Siccità, ondate di calore, alluvioni e frane: cosa sta accadendo al nostro Paese, da un punto di vista geologico? Quale fenomeno si nasconde dietro la siccità che sta duramente colpendo l’Italia? Ne abbiamo discusso con il geologo Paolo Monaco, ricercatore dell’Università di Perugia
Secondo le analisi di Coldiretti - principale organizzazione degli imprenditori agricoli a livello nazionale ed europeo - la siccità che da qualche mese sta colpendo l’Italia avrebbe provocato danni per oltre 2 miliardi di euro nelle campagne, con conseguente aumento dei costi di produzione e chiusura delle aziende. In molte aree colpite dal sisma, prati e pascoli sono ‘a secco’ e non riescono a garantire l’alimentazione di mucche e pecore, già 'stressate' dal caldo di questi mesi. La capitale (e non solo) è, inoltre, in emergenza idrica già da un po’, poiché ad agosto è caduto l’82% di pioggia in meno dopo che, nei primi sette mesi dell’anno, le precipitazioni erano risultate più che dimezzate, con un calo del 52% rispetto alla media di riferimento. “La situazione”, sottolinea la Coldiretti, “sarebbe critica in tutto il Lazio, dove si è verificato un vertiginoso calo delle precipitazioni che ha prodotto gravi problematiche alla produzione agricola nella campagna laziale: un danno di circa 200 milioni di euro, tra investimenti sostenuti per le semine, aggravio di spese per gasolio o corrente per irrigare, mancata produzione diretta di foraggio per gli allevamenti e mancato reddito per ortofrutta e cali produzione per vino e olio".
Ma a cosa dobbiamo tutto questo? Per alcuni esperti, il caldo eccessivo e la siccità che hanno colpito l’Italia potrebbero essere i sintomi di un ‘cambiamento epocale’: è quanto sostenuto, in particolare, da Rodolfo Coccioni, geologo dell’Università degli Studi di Urbino ‘Carlo Bo’. Secondo l’esperto, la Terra sarebbe infatti entrata in una nuova fase della sua Storia: quella delle ‘calamità naturali’. Una teoria che risale al lontano 2007, quando Coccioni aveva introdotto l’epoca geologica del 'sinforocene', che deriva dai termini greci ‘sinphorà’ (calamità) e ‘kainos’ (recente), di contro a quella, universalmente riconosciuta, dell’antropocene. “Ci sono prove sempre più convincenti che il riscaldamento globale indotto dalle attività umane stia intensificando i fenomeni meteo climatici estremi e calamitosi”, ha sostenuto di recente il geologo in un’intervista pubblicata sulla testata ‘Avvenire’. Secondo Coccioni, “le ondate di calore e gli incendi saranno sempre più frequenti, gli uragani e le precipitazioni particolarmente intense cresceranno in numero e in intensità, la desertificazione avanzerà rapidamente, le frane e le alluvioni improvvise aumenteranno, l’innalzamento del livello dei mari provocherà estese e rapide inondazioni, l’estinzione di molte specie animali e vegetali subirà una marcata accelerazione”. Una situazione apparentemente ‘tragica’, alla quale, stando allo studioso, “sarà possibile rispondere limitando l’entità del riscaldamento futuro, riducendo il rilascio in atmosfera di gas serra e ‘adattandoci’ a un mondo sempre più caldo”. Considerando l’attualità e l’importanza dell’argomento, abbiamo perciò sollecitato anche un secondo parere: quello del docente dell’Università di Perugia, geologo e ricercatore, Paolo Monaco.
Professor Monaco, parliamo degli ultimi episodi - in particolare del sisma a Ischia e della siccità che ha colpito il nostro Paese nei mesi scorsi - e proviamo a ‘mettere ordine’: cosa sta succedendo all’Italia da un punto di vista geologico?
“Sull’argomento, in effetti, occorre in prima battuta distinguere e ‘non fare di tutta l'erba un fascio’. I sismi sono periodicamente collegati ai moti della crosta terrestre. La siccità e i fenomeni meteorologici non vi entrano per nulla. Sono legati alla circolazione delle celle cicloniche e anticicloniche che ristagnano producendo siccità (nel caso dell'anticiclone africano) o inondazioni (nel caso di umidità concentrata in atmosfera e riversata al suolo in forma di piogge intense e forti delle celle cicloniche). L'area ischitana é purtroppo soggetta a sismi a causa della conformazione geologica dell'area ricca di faglie che da circa 200.000 anni portarono anche al vulcanismo campano. Nel 1883 ve ne fu uno molto distruttivo che causò moltissimi morti, feriti e fece molti danni. Il sistema campano é purtroppo assai ricco di faglie che possono scatenare terremoti superficiali a media intensità come quello avvenuto recentemente. Occorre tutelarsi e costruire a norma e bene. Non ci sono alternative”.
Cosa dobbiamo aspettarci, quindi, nel prossimo futuro?
“Nel prossimo futuro dovremo convivere con questo duplice scenario. E ci dobbiamo proteggere con prevenzione, informazione e con buone costruzioni. Abbiamo i mezzi tecnologici: dobbiamo fare una saggia politica del territorio”.
A tal riguardo, il geologo dell'Università di Urbino, Rodolfo Coccioni, ha avanzato, da qualche tempo, una teoria relativa a ‘un'era delle calamità naturali’ in cui fa rientrare tutti questi fenomeni: lei cosa ne pensa?
“La teoria del professor Coccioni é ‘provocatoria’. Ha introdotto, invece dell'Antropocene, che segue l'Olocene nella scala temporale, il Sinforoncene, o periodo delle calamitá naturali estreme e improvvise. Indubbiamente, la provocazione non é una teoria scientifica, sebbene alcune evidenze di accelerazione degli eventi ‘estremi’ sia stata registrata in tutto il mondo, incluso un certo grado di riscaldamento climatico. La deforestazione delle foreste pluviali é il primo passo verso una forma di suicidio collettivo: le celle dense di pioggia non scaricano più l'umidità accumulata solo sulle foreste pluviali, come dovrebbe essere, ma si spostano in altre aree, creando inondazioni e calamitá. Una diffusa estensione delle celle anticicloniche che portano caldo estremo e siccità. Poi ci sono i monsoni, ma quella é un'altra storia. Con evidenze di migrazioni, povertà e fame. La deforestazione incontrollata per fini agro-alimentari può servire, forse, nell'immediato e localmente, ma a lungo termine ci si ritorcerà contro in modo sempre più distruttivo. Non si devono, in alcun modo, alterare i ritmi del Pianeta Terra, cosa che sta facendo l'uomo per fini utilitaristici e commerciali. La natura si riprende, con gli interessi, i suoi spazi”.