Due ingegneri italiani hanno progettato un pluripremiato sistema per la pulizia dei fiumi, in modo da evitare che i rifiuti arrivino al mare: una soluzione semplice ed efficace, concepita secondo una visione innovativa
I detti e i proverbi hanno sempre ragione e nascondono sagge verità. Devono aver pensato questo i due ingegneri Fabio Dalmonte e Simone Botti, quando hanno fondato la start-up con sede a Londra, ‘Seads’ (Sea Defence Solutions) attraverso la quale hanno ideato un impianto per la raccolta dei rifiuti lungo il corso dei fiumi. L’inquinamento dei mari e degli oceani è uno dei gravi problemi ambientali del nostro tempo. La presenza di plastica e rifiuti sta avendo conseguenze disastrose negli ecosistemi marini, che coinvolgono anche l’uomo. Se ne parla molto e in tanti sono al lavoro per cercare soluzioni che, forse, non elimineranno del tutto il problema, ma certamente possono portare sensibili benefici. Va da sé che la salvaguardia dell’ambiente marino costituisce, oggi, una delle più promettenti occasioni per lo sviluppo delle imprese e delle giovani start-up. Le cause dell’inquinamento sono le più varie. E sono dovute a un’infinita casistica di azioni errate compiute dall’uomo. Ne consegue che gli approcci al problema possono essere anch’essi molteplici. I fondatori di ‘Seads’ hanno scelto di operare seguendo una strategia che allargasse la visione del problema. I due ingegneri hanno, per così dire, ‘risalito la corrente’ e hanno individuato nei fiumi una delle principali vie di trasporto dei rifiuti che poi finiscono nei mari e negli oceani. La loro visione non risale alla radice del problema (l’azione umana), tuttavia individua certamente uno dei primi canali attraverso i quali si produce l’inquinamento marittimo. Pensiamo, infatti, alla moltitudine di città e di realtà industriali che, nel mondo, geograficamente si affacciano su corsi d’acqua più o meno direttamente collegati al mare. Il ‘progetto Seads’, a cui si lavora da cinque anni, consiste in un sistema brevettato di barriere per la raccolta dei rifiuti. Sul sito della start-up leggiamo che nel mondo da 10 a 20 fiumi trasportano l’88% della plastica che giunge negli oceani. Il sistema prevede, pertanto, l’installazione di barriere fisse, quindi resistenti all’uso nel tempo, in un numero limitato di esemplari (in modo da ridurne l’impatto sull’ambiente naturale). Le ‘Blue Barriers’ - questo il nome assegnato ai blocchi - si estendono in profondità, sotto la superficie del corso d’acqua, in modo da raccogliere il più alto numero possibile di rifiuti solidi, i quali vengono poi indirizzati verso dei bacini di raccolta. Le barriere rigide, apribili in caso di alluvione, creano una corrente trasversale al flusso del fiume e trasportano le plastiche e i rifiuti che galleggiano e che si accumulano nel primo tratto della colonna d’acqua verso il ‘bacino di collezione’. Qui, i rifiuti vengono periodicamente prelevati per il riciclo. Le barriere seguono l’abbassamento e l’innalzamento delle acque. Prima del ‘bacino di collezione’ vengono poste delle ‘griglie’, che mantengono il flusso trasversale per il trasporto dei rifiuti. Il progetto, pertanto, sfrutta e accresce quanto accade già in natura, dove i detriti trasportati dai fiumi si accumulano in ‘corrente morta’ e, spinti dal moto ondoso, finiscono lungo le rive. Qui interviene 'Seads', che con le sue barriere, realizzate con acciaio e plastica riciclabile, evita che tali detriti (rifiuti compresi) siano spazzati dalla corrente con la successiva piena.
Secondo gli ideatori, il progetto potrebbe costituire una ulteriore opportunità per i Paesi in via di sviluppo. Una tale e semplice soluzione consente, infatti, il reperimento di materiali che possono essere venduti ad aziende specializzate nella lavorazione di materie riciclate. Tra le sfide future per questa start-up vi è la valutazione delle interazioni delle barriere sul flusso del fiume, che sarà effettuata attraverso simulazioni digitali. ‘Seads’ ha partecipato allo ‘start-up contest’ indetto da ‘Impact Hub Milano’ ed è stata premiata dagli sponsor: Wwf e Bulgari. Ne è conseguito un periodo di consulenza dell’incubatore ‘Impact Hub’, oltre a una collaborazione col Politecnico di Milano e l’Università di Firenze, tramite il consorzio ‘CoNISMa’ (Consorzio nazionale interuniversitario per le Scienze del mare). Nel 2018, la start-up è stata inoltre premiata da ‘Rio Mare’ in occasione del premio ‘Building a Sustainable Future Award’, assegnato durante il ‘Seed&Chips - The Global Food Innovation Summit’. E l’Indonesia ha già fatto richiesta di un primo prototipo da installare sul fiume Ciliwung.
NELLA FOTO QUI SOPRA: LE BLUE BARRIERS IN AZIONE
AL CENTRO: L'INGEGNER FABIO DALMONTE
IN ALTO A DESTRA: I RISULTATI DELL'INQUINAMENTO DI UN CORSO D'ACQUA
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