi formali, che intendono, di fondo, evitare il processo senza mettersi in ascolto delle istanze di protezione presentate dai 203 ricorrenti. Nonostante l'udienza si celebri nel primo giorno di un’estate che si preannuncia la più calda della Storia, con una crisi idrica senza precedenti”, ha aggiunto la Di Pierri, “lo Stato continua colpevolmente a sottovalutare l'emergenza climatica e a non assumersi le sue responsabilità. Dentro il tribunale, come nei palazzi istituzionali”.
Il climatologo Luca Mercalli, ricorrente della causa e tra i promotori della campagna con la Società meteorologica italiana, ha commentato l'udienza a partire dalle cronache drammatiche di questi giorni: “L'emergenza climatica è sotto gli occhi di tutti. Il Po sta vivendo una delle peggiori secche della Storia, la crisi idrica ha costretto oltre un centinaio di comuni del nord a dichiarare lo stato di emergenza e a razionare l'acqua, l'agricoltura è in ginocchio. Sulle Alpi, la riserva idrica sottoforma di neve si è esaurita con oltre un mese e mezzo d'anticipo e le temperature di maggio e giugno sono prossime ai record plurisecolari di caldo. Oggi più che mai”, ha concluso Mercalli, “è fondamentale che le istituzioni pubbliche ascoltino la scienza e agiscano con decisione e rapidamente, per evitare uno scenario climatico drammatico e irreversibile”.
Per Francesco Romizi dell'Isde – Medici per l'Ambiente Italia “non possiamo mantenere uno stato di salute duraturo se l’ambiente non è sano. È piena responsabilità dei governi garantire il benessere dei cittadini. L’Italia non sta facendo ancora abbastanza per rispettare gli accordi internazionali sul clima. Auspichiamo che la giustizia faccia il suo corso e che le nostre richieste per ottenere politiche climatiche più ambiziose vengano accolte. In quanto cittadini, ma soprattutto in quanto medici, vogliamo che tutte le Istituzioni si rendano conto che come è nostro compito curare al meglio le malattie, il loro è tutelare il bene collettivo più prezioso che abbiamo: la cura del nostro pianeta”.

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NELLA FOTO QUI SOPRA: IL TEAM LEGALE DI 'GIUDIZIO UNIVERSALE'

AL CENTRO: UN MANIFESTO DEI RICORRENTI

IN APERTURA, DA SINISTRA: MARICA DI PIERRI, SARA VEGNI, LAURA GRECO E LUCIE GREYL


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