Mostra speciale dedicata al Maestro più illustre del rinascimento tedesco nella residenza degli Asburgo, che ha offerto al pubblico anche l’occasione di poter osservare le differenti tecniche artistiche e i materiali da lavoro impiegati nelle botteghe rinascimentali
Un’incantevole mostra dedicata ad Albrecht Dürer e curata da Christof Metzger sta per concludersi all’Albertina di Vienna, palazzo residenziale degli Asburgo situato nel cuore della capitale austriaca, nonché prestigioso museo, sede di una delle più importanti e ricche collezioni d’arti grafiche del mondo. Per garantire la conservazione e la fruizione della sterminata raccolta, che attualmente vanta oltre un milione di stampe e disegni dal ‘tardo-gotico’ fino ai tempi moderni, l’istituzione organizza periodicamente delle ‘special exhibitions’, impostate tematicamente su esemplari della collezione permanente e prestigiosi prestiti internazionali. Questa volta, è stato lanciato l’hashtag #AlbertinaDürer e la mostra speciale è ruotata attorno al Maestro del rinascimento tedesco più illustre. Pittore e incisore, nato a Norimberga il 21 maggio 1471 e ivi morto il 6 aprile 1528, Albrecht Dürer era figlio di un orafo e figlioccio di un importante editore tedesco, suo padrino. Dati i natali, fu inevitabile la predisposizione alla tecnica incisoria, grazie alla quale le sue invenzioni circolarono in tutta Europa. Come del resto fece anche il loro artefice, celebre per le peregrinazioni in Germania, nei Paesi Bassi e, soprattutto, per i suoi due viaggi in Italia, compiuti rispettivamente nel 1494-1495 e nel 1505-1507. Radunando più di 200 esemplari tra disegni preparatori incisioni e dipinti, l’Albertina - a ben 16 anni di distanza dalla rassegna 'düreriana' con cui inaugurò la propria riapertura nel 2003 - è riuscita ad allestire una mostra d’ampio respiro e di grande interesse, armonizzando il proprio fondo di disegni (circa 140 lavori provenienti dalla bottega dell’artista e rimasti insieme sin dal 1528) con opere ‘altre’, quali per esempio l’Adorazione dei Magi degli Uffizi; l’Autoritratto di Weimar; il Martirio dei diecimila del Kunsthistorisches; il Cristo tra i dottori del Thyssen-Bornemisza; o, ancora, il Ritratto maschile del Prado. Studi preparatori e naturalistici, repertori di pose e gesti, schizzi e acquerelli, incisioni e dipinti: moltissime le opere di gran pregio riunite in un unico spazio espositivo, con l’obiettivo, oggettivamente centrato, di rendere merito alla straordinaria capacità mimetica, espressiva e d’introspezione psicologica raggiunta dall’artista nel corso della sua parabola creativa. E non solo: la mostra è riuscita efficacemente a rendere le modalità di lavoro e le diverse fasi elaborative di un artista vissuto a cavallo tra il XV e il XVI secolo, basate imprescindibilmente sull’arte del disegno e sulla pratica di copiare e studiare brani di natura – umana, vegetale e animale. Splendidi studi, come Le mani in preghiera del 1508; La giovane lepre del 1502; L’ala sinistra di un rullo dal ventre blu del 1500 circa; o i molti fogli contenenti panneggi, teste e movimenti del corpo umano, restituiscono pienamente la grandezza del disegnatore, manifestando la freschezza e il fascino dell’invenzione artistica appena nata, della scintilla appena ‘schioccata’ e i diversi passaggi mentali ed esecutivi del suo genio. L’esposizione, infine, ha offerto al grande pubblico l’occasione di poter osservare e confrontare la resa di differenti tecniche artistiche, al fine di far conoscere i materiali da lavoro impiegati nelle botteghe rinascimentali.
QUI SOPRA: ALBRECHT DÜRER 'ANBETUNG DER KOENIGE', 1504
AL CENTRO: ALBRECHT DÜRER 'FELDHASE', 1502
IN ALTO A SINISTRA: ALBRECHT DÜRER 'BETENDE HAENDE', 1508
IN APERTURA: ALBRECHT DÜRER 'DER FLUEGEL EINER BLAURAKE UM', 1500-1512
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