Un’aria ormai opprimente e insostenibile: la ricerca di una nuova libertà dei cieli per una qualità di vita ambientale tipicamente mediterranea
Stiamo vivendo dei momenti davvero difficili, in alcune aree d’Italia. Particolarmente nel Lazio, trovandoci di fronte a delle profonde riflessioni sul riscaldamento climatico, ormai avanzatissimo e pericoloso per le abitudini degli italiani. Soprattutto, su quelli che sono considerati gli strumenti più adatti per la rimozione delle esalazioni tossiche, in vista di un miglioramento dalla qualità dell’aria. Si vedono alte concentrazioni di polveri sottili sempre più opprimenti, a volte tossiche, ancora non ben chiare. Aree dove per giorni il colore del cielo è indecifrabile e diviene davvero impossibile comprenderne ogni sfumatura. Per questo motivo, non si possono dare per scontati gli agenti di offuscamento inquinante, nonostante gli avanzamenti della politica ‘green’ stiano dando risposte positive nel contrastare e combattere l’inquinamento e per un minimo recupero dei problemi di salute che ne potrebbero derivare. Un riflesso altissimo dopo la crisi post-pandemica, con ogni portata cardio-respiratoria e circolatoria. Possiamo riflettere su quelli che sono stati considerati i mezzi e gli strumenti di avanzamento per il ‘green’. E, soprattutto, per la depurazione delle acque e dell’aria. Ma la Svezia è l’unico Paese, in Europa, a rappresentare un modello davvero esemplare, per gli investimenti in ricerca e per una politica ecologica adattabile anche da noi, per quanto possibile rispetto ai modelli nord-europei. Per ora, le politiche ambientali dell’Italia non possono essere ancora considerate un vero adeguamento.
Nella bellissima zona del basso Lazio, in particolare quella vicina alla costa di Sabaudia e della bonifica pontina, stiamo assistendo a un cambiamento evidente della rarefazione atmosferica. Per troppi giorni, purtroppo, si è stati costretti a rimanere chiusi in casa, a causa di un’insostenibile oppressione evidente delle vie respiratorie. Ciò a causa di un mese di giugno 'stranissimo', in cui alla sabbia del deserto del Maghreb si sono alternate allerte improvvise per il caldo, arrivato a temperature non concepibili, che hanno sfiorato i quaranta gradi Celsius. Evocando la bellezza di queste zone, molti 'stanziali' hanno compreso come si stia assistendo, purtroppo, a uno stato di soccombenza sofferente del territorio, per moltissimi fattori contingenti e per il modo in cui gli stessi esplodano, senza preavviso, nei periodi che preannunciano l’estate. Siamo di fronte a campagne estremamente ‘avvallate’, che non rendono più la nostra estate mediterranea bagnata da quella umidità notturna ciclicamente rinfrescante, tipica del clima mediterraneo. Sono giornate e notti soffocanti, per non definirle, alcune, anche deliranti, capaci di portare a un estremo stato di isolamento. Condizioni percepibili anche in case supermoderne e bene attrezzate. Occorre trovare una soluzione definitiva a tali polveri e fattori ingerenti e contingenti. E’ una situazione ancora attuale, con la piena stabilizzazione della 'bella stagione', ma perdurante dalla scorsa estate, con un’alta concentrazione delle polveri sottili davvero insostenibile, in alcune giornate. E’ necessaria, da ogni punto di vista, una risposta di adeguamento equilibrata per tali particolari territori, considerandone l’ampio decentramento. Necessaria, dal nostro punto di vista, un’analisi attentissima sul territorio: per la scelta, la ricerca e la stabilizzazione anche di termovalorizzatori per lo smaltimento dei rifiuti: una delle soluzioni programmatiche sempre meritevoli di attenta e appurata analisi. La politica dello smaltimento dei rifiuti tossici e del riciclo dev’essere comunque ricercata, selezionata e adattata con le esigenze del territorio, osservandone le più addentrate e possibili variazioni multifattoriali. Tutto ciò appare evidente a qualsiasi occhio umano: quanto spesso sia limitante uscire da casa, nonostante le allerte del caldo costringano a situazioni estreme di isolamento. Le quali sono ancor peggio del non vedere 'orizzonti chiusi' a trecentosessanta gradi, in cerca di ogni tipo di assistenza: quando è estate. Tralasciando il particolare che, in alcune giornate, anche raggiungere i supermercati possa sembrare davvero un’impresa impossibile e devastante da sostenere. Ci sono aree naturalistiche meravigliose, per come sono posizionate verso la costa laziale. Ed è davvero un peccato pensare di non poter godere ogni giorno questo territorio. Il riscaldamento climatico è uno 'schiaffo' al nostro patrimonio naturalistico e alla possibilità di trovare le soluzioni migliori per una zona ad altissima densità urbana e immigratoria, stabilizzata e integrata da tempo. In particolare, Cisterna di Latina è una località meravigliosa, dal punto di vista della convivenza multirazziale e della conoscenza anche degli equilibri legati all’alimentazione. Ma è necessaria una ricerca più sofisticata, verso un equilibrio di adattamento soprattutto biofisico, legato all’ecosistema. Una realtà davvero evidente per tutte le persone amorevolmente radicatesi su questa terra, con radici storiche e culturali legate ai propri nonni. Insomma, che stia cambiando qualcosa è ormai evidente, anno dopo anno, estate dopo estate. Tutto sta nel vedere e nel capire cosa sia davvero necessario fare nelle zone delle campagne adiacenti alle aree naturalistiche protette, per osservarle davvero da vicino. Le polveri cadono come la pioggia, in alcune giornate, addensando, in altre, una 'cappa' di umidità incomprensibile. Ciò sta impedendo e limitando le abitudini anche degli animali, sia quelli domestici, sia quelli selvatici, considerando come questa parte d’Italia goda di anfratti meravigliosi come il Parco Filetto o anche il sito Tres Tabernae: una storia così antica e profonda legata a Roma, essendone antico acquedotto.
Sia come sia, ci giungono segnalazioni di una forte proliferazione di mosche nell’alta Lombardia, stranamente bersagliata da temporali per tutto il mese di giugno. Per non parlare del disatro venutosi a creare in Val d’Aosta, nella zona di Cogne. Proprio la stagnazione dell’aria provoca delle reazioni molecolari differenti, a seconda della capacità di emissione carbonica, velocizzando la formazione di nubi cumuliformi che salgono, in brevissimo tempo, verso i cieli aperti o nelle aree meno addensate. In particolare, nelle zone ad alta concentrazione di impianti industriali. Il punto in comune tra basso Lazio, alta Lombardia, Piemonte e Val d’Aosta è proprio questo, poiché Cisterna di Latina è un’area che possiede una zona industriale, non considerabile come una semplice pianura. Siamo di fronte all’emergenza di soluzioni e risposte davvero importanti, che dovrebbero dare una risposta secca, netta e precisa, per tutti gli abitanti, ovviamente considerando i pro-capiti residenziali, le diverse tipologie dei terreni e le distinte destinazioni d’uso, nonché tenendo presenti i residui degli agenti chimici e i materiali utilizzati per le abitazioni, per le aziende agricole o gli stabilimenti alimentari, quindi per tutti i diversi settori di questa zona. Pertanto, è deducibile quanto la rarefazione aerea sia divenuta davvero oppressa da una miriade di agenti confluenti e alteranti, sia della qualità dell’aria, sia del clima. E’ evidente, che le più sofisticate attrezzature e impiantistiche, utilizzanti decombustioni di materiali fossili, debbano essere monitorate, se non drasticamente ridotte, secondo valori costantemente visualizzabili e regolabili, così come si effettuano, in scala, le regolazioni nelle previsioni dei terremoti. Ed è anche venuto il momento di cambiare la ‘narrazione’ della qualità ambientale, quando si parla di ‘green’, di ecologia e di tutto ciò che potrebbe essere una divulgazione esaustiva delle scelte coordinate da prendere per tutto il nostro Paese. Ed è ormai urgente considerare tutti i casi di morti sul lavoro, anche in luoghi e capannoni di ultima generazione, per considerare come debbano esser prese delle misure serie, anche di carattere fotografico e di controllo, di quelle che sono le grandi difficoltà di compensazione idro-carbonica dei territori. Bisogna cominciare a valutare tutte le possibilità di emergenza che possono venirsi a creare, sia sul fronte dei tracolli territoriali, sia su quello della salute dei cittadini: non è possibile continuare ad avere scarsa considerazione della respirazione ventricolare e polmonare delle persone.
Non è possibile abbandonarsi al piatto positivismo, in aree in cui dove non è mai stata fatta un’analisi appurata dei livelli territoriali d'inquinamento, regione per regione. Tutto ciò che viene stabilito, al momento, è frutto di scelte parziali e riduttive, di analisi ancora poco approfondite. Sul fronte delle risorse idriche, per esesmpio, questa nostra critica si palesa in forme ancor più evidenti per l’incapacità di adeguamento del nostro territorio: almeno il 50% delle acque viene sprecato ogni giorno, per le perdite presenti lungo la rete. Siamo di fronte a una scarsa manutenzione del territorio, sempre più evidente nell’agro pontino: un’area permeata da radure arboree, tipiche del clima umidissimo, quasi paludoso, proveniente dal mare. Ciò richiede un’attenzione davvero grande, al di là di quelle che possano essere considerate delle riflessioni di natura puramente tecnica. La considerazione più importante che vogliamo sottolineare è quella relativa a un ordine sequenziale e programmatico delle decisioni. Con criteri determinati da analisi non condizionate dall’esterno. Purtroppo, il nostro Paese non riesce a reagire agli adeguamenti richiesti dall'Unione europea. Se consideriamo regioni come la Liguria sino alla Sardegna e alla Sicilia, aventi una fortissima richiesta di adeguamenti infrastrutturali, esse stanno riemergendo da immani problematiche legate anche alla protezione delle risorse storico-paesaggistiche. Ci sono delle aree dove non è possibile, per i devastati profili delle adiacenze logistiche, considerarle così distanti da quelle del Lazio. E le stesse valutazioni critiche non possono che esserci insegnate da Paesi come la Svezia e la Finlandia, ma anche della Francia.
Le coste liguri e quelle francesi di nord-ovest, ovviamente rappresentano, viste su un piano fotografico più esteso, come dei territori che godono di correnti più aperte, su tutta la vasta area che li comprende. Ciò pone una considerazione a dir poco lampante su come le nostre coste siano inadatte a scelte d’emergenza, puramente estemporanee, se non improvvisate, alle volte. Ci volgiono studi, ricerche e decisioni davvero urgenti, soprattutto sul fronte della salute, per i tanti casi di patologie polmonari davvero gravissime. Non stabilizzando la situazione ed evitando ogni forma di programmazione, si stabilizzano anche le malattie, che diventano croniche. Ma soprattutto non si avviano evoluzioni in direzione di un’avanzamento della ricerca per la soluzione dei problemi.
Ci troviamo in un momento storico davvero importante, per l'acquisizione della nostra consapevolezza. In caso contrario, si rigettano anche le prospettive di miglioramento economico e della qualità della vita nelle zone più vicine ai mari. E’ di sicuro importante e non escludibile poter manifestare quali possano essere le scelte sbagliate, ma non si può nemmeno ignorare ciò che sarebbe alla nostra portata, pur con tutti i nostri limiti, in un territorio splendido come il nostro per la Storia e per le nostre risorse naturalistiche. Deve farsi strada una considerazione più ampia su come poter adattare, semmai, i nuovi regolamenti e le direttive con indirizzi ancora più precisi e specifici. Attendendo, di sicuro, come gli stessi provengano da territori esteri già ben organizzati, ma soprattutto consci degli effetti e delle conseguenze sulla salute umana. Si assiste, davvero, a un grande impegno da parte di molti Paesi in Europa e della stessa Ue, al fine di poter aggiungere qualcosa per una differente riqualificazione dei nostri territori. Non si possono ignorare alcuni nostri limiti di adattamento, dal punto di vista tecnico. Tuttavia, noi stiamo soccombendo di fronte alle nostre ‘non scelte’, perché chiamati ad applicare una serie di idee pienamente compatibili su vasta scala, davvero evolute e migliori per l’Italia. L’importante è che esse possano essere adattate, prevedendo i limiti del nostro territorio. Ci sono posti davvero irraggiungibili e sperduti, quasi vicini a delle aree paesaggistiche protette, dunque meritevoli di una maggiore attenzione. Quindi, è giunto il momento di porre attenzione a tali richieste e a tutto quello che già si sta facendo fuori dall’Italia, per non rimanere indietro. Le zone protette del nostro territorio, lontane dalla costa e le spiagge del mare, subiscono l’influenza della corrente dei venti, che innalza o, peggio, ristagna le polveri sottili. E il fenomeno dello smaltimento dei rifiuti, se non applicato fino in fondo, merita ancora delle risposte.