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29 Aprile 2024

Luca Pozzi: "Abbiamo bisogno di abbattere le torri d'avorio"

di Arianna De Simone
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Luca Pozzi: "Abbiamo bisogno di abbattere le torri d'avorio"

Intervista all’autore dell’opera ‘Rosetta Mission 2022’, vincitore della prima edizione VDA Award, primo riconoscimento italiano dedicato all'arte digitale promosso da Var Digital Art by Var Group
 
La prima edizione del premio VDA Award, primo riconoscimento in Italia dedicato all’arte digitale, è stata vinta dall’artista Luca Pozzi, per la sua opera: ‘Rosetta Mission 2022’. La proclamazione, con annessa premiazione, si è celebrata durante la convention di Var Group ‘Shape the present, build the future’, tenutasi il 26 e 27 ottobre presso il Palacongressi di Rimini. L’opera vincitrice, ‘Rosetta Mission 2022’, è un ‘meta-luogo’ immersivo virtuale: uno spazio che permette ai visitatori di vivere al di là dei confini geografici, offrendo una ricostruzione della cometa 67P, raggiunta dalla sonda ‘Rosetta’ dell'Agenzia spaziale europea nell'agosto del 2014. In un ambiente di circa 4 chilometri quadrati, Pozzi ha creato un ‘ecosistema ibrido’, che sfida i concetti odierni sospesi nel vuoto. L'opera rappresenta una critica sociale feroce e offre molteplici livelli di riflessione sulla contemporaneità e sul futuro. Luca Pozzi, classe 1983, artista e mediatore interdisciplinare, così ha commentato la propria vittoria: “Sono felice di aver vinto il Vda Award con questo progetto, ‘Rosetta Mission 2022’, perché secondo me oggi c'è veramente bisogno di avere una ‘stele di Rosetta digitale’, che permetta di abbattere le ‘torri d’avorio’ per far convergere le persone verso un obiettivo comune. Ringrazio il Var Digital Award e confido che questo sia l'inizio di un viaggio che porterà le persone a una maggior consapevolezza e a una maggiore integrazione”. Il VDA Award ha voluto, così, celebrare l'incontro tra nuove tecnologie e arte digitale, come ingresso a infinite possibilità di esplorazione. Ecco, dunque, la nostra intervista all'artista Luca Pozzi, vincitore della prima edizione del VDA Award.
 
LucaLuca_Pozzi_2.jpg Pozzi, puoi parlarci, innanzitutto, di questo riconoscimento – il VDA Award – che hai vinto in quel di Rimini? Ti aspettavi questo successo? E perché lo ritieni importante?
“È stata un'esperienza piuttosto surreale, sinceramente. Vincere il Var Digital Art Award su un palco alla X-Factor, con Max Giusti come Mc (Master della cerimonia, ndr) è stato come atterrare con un'astronave su un pianeta alieno. Colgo l'occasione di questa domanda per ringraziare tutti i 'Vargruppiani' per l'accoglienza, la fiducia e l'entusiasmo. Li ringrazio per avermi fatto sentire compreso, ma soprattutto utile. Non me l'aspettavo assolutamente, ma credo sia importante per un duplice motivo: da una parte, per il fatto che esista un premio che tenti di unire il mondo dell'informatica a quello dell'arte contemporanea, in un momento in cui la sovrapposizione tra i due campi è davvero cruciale; dall'altra, perché parte dall'esigenza di una comunità esplosa di convergere verso obiettivi e valori comuni. Sono felice di aver vinto, ma soprattutto di averlo fatto con un progetto come 'Rosetta Mission 2022', che vuole proprio essere il presupposto per la costruzione di comunità ibride”.

'Rosetta Mission 2022', l'opera con cui hai vinto questa prima edizione del VDA Award, è ispirata alla missione spaziale dell'Esa, l'agenzia spaziale europea che è riuscita a far atterrare una sonda sulla superficie di una cometa: perché ti ha colpito così tanto quella missione del 2014?
“Perché è stata una delle primissime missioni spaziali dell'Esa condivise con un pubblico più ampio, attraverso il live streaming online. Vedere quando la sonda Rosetta ha raggiunto finalmente la cometa 67P dopo un viaggio durato 10 anni, rispettando alla perfezione ogni previsione e calcolo, è stato davvero emozionante. Penso come per chi, il 16 luglio 1969, è stato testimone dell'allunaggio, ma in un certo senso profondamente diverso. Nel '69, gli americani conquistavano la Luna e vincevano la Guerra Fredda per lanciare un messaggio di supremazia, per conquistare un nuovo territorio. Nel 2014 l'Esa è atterrata su una cometa che viaggia a 55 mila chilometri orari, per comprendere meglio l'origine della vita nel sistema solare. Non una missione per dimostrare di essere migliori, ma un salto per capire da dove viene l'intera umanità. Questi sono gli sforzi che mi fanno sentire parte di una comunità davvero inclusiva, volti ad allargare il senso di appartenenza aldilà dei confini geografici, economici, politici e religiosi. Credo che la 'Rosetta Mission' sia importante in questo contesto, per il suo carattere anche simbolico: ai miei occhi è diventata un vero e proprio epicentro iconografico interdisciplinare. Per questo motivo, sono partito dall'ispirazione per poi decidere di trasformarla attivamente, facendola diventare un ambiente immersivo in Virtual Reality. Sentivo l'esigenza di convertirla in una specie di 'Stele di Rosetta' digitale, innestandovi linguaggi diversi: contributi di attivisti del clima e della gender equality, insieme a opere d'arte di amici e colleghi in un dialogo serrato con ricerche di scienziati e matematici. La ‘Rosetta Mission 2022’ ci dice che senza una visione ecosistemica non c'è futuro, perché' la miglior difesa non è l'attacco, ma l'ascolto”.

Sulla cometaPanoramica_installazione.jpg 67P sono state ritrovate tracce di carbonio e di acqua: anche tu aderisci al nuovo filone scientifico che ritiene plausibile la nascita della vita sulla Terra non come lento fenomeno evolutivo di miliardi di anni, bensì attraverso l'evento esterno di un asteroide che avrebbe colpito il nostro pianeta milioni di anni fa? È stato quello il 'colpo di acceleratore' di Dio, secondo te?
“Ogni evento, a modo suo, contribuisce alla trasformazione della realtà, alla sua modellazione, al suo dinamismo. Sinceramente, tento sempre di non mettere delle gerarchie di importanza tra di loro, in termini di grandezza. Voglio dire: una minuscola traccia di carbonio da sola non può spiegare la complessità della vita su un pianeta. La cosa incredibile non è mai l'evento in sé, isolato dal proprio contesto, ma la sua capacità di concatenarsi e di generare 'effetti domino' estremamente sofisticati. Non mi interessa neanche molto il concetto di accelerazione, è così relativo: veloci trasformazioni locali possono essere percepite lentissimamente se ci si trova aldilà di un certo orizzonte. La sfida. secondo me, non è pensare per scatole chiuse o compartimenti stagni: in fin dei conti spezzare le catene che ci imprigionano alla caverna di Platone, oggi significa espandere i confini della realtà all'universo intero. Il concetto di ‘vita’ non è circoscrivibile al pianeta Terra, ovviamente. Detto questo, ho adorato il 'Prometheus' di Ridley Scott”.

Ci spieghi, invece, quest'idea di 'ecosistema ibrido'? Stiamo andando verso una fusione tra l'uomo e le macchine? Oppure suggerisci che l'umanità dovrà governare uno sviluppo tecnologico che sembra funzionale unicamente a sé stesso?
“Siamo troppo abituati a pensare in termini antropocentrici, come se le cose esistessero solo nella misura in cui sono utili a noi. Un giorno, il fisico teorico Carlo Rovelli, in un'intervista che gli feci nel 2010 e che di recente è diventata una graphic novel dal titolo 'Loops', mi disse che l'universo è fatto di reti di baci e non di sassi. So che sembra estremo e, magari, anche contraddittorio, visto che siamo partiti parlando di una cometa che, in definitiva, non sembra essere altro che un grosso sasso che si sbriciola nello spazio. Ma io credo che Carlo abbia profondamente ragione: le cose, i sassi, non esistono. E la materia di cui sono composti i nostri corpi è solo un effetto grossolano di qualcosa di più sottile. Sono anni che cerco di capire e di immaginare di cosa si tratti e come si comporti questa realtà, fatta di nodi, link e reti. Ed è per questo che mi sono avvicinato allo studio della gravità quantistica. L'universo, visto con gli occhi di questa teoria, neutralizza la dualità tra uomo e macchia ed estende il concetto di funzione oltre l’utilità deterministica, a cui siamo così tanto legati. Per chi volesse approfondire, consiglio la lettura della 'graphic novel'. E' da questi presupposti che nasce il concetto di 'Ecosistema ibrido': dalla consapevolezza che non siamo esseri umani che usano l'informazione per i propri scopi, ma che siamo, anche noi, informazione in movimento”.

Parlaci di te, ora: cosa farai o intendi fare dopo questa vittoria?
“Con Var Group stiamo iniziando una collaborazione che si concluderà tra due anni, sostanzialmente quando verrà indetto il prossimo premio biennale. Sono davvero curioso di vedere cosa riusciremo a fare unendo le forze. Nel frattempo, sto scrivendo un nuovo applicativo di realtà aumentata per la geolocalizzazione di sculture digitali in giro per il mondo. E ho appena concluso un progetto, durato tre anni, di conversione di un'antica chiesa sconsacrata del '600 in un tempio per pratiche e cerimonie a cavallo tra filosofia orientale, Loop Quantum Gravity e cosmologia multi-messaggera: non vedo l'ora di attivarlo”.

Luca_Pozzi_Premiazione_Foto_by_Var_group.jpg

LE FOTO UTILIZZATE NEL PRESENTE SERVIZIO SONO DI VAR GROUPE, CHE RINGRAZIAMO


Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
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