Il 1 dicembre, le opere di Balla, Cagli, Donghi, Colla, Afro, Leoncillo, Raphael, Tancredi e Rotella hanno aperto per la prima volta al pubblico le porte di una nuova galleria per l'arte contemporanea nel palazzo storico della famiglia di imprenditori Jacorossi, nel cuore della capitale
Enrico Crispolti e Giulia Tulino hanno curato la mostra inaugurale 'Dal simbolismo all’astrazione. Il primo Novecento a Roma nella Collezione Jacorossi', nella struttura completamente ristrutturata che prende il nome di Musia. Dal 1 dicembre 2017 al 18 marzo 2018, le cinquanta opere ripropongono le diverse vicende delle arti plastiche a Roma nei primi anni del ‘900, attraverso alcune delle personalità più importanti della scuola romana - tra tutti Mario Mafai - e ad altri che vi hanno aderito strada facendo, come Guglielmo Janni, pittore e letterato romano. Le pitture e le sculture di pregio rivelano il gusto eclettico di un collezionista, Ovidio Jacorossi, che da grande imprenditore e fine uomo di cultura ha raccolto nel tempo più di 2500 opere. Dai tempi del primo acquisto, le ambientazioni contadine di Riccardo Francalancia, il piccolo sogno dell'imprenditore romano si è, oggi, concretizzato in un racconto trasversale attraverso un allestimento tradizionale che segue il perimetro della Galleria 7 e conduce come un enorme cannocchiale ad altri ambienti della struttura. L'occhio scorre su una fila di tele di una collezione che, pur nel suo essere 'd'impresa', in realtà nasce dalla libera curiosità di un mecenate molto attento ai fermenti in atto nel territorio romano. Questo sembra essere il criterio di associazione tra i diversi artisti presenti nello spazio. E la mostra restituisce un quadro abbastanza completo sulle tendenze e sugli esiti di una cultura, articolata tra la potenza trainante del futurismo (l'autoritratto di Giacomo Balla), il metafisico e il surreale dei quadri di De Chirico e Clerici e l'astrattismo degli anni '40-'50 di Turcano e Dova. Dopo il 18 marzo, il dialogo tra privato e pubblico non si esaurirà con il semplice disallestimento, ma il viaggio proseguirà con altri due capitoli che seguiranno diversi criteri: l'arco temporale per la successiva rassegna con lavori della seconda metà del ‘900 e la tipologia e il formato delle opere per la terza esposizione del ciclo. Tale ambizioso programma concentra in sé tutte le potenzialità di un progetto che non ha nulla da invidiare alle grandi collezioni museali romane, investendo in una strategia culturale fortemente competitiva e con l'obiettivo di rendere 'democratica e popolare' l'arte contemporanea. Non solo spazio espositivo, il Musia è un centro polifunzionale, dove il dibattito culturale è vivace e dialoga con artisti, musicisti e attori, offrendo una cucina raffinata per futuri brunch e aperitivi nella suggestiva terrazza in via dei Chiavari n. 7/9. L'imprenditoria italiana ha deciso di investire nell'arte, mutando la fisionomia e l'identità di piccolo negozio di carbone risalente al 1922, a nuovo punto di riferimento della ‘città eterna’, con una ricerca dagli esiti contemporanei portati avanti dal nipote del fondatore della dinastia Agostino, Ovidio Jacorossi. La struttura si sviluppa su tre livelli in circa mille metri quadrati, che comprendono la cucina e il wine bar, le Sale Pompeo e la Galleria 9. A quest'ultima va ricondotta la politica di vendita di opere d'arte, fotografia e ricercati oggetti di design. Un discorso a sé è riservato all'immersiva videoistallazione di Studio Azzurro dal titolo 'Il Teatro di Pompeo', che prende il nome da una location d'eccezione sui resti dell'omonimo teatro romano. In appena diciotto minuti, il video racconta in modo suggestivo e innovativo l'assassinio di Giulio Cesare, senza rinunciare alla fedeltà filologica, alla Storia e al luogo. Tra parate, danze, fuochi e una tavola imbandita da pietanze dell'epoca, il gruppo Studio Azzurro ha dimostrato ancora una volta la validità di una ricerca che, dal 1982, cerca di portare nella didattica museale ambientazioni interattive, in cui al centro vi sia il visitatore e la propria sensibilità. Le ricostruzioni digitali concludono il cerchio espositivo, creando quel ponte tra passato e futuro di un luogo che intende coniugare Storia, tradizione e modernità.
Dal 1 dicembre 2017 al 18 marzo 2018
Dal martedì al sabato: 16.00 – 22.30
Domenica e lunedì: chiuso
Dal simbolismo all’astrazione: il primo Novecento a Roma nella Collezione Jacorossi
Studio Azzurro/Il Teatro di Pompeo
Musia
via dei Chiavari, 7- Tel. +39 06-68.21.02.13
info@musia.it
www.musia.it