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24 Novembre 2024

Il fascino del mausoleo di Santa Costanza

di Serena Di Giovanni
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Il fascino del mausoleo di Santa Costanza

I più antichi mosaici monumentali cristiani sopravvissuti a Roma sono connotati da motivi geometrici ellenizzanti, che convivono con elementi fitomorfi e zoomorfi cosmico-stagionali: scene simboliche come quella della vendemmia e ritratti di personaggi storici quali Costantina e il suo primo marito, Annibaliano

Alcune forme d’arte esprimono la ‘transizione’ tra un’epoca e un’altra, portando con sé una crasi tra linguaggi diversificati e contaminazioni tra culture differenti. Un esempio concreto è costituito dai magnifici mosaici che decorano la copertura voltata del deambulatorio e le relative absidiole del mausoleo di santa Costanza a Roma, lungo la via Nomentana. In questo meraviglioso scrigno, che risale all’avanzato IV secolo d. C. e che segna il passaggio tra due culture, quella pagana e quella propriamente cristiana, motivi geometrici ellenizzanti convivono con elementi fitomorfi e zoomorfi cosmico-stagionali: scene simboliche come quella della vendemmia e ritratti di personaggi storici quali Costantina e il primo marito, Annibaliano. Due delle ‘absidiole’ che si aprono sull’ambulacro ospitano, invece, temi prettamente cristiani: la ‘Traditio legis’ e la ‘Traditio clavium’ a Pietro da parte di Cristo, avvenute alla presenza dell’altro principe degli apostoli, Paolo, a simboleggiare il primato del primo e, quindi, della Chiesa di Roma. I due episodi, seppur ampiamente rimaneggiati e interpolati nel corso dei secoli, conservano ancora buona parte della decorazione musiva originaria, il cui impianto iconografico ricalca il cerimoniale imperiale. Diversi studiosi, in particolare Fabrizio Bisconti, hanno sottolineato il legame tra queste precoci raffigurazioni e un antico prototipo della san Pietro costantiniana, a oggi perduto, ma del quale le decorazioni più ‘ridotte’, attestate nella pittura monumentale, nella plastica funeraria e negli oggetti liturgici, dovevano conservare memoria. Il mausoleo fu fatto costruire tra il 340 e il 345 d. C. da Costantina, figlia dell’imperatore Costantino I, a ridosso della basilica costantiniana e in prossimità della sepoltura di Sant’Agnese, della quale era devota. Alla sua morte, la stessa Costantina volle essere qui sepolta. L'edificio venne poi denominato “di santa Costanza” quando divenne santa. Il mausoleo, come la basilica al cui fianco sinistro era collegaSanta_Costanza_2.jpgto, fu a lungo di proprietà imperiale e non ecclesiastica, ma dopo esser stato utilizzato come battistero della basilica di sant’Agnese fuori le mura divenne chiesa autonoma nel 1254, per volere di Papa Alessandro IV. In epoca rinascimentale, a causa delle sue caratteristiche spaziali e del suo grado di conservazione, fu oggetto di grande interesse da parte degli architetti, anche se le scene di vendemmia presenti nei mosaici hanno fatto sì che, per secoli, l'edificio fosse erroneamente considerato come un tempio di Bacco. L'edificio introduce motivi dell'architettura paleocristiana, pur rappresentando la fase finale di quella romana tardo antica. Il mausoleo ha una pianta centrale con un vano circolare coperto da una cupola, illuminato da dodici finestre superiormente concluse ad arco, che definiscono una fascia luminosa intorno al ‘tamburo’. La cupola poggia su 12 coppie di colonne binate in senso radiale e disposte ad anello. Le colonne hanno dei capitelli compositi, mentre all’esterno delimitano un corridoio anulare coperto da volte. La struttura crea spazi fortemente caratterizzati dal contrasto tra luce e penombra. La pianta circolare è tipica di alcuni modelli provenienti dall'architettura romana, utilizzati anche in altri mausolei funebri o ninfei, benché la presenza del deambulatorio esterno rappresenti un elemento tipico dell'architettura paleocristiana, che qui ha trovato una delle sue prime applicazioni. All'esterno dell'ambulacro correva un altro anello, oggi scomparso, in modo simile alla di poco posteriore chiesa di santo Stefano Rotondo al Celio. La spessa parete esterna presenta numerose nicchie verso l'ambulacro, una delle quali ospitava il sarcofago di Costantina, oggi ai Musei Vaticani. Quando il mausoleo fu trasformato in battistero, all'esterno venne realizzato un nartece, costituito da un piccolo atrio con absidi sui due lati che precede la chiesa vera e propria. All'interno, si notano ancora i basamenti di un fonte battesimale. La cupola dell'edificio in origine era anch’essa ricoperta di mosaici, andati distrutti intorno al 1620. Ne resta testimonianza in un disegno del portoghese Francisco de Hollanda: nel circolo più esterno era rappresentata una scena fluviale, nella quale dei puttini pescavano in acque in cui pullulavano pesci e crostacei. Inoltre, dal fiume emergevano alcune isolette, dalle quali si staccavano dei candelabri-cariatidi che raggiungevano a raggiera il clipeo centrale della cupola, decorato con un velario a conchiglia. Dai candelabri si distaccavano alcuni racemi, che incorniciavano medaglioni disposti su due ordini circolari, nei quali erano raffigurate alcune vicende dell'Antico e del Nuovo Testamento. La simbologia era ovviamente legata alla salvezza, attraverso l'adempimento delle sacre scritture. Le pareti del tamburo erano, invece, decorate con tarsie di marmi preziosi. Di tali opere rimangono alcune testimonianze in alcuni disegni risalenti al XVI secolo. Esistono, invece, i mosaici originari del IV secolo nella volta anulare che copre il deambulatorio. I settori individuati dalle coppie di colonne delimitano spazi di forma trapezoidale, che accolgono decorazioni con motivi che si ripetono uguali alle estremità opposte, a eccezione del riquadro situato in corrispondenza dell'ingresso, a cui corrisponde, sul lato opposto, l'apertura della torretta dell'ambulacro. Sono rappresentati motivi geometrici e naturalistici (pavoni, colombe,Santa_Costanza_4.jpg rami con frutti) e scene di vendemmia, oltre a una serie di elementi decorativi con protomi femminili, in una delle quali è riconoscibile la stessa Costantina. Per quanto lo schema ricordi i mosaici pavimentali e molti dei motivi usati siano confrontabili con mosaici pavimentali africani, non è certo che si tratti di decorazioni di tale genere. In ogni caso, si tratta di un soffitto in cui si può individuare uno dei primi casi di adattamento di temi pagani alla nuova iconografia cristiana, identificando un’epoca di passaggio dalla Roma pagana a quella cristiana. Le due nicchie presentano, infatti, mosaici che rappresentano una Traditio legis e una Traditio clavium a san Pietro, che seppur restaurata nel XIX secolo (il principe degli Apostoli appare senza barba, ndr) rappresenta uno dei primi esempi di tale raffigurazione, che simboleggia il primato del papato. Del tutto particolare il Cristo, che appare sul globo terracqueo secondo un'iconografia che, prima di allora, era apparsa solo nelle catacombe di Commodilla: un ulteriore segnale della volontà di ribadire il primato della Chiesa di Roma attraverso il Cristo dominatore del mondo. Quanto alla Traditio legis, essa è considerata da alcuni una Traditio pacis, soprattutto se si nota il cartiglio affidato a san Pietro da un Cristo situato su una collinetta, da cui sgorgano i quattro fiumi paradisiaci sopra ai quali campeggia la scritta ‘Dominus pacem dat', iscrizione che tuttavia, secondo alcuni studiosi, potrebbe essere il frutto di un cattivo restauro. Perduta l'abside costantiniana dell'antica basilica di san Pietro, che pare riportasse una Traditio legis, questa è una delle prime rappresentazioni del tema in sede monumentale. Quelli di santa Costanza sono perciò, oggi, i più antichi mosaici monumentali cristiani sopravvissuti a Roma.

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Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
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