Uno studio d’arte nato nello storico quartiere di Roma 'San Lorenzo', nel quale un gruppo di creativi condividono lo stesso spazio e la medesima passione per le arti contemporanee, diffondendo programmi di sensibilizzazione artistica attraverso le più disparate forme espressive
Factory Duepuntozero. Un sogno, un progetto, uno studio d’arte nato nello storico quartiere di Roma 'San Lorenzo'. Una nuova realtà, un gruppo di creativi che, condividendo lo stesso spazio e la medesima passione per le arti contemporanee, si propone di diffondere programmi di sensibilizzazione artistica attraverso le più disparate forme espressive, che spaziano dalla scultura alla pittura, alla fotografia fino alla musica. Bruno Melappioni, Sabrina Dan, Luca Romano, Danilo Cannone, Alessio Paiano e Alessandro Calizza sono gli artefici di questo interessante progetto, il cui nome richiama alla mente “La Factory” per eccellenza, lo studio originario di Andy Warhol, fondato a New York City tra il 1962 e il 1968, punto di ritrovo per numerosi artisti degli anni Sessanta. Con lo stesso spirito di condivisione, i sei creativi della Factory Duepuntozero hanno reso il loro piccolo spazio un luogo di incontro fra artisti e musicisti, di dialogo interculturale fondato sulla comprensione reciproca di eterogenee individualità artistiche che hanno origini e patrimoni linguistici, culturali ed etnici differenti. Noi di PIM ci siamo concessi una chiacchierata informale con questi talentuosi creativi, che si è svolta qualche settimana fa presso il loro studio in Via dei Latini 40, nel quartiere San Lorenzo di Roma. Di seguito l’intervista integrale.
Sulla vostra pagina facebook avete definito la Factory Duepuntozero “una famiglia di artisti che lavorano, mangiano, ridono, faticano insieme ogni giorno”. Come, quando e per quale motivo avete deciso di dare vita a questa “famiglia”? E cos’è davvero la Factory Duepuntozero?
Sabrina: “Lo studio in cui oggi ci troviamo, in Via dei Latini 40, appartiene a Bruno, che lavora qui da 18 anni. Da questo spazio sono passate molte persone. La prima Factory, che si chiamava “Factory Altrarte Melappioni”, era composta da me, Bruno e altre ragazze. Questa nuova formula è nata da un anno”.
Alessandro: “La Factory Duepuntozero è nata forse per caso. Come ha detto Sabrina esisteva già una Factory composta da lei, Bruno e altre persone. Anche Luca ha sempre vissuto e lavorato qui. Prima di trasferirmi nel mio nuovo studio a pochi passi dalla Factory, mi trovavo a via degli Equi, sempre a San Lorenzo. Danilo si è introdotto dopo mentre la mia amicizia pregressa con Alessio lo ha introdotto nel quartiere e in questa nuova dimensione. Qualche tempo fa, prima che questo gruppo si costituisse, Bruno mi ha ospitato nel suo studio per realizzare delle grandi installazioni che non potevano entrare nel mio. In queste prime e sporadiche occasioni il mio nucleo, composto da me e Alessio, con quello di Bruno, composto da lui, Sabrina e Luca, hanno cominciato ad interagire. E in questa interazione ci siamo riscoperti molti affiatati. Abbiamo cominciato a stimarci reciprocamente. Perché lavorare e avviare un percorso artistico assieme ad altre persone non può prescindere dalla stima che nutri nei loro riguardi. In seguito, ci siamo strutturati nella Factory duepuntozero Abbiamo assunto questo nome per segnare un nuovo inizio, di due realtà che si sono unite in una nuova “dimensione”. Un termine nel nostro caso davvero appropriato, perché la Factory duepuntozero non è semplicemente uno spazio fisico, ma costituisce una dimensione di gruppo creata dall’interazione di personalità diverse, con un unico fine comune. Questa Factory è qualcosa che va oltre lo spazio fisico che l’accoglie. È un gruppo, un'idea, la consapevolezza di avere delle persone su cui poter fare affidamento. Un vicendevole arricchimento, la famosa idea per cui il risultato della somma dei singoli elementi è molto di più del semplice risultato numerico”.
Alessio: “La Factory Duepuntozero nasce dall’idea di creare qualcosa che esuli dal tradizionale circuito dell'arte. Volevamo creare un nucleo che potesse lavorare per sé e per gli altri. Volevamo trovare una formula che ci proponesse come realtà individuale e di gruppo. In questo senso abbiamo cercato, e ottenuto, delle importanti collaborazioni con alcuni enti esterni alla Factory e con alcune realtà del quartiere e della Capitale”.
Bruno: “Rispetto al precedente, questo nuovo nucleo è composto da artisti di qualità che, anche se a volte, si guadagnano da vivere facendo altro, trovano nell’arte la loro ragione di vita”.
Luca: “Come si diceva, si sono verificate delle opportunità che hanno permesso la nascita di Factory Duepuntozero. Personalmente avevo lo studio a Via dei Latini, dove peraltro vivo. Capitava ogni tanto di incontrare Bruno e scambiare due chiacchiere. Di incontrare Sabrina. Inoltre, prima che questo nucleo si formasse, si sono concretizzati degli eventi che hanno favorito la nostra unione. In particolare, la mostra su strada con le sculture di Bruno, l'esigenza di Alessandro di avere uno spazio più grande per le sue installazioni e il festival realizzato a settembre da Mondo Bizzarro Gallery. La Factory è essenzialmente una famiglia, composta da una dimensione artistica, affettiva e dal percorso artistico individuale del singolo”.
Danilo: “Il mio ingresso nella Factory è stato favorito dall'incontro con Alessandro, avvenuto quando frequentavo il corso di fotografia alla Scuola Romana. Per preparare l'esame finale dovevo realizzare un ritratto fotografico di un artista o un artigiano. Affascinato da San Lorenzo, mi sono recato nel quartiere per trovare un soggetto interessante. Girando, mi sono imbattuto nello studio di Alessandro. E sono rimasto colpito dalle sue opere. Da quel giorno non ci siamo più lasciati. Oggi sono il suo fotografo “ufficiale”. E spesso e volentieri la mia macchinetta è anche al servizio della Factory Duepuntozero. Per qualsiasi esigenza occorra. Lo spirito di questo gruppo infatti è proprio quello di partecipare attivamente alle esperienze artistiche dell'altro. Su molti progetti abbiamo lavorato insieme. Abbiamo messo le nostre singole competenze a servizio degli altri”.
Descrivete la Factory Duepuntozero con una parola...
Danilo: “Forza. Per me la Factory è una forza in più di fronte alle problematiche della vita”.
Bruno: “Marrone. Perché è il colore che contiene tutti gli altri”.
Sabrina: “Complesso. Perché la Factory è una realtà complessa, difficile da descrivere”.
Alessandro: “Sono indeciso tra “Confronto” e “Compagnia”. Perché finito il momento solitario del lavoro individuale, nella Factory trovi tutto quello che vorresti: sostegno, compagnia, divertimento. Scelgo però “Confronto””.
Luca: “In realtà non ho una sola parola per descriverla. La Factory è una cosa da difendere, da far crescere, di cui prendersi cura. La Factory va alimentata”.
Alessio: “Arte. È la parola che ci rappresenta di più”.
Vi trovate nel cuore di uno storico quartiere romano, San Lorenzo, noto ai più per la vita notturna, ma da sempre animato dalla presenza di numerosi artisti, artigiani e, più in generale, di intellettuali di ogni genere. Qual è il vostro personale rapporto con il quartiere?
Alessio: “è poco più di un anno che sto vivendo il quartiere intensamente e quotidianamente. E il nostro è un ottimo rapporto. È un quartiere molto famigliare”.
Sabrina: “San Lorenzo è un’isola. Un posto in cui si conoscono tanti. Molto stimolante a livello creativo”.
Alessandro: “San Lorenzo ha una doppia personalità, due facce. Da un lato, ha una vocazione artistica. È un quartiere dinamico, caratteristico, popolato da artisti e artigiani, accessibile a livello economico. E proprio da questo dipende l’altra faccia della medaglia, purtroppo molto più nota, che è quella del degrado urbano. È un quartiere che mi fa sentire a casa”.
Bruno: “San Lorenzo è un quartiere “isolato” e questo ha fatto la sua fortuna. Perché tale sua condizione l’ha preservato molto rispetto ad altri quartieri radical chic, come Monti, zona popolata da numerosi giornalisti”.
Danilo: “Una fucina artistica di giorno, il degrado e la confusione di notte. Auspichiamo che anche la sera il quartiere possa assumere la stessa dimensione artistica che lo connota durante le ore diurne”.
Sabrina: “Ho cominciato a vivermi San Lorenzo di giorno lavorando con Bruno. Quello che apprezzo di più del quartiere è la dimensione “famigliare” e “artigianale” data dalla presenza di botteghe, della gente comune e dei vecchietti per strada. È tutto estremamente poetico. È un quartiere che ti fa sentire protetta. Da una parte vorrei non uscirne mai”.
Luca: “Sono nato e cresciuto a San Lorenzo. E lo considero un posto che non ti fa mancare nulla, a livello affettivo. È un luogo dove si creano dei rapporti umani importanti, anche per la propria produzione artistica. Tutto questo, tuttavia, potrebbe però essere un limite, soprattutto per un creativo che ha necessariamente bisogno di confrontarsi con altre dimensioni”.
Qualche tempo fa abbiamo intervistato Giorgio Capogrossi, presidente dell’Atelier Montez, altra interessante realtà artistica emergente, sita nel quartiere Pietralata di Roma. Gli abbiamo chiesto, tra le altre cose, un parere sull’arte contemporanea nella Capitale e in Italia. Cosa ne pensate del sistema artistico italiano?
Alessio: “Per quello che ho potuto appurare, la cultura e l’arte contemporanea a Roma sono al di sotto degli standard mondiali. Le difficoltà per noi artisti sono quotidiane. Così come le opportunità di portare il nostro lavoro al pubblico. Gli enti che ci dovrebbero sostenere spesso mancano di efficacia. Forse per questo ci siamo “coalizzati”. Per cercare di emergere con le nostre forze”.
Danilo: “Oggi come oggi, lavorare con la propria passione artistica è complesso. L’ambiente non ti aiuta, perché cerca nel creativo un guadagno immediato. Ci sono poche persone che ti danno fiducia. Personalmente, faccio l’operaio per poter vivere. C’è una netta linea di demarcazione tra il vivere per l’arte e il vivere con l’arte. Sono due cose che difficilmente collimano. Il problema dell’arte contemporanea, a Roma e in Italia, è legato all’assenza di sensibilizzazione dei giovani alle discipline artistiche, e al macroproblema dell’istruzione italiana, specialmente dell’educazione artistica. Se non si insegna adeguatamente la storia dell’arte nelle scuole, con mezzi interattivi che mirino al coinvolgimento dell’alunno, essa rimarrà per sempre qualcosa di inaccessibile ai più. Non si può comprendere qualcosa che non si conosce. Lo stato italiano ha deciso di assassinare l’arte, perché forse è la disciplina che più sollecita l’uomo alla riflessione e alla rivoluzione. Un popolo ignorante è più facilmente governabile di un popolo che ha studiato”.
Sabrina: “Personalmente trovo Roma poco stimolante dal punto di vista artistico. E questo è paradossale, perché possiede enormi ricchezze. Tuttavia mi capita di viaggiare spesso all’estero perché mia madre è Finlandese. Viaggiando mi è capitato di constatare da vicino come funzioni il sistema artistico internazionale. In Finlandia l’artista è valutato come un medico: gode di molta stima e rispetto. Mentre qui, quando racconti della tua formazione e di occuparti di arte, la gente ti osserva e ti chiede quale sia in realtà il tuo lavoro. Non possono credere in una scelta del genere. Inoltre, la mentalità italiana è arretrata. Si investe molto sulle vecchie leve è c’è poco spazio per i giovani. Perché l’Italia è un paese tradizionalista nel quale è difficile portare qualcosa di nuovo. Tornando da un viaggio a Berlino, ho potuto appurarne le differenze rispetto a Roma. Berlino è una città che ti stimola tantissimo dal punto di vista creativo”.
Alessandro: “Non sono esattamente d’accordo con queste affermazioni. Credo che il problema principale per la promozione dell’arte in Italia sia di natura economica, e che sia connesso all’assenza di un adeguato sostegno da parte delle istituzioni. Di galleristi giovani e desiderosi di fare ne esistono molti e in questi anni ho avuto la fortuna di vivere molte esperienze positive. Durante la mia esperienza in Francia ho potuto appurare che il sistema dell’arte, per quanto riguarda la promozione e la valorizzazione, funziona meglio rispetto all’Italia. Non ho riscontrato lo stesso dal punto di vista creativo. Anzi. Credo che l’Italia in quanto a qualità artistica non sia seconda a nessuno. Il problema di Roma sono i “falsi artisti”, quelli che si improvvisano pittori o scultori per passare il tempo, ma che non hanno nulla da dire. Inoltre, il concetto di qualità del prodotto creativo oggi è molto soggettivo. Difficile da stabilire. Il gusto è strettamente legato al potere. E nell’arte il potere è direttamente correlato al fattore economico. In altre parole, sono i soldi a veicolare il gusto, e non viceversa”.
Luca: “Nel mio campo, quello musicale, ho notato una sempre maggiore omologazione, forse legata al sistema mediatico che ha imposto dei modelli precisi. Vedi i vari palinsesti televisivi. Non c’è originalità, non c’è freschezza. Viene utilizzato sempre lo stesso linguaggio. Esiste un’incapacità di esprimere e sviluppare un proprio linguaggio creativo”.
Bruno: “E poi esiste anche un altro problema. Che come diceva Danilo, se tu interrompi il filo della cultura, della conoscenza, finisci per allontanare le persone dalla comprensione di ogni forma artistica. La cultura statunitense e il mercato dell’arte contemporanea spesso ci dicono che “nuovo”, o “originale”, è sinonimo di “bello” o di “artisticamente rilevante”. Ma non è sempre vero. In Italia abbiamo una tradizione artistica che trae fondamento dall’antica Grecia. Conoscere questa tradizione è il presupposto fondamentale per accostarsi all’arte italiana e, soprattutto, per comprenderla”.
Progetti futuri?
Bruno: “Creare sempre e non fermarmi mai. Ho appena concluso una mostra a Berlino, adesso ho una collettiva in corso, inaugurata il 10 maggio in Via Margutta 102, con gli artisti seguiti dalla galleria. Parallelamente lavorerò in un film come scenografo. E poi ho in programma in autunno una mostra sulle icone dissacrate per la quale ho prodotto delle opere scultoree di forte impatto”.
Alessandro:”Il 10 maggio ho inaugurato la mia personale “Carne Fresca” alla Mondo Bizzarro Gallery in collaborazione con Romana Telai di Fausto Cantagalli, visibile fino al 5 giugno 2014. A luglio, inoltre, avrò una collettiva al Museo Civico di Sutri con vari altri pittori tra cui Roberto Ferri che è un artista che amo particolarmente. La mostra “La Passione della Pittura” è curata da Roberto Maria Siena, un critico che stimo molto e con il quale è nato un bel rapporto”.
Alessio:”Prevedo da settembre di concretizzare alcuni progetti approntati negli scorsi mesi, per esempio col MAAM”.
Sabrina: “Entro il prossimo mese produrrò un’opera destinata al MAAM e in seguito mi recherò in Finlandia per preparare la mia personale che si svolgerà verso fine agosto, inizi settembre”.
Luca: “Ho in programma una serie di serate prima di partire per la California per accompagnare un’artista americana nel suo tour. Una volta tornato lavorerò sul mio disco, per il quale in questi cinque anni e nonostante un serio problema alla mano sinistra ho composto molti brani”.
Danilo: “Attualmente continuo la collaborazione con Camponeschi. A settembre e a dicembre ho in cantiere un progetto importante relativo alle maschere antigas dal titolo “Lìberati e liberati” . E poi documenterò la mostra “Icone dissacrate” di Bruno”.
I componenti della Factory Duepuntozero
Bruno Malappioni è certamente il più anziano del gruppo. Classe 1950, è attivo nel mondo dell’arte da circa 40 anni. Ha sperimentato tutte le tecniche e tutti i materiali con i quali è venuto a contatto. Dal polistirolo per costruire scenografie teatrali e cinematografiche, al filo di ferro per le sculture disegnate nell’aria, passando per il legno, il gesso, la plastica, l’acrilico, l’acquarello, la tempera e l’olio.
Sabrina Dan, di origini finnico-venezuelane, nasce nel 1987 a Roma, città dove tutt’ora risiede e lavora. Le sue prime opere, caratterizzate da volti femminili tagliati e da oggetti sospesi in sfondi scuri, si rifanno particolarmente al movimento artistico italiano della Transavanguardia. Nel 2011 si avvicina al Pop Surrealismo, traendo grande ispirazione da artisti del calibro di Ray Caesar, Joe Sorren, Nicoletta Ceccoli e Dilka Bear. Un breve stage presso la Mondo Bizzarro Gallery le dà l’opportunità di ammirare dal vivo molti dei suoi artisti preferiti. Il suo immaginario artistico mischia le classiche figure femminili del Pop Surrealismo ad elementi geometrici di natura illustrativa e a personaggi onirici tratti dalle opere di Miyazaki, dal Libro Rosso di Jung, dalla mitologia nordica, dalle illustrazioni di Tove Jansson e dalle sonorità dei Sigur Ros. Ultimamente si è avvicinata alla video arte.
Luca Romano nasce a Roma il 3 novembre 1982. Musicista e autore di brani folk, rock e pop, dopo aver militato per circa dieci anni all’interno di diverse band in qualità di chitarrista e cantante, a partire dal 2008 si dedica alla produzione di brani propri; nello stesso anno viene colpito da un disturbo riconducibile alla distonia focale che rende impossibile il controllo dei movimenti della mano sinistra. Da allora intraprende un percorso autonomo di recupero i cui risultati permettono oggi di tornare a svolgere l’attività di musicista e autore.
Danilo Cannone nasce a Roma nel 1985, città dove attualmente vive e sviluppa i suoi progetti. Scopre la fotografia attraverso il mirino di una Nikon D40. Fin dai suoi primi scatti sviluppa una passione per i ritratti e la fotografia street, predilezione che lo accompagna tuttora. Nel 2012 decide di rafforzare le sue basi fotografiche ed avvicinarsi alla fotografia analogica iscrivendosi alla Scuola Romana di Fotografia. Collabora con il pittore Alessandro Calizza, al quale ha dedicato un ritratto apparso sulla testata di informazione "Eosarte".
Alessio Paiano nasce a Francavilla Fontana, provincia di Brindisi, nel 1979. Si trasferisce a Roma nel 2007 dove frequenta la Scuola d'Arte e dei Mestieri Scienza e Tecnica con indirizzo fotografia. Espone in diverse mostre tra le quali “Bizzarro 2013”, Studio AltrArte (Roma, 2013) “Premio Adrenalina” al Macro Testaccio (Pelanda) di Roma (2012).
Classe 1983, Alessandro Calizza vive e lavora a Roma. Da tempo ormai le sue riflessioni si sono spinte verso il mondo immaginario che abita la sua mente e che prende vita dalla realtà esperita ogni giorno. I lavori di Alessandro Calizza sono esposti permanentemente presso le gallerie Mondo Bizzarro (Roma), Takeawaygallery (Roma) ed Officine Clandestine (Loeven). Ha partecipato a "Surreality Show", esposizione curata da Sofia Francesca Miccichè e Julie Kogler, e al "Bizzarro festival 2013" a cura di Mondo Bizzarro Gallery. Inoltre due sue sculture sono state pubblicate nei numeri 5 e 6 della rivista ARIA, a fianco di artisti del calibro di Ontani, Levini e molti altri. Vincitore della residenza d'artista presso "Les Ateliers du Plessix-Madeuc", premio speciale del concorso Arte Per OGGI 2013, a seguito della residenza di tre mesi ha realizzato un'esposizione presso l'Abbazia di Lehon a Dinan (Bretagna). La sua personale “Carne fresca” è visibile alla Galleria Mondo Bizzarro fino al 5 giugno 2014.