Cinzia Cotellessa propone una nuova rassegna nella sua storica galleria romana ‘Studio Cico’ di via Gallese 8: un'avventura artistica dedicata a un mondo sinonimo, da tempo immemore, di viaggi in terre esotiche, scoperte affascinanti e incontri da raccontare per tutta la vita a rapiti ascoltatori
Dopo la lunga pausa succeduta alla sua ultima e acclamata mostra ‘Space One’, la mitica Cinzia Cotellessa - coadiuvata dalla brava Francesca Lobianco - mette in piedi, nella sua storica galleria romana ‘Studio Cico’ di via Gallese 8, una nuova avventura artistica. Non a caso parliamo di ‘avventura’, considerando che il titolo (e il tema) della mostra è ‘Oriente’, sinonimo da tempo immemore di viaggi in terre esotiche, scoperte affascinanti, incontri da raccontare per tutta la vita a rapiti ascoltatori.
Oggi, forse, ci entusiasma un po' meno di un tempo l'Oriente, quello più vicino a noi e quello più lontano (l'estremo...) a causa, probabilmente, delle immagini che le televisioni ci mostrano a ripetizione, togliendoci quell'alone di imponderabile che terre lontane e così diverse dal vissuto quotidiano, ci hanno sempre suscitato. Il numero di opere che, in ogni tempo, hanno trattato l'argomento potrebbe comporre un elenco lunghissimo: titoli e titoli, a riprova di quanto il nostro occidente sia stato affascinato da un mondo così diverso dal nostro. Tuttavia, corre l'obbligo di citarne qualcuno, almeno quelli di autori che riteniamo imprescindibili.
Noi crediamo, infatti, che in tanti abbiamo coltivato sogni a occhi aperti, leggendo le avventure narrate da Emilio Salgari, bravissimo nel catapultarci in un'India misteriosa, fra giungle impenetrabili e pericolose, strani e feroci animali, nativi bellicosi e isole tropicali, immerse in mari di smeraldo. Ma vogliamo parlare dell'ancora più antico ‘Il Milione’ di Marco Polo: la cronaca di un movimentato viaggio verso e nel favoloso Catai? E che dire, invece, di Jules Verne, che non solo nel ‘Giro del mondo in 80 giorni’, ma anche con la saga del Capitano Nemo, ci ha trascinato in luoghi incantati, culture esotiche, vicende piene di peripezie, cariche di enigmi e segreti? E le ‘Mille e una notte’, frutto di autori anonimi ma geniali, dense di creature fantastiche, magie e tesori, in cui ogni fantasia poteva avverarsi e un povero contadino o pastore divenire re?
Un oriente denso di promesse e ammalianti possibilità, pronte ad essere colte da persone dotate della giusta iniziativa, di amore del rischio e sprezzo del pericolo, visionari aperti a tutte le soluzioni, capaci di creare il proprio destino. Tutti questi elementi sono confluiti nell'immaginario collettivo: un ‘pentolone’ colmo di ingredienti a cui tutti, indiscriminatamente, potevano attingere per nutrire abbondantemente la propria immaginazione, ispiraradosi a loro nel condurre la vita reale. Ma, come accennato, immagini, informazioni, report televisivi frutto dell'innovazione tecnologica, hanno gradualmente ridotto questa ‘base comune’, al lumicino... Come ritrovarla e soprattutto dove?
La Cotellessa ha pensato a una soluzione semplicissima: nelle opere degli artisti, non solo interpreti di visioni che trasfigurano e ripropongono il reale e i suoi concetti, ma anche e soprattutto coloro che si palesano quali custodi attenti dell'immaginario collettivo. Ecco, quindi, riemergere dalle loro creazioni quei posti meravigliosi che da sempre hanno alimentato i nostri sogni, proponendoli prepotentemente alla nostra attenzione: va da sé, che il fortunato spettatore, varcando la soglia della galleria, potrà rivivere la magia di un tempo, ripercorrendo a ritroso le sue sensazioni di ‘fanciullino’, giusto per citare l'immenso Giovanni Pascoli... Ma chi sono questi ‘novelli custodi’ dell'immaginario collettivo? Eccoli: Alberti; Annaluna; Angelucci; Aulicino; Badini; Bisozzi; Bolognesi; Cerutti; Cibulova; Cotellessa; Coppi; Corsi; D'Ascia; Di Curzio; Faina; Fanfani; Garzillo; Gatti, Maresti; Mastropino; Ogliari; Pellacani; Pennacchia; Pio; Romagnoli; Tancioni; Tanino; Uber; Valdinoci; Viglietti. Presenterà, come da consuetudine, il noto critico d'arte, Piero Zanetov.