Una realtà storica nata e cresciuta negli anni ’70 del secolo scorso, aprendo i suoi orizzonti dalla periferia della capitale con uno sguardo di speranza e ambizione verso l’estero
A via dei Castani 193, nel quartiere romano di Centocelle, la ‘borgata’ tanto amata da Pier Paolo Pasolini, esiste una realtà per i nostri giorni quasi non comune: un’affermata galleria d’arte, che affonda le sue origini negli anni ’70, suo periodo di nascita e crescita. Un decennio in cui era del tutto ‘fuori dal comune’ aprire una galleria d’arte fuori dal centro città. Nata dalla volontà di due giovani amici, Remo Panacchia, direttore commerciale dell’attività ed Elvino Echeoni, direttore artistico e suo socio, ma anche un noto pittore romano che sa trasmettere con naturalezza contenuti artistici forti e importanti. “Noi due”, racconta Remo Panacchia in una confidenza al nostro giornale, “ci siamo conosciuti da ragazzini, qui in periferia. Eravamo amici sin dall’infanzia e abbiamo voluto, con i grandi ideali dell’epoca e i nostri sogni sotto il braccio, dare vita a quest’esperienza, perché c’era una nascente vivacità nelle periferie, al di là del loro degrado sociale. Abbiamo rintracciato in questo la necessità di portare l’arte in ‘borgata’, per avvicinare il cittadino che viveva fuori dal centro urbano alla sensibilità artistica e che, per incontrare l’arte, era costretto ad andare per forza nel centro storico. Inizialmente, nei primi anni ’70”, aggiunge, “aprimmo un locale dal nome ‘Il circolo degli artisti’ a Torrespaccata, che non era ai primordi solo una galleria d’arte, ma un vero e proprio circolo culturale, dove si proponeva di tutto: teatro, mostre di pittura, si ballava e si recitavano poesie. Chiunque poteva esibirsi in quella location, poiché era un locale vivace, frequentato da tante persone che amavano ogni forma d’arte. Poi, nel 1974, abbiamo deciso si spostarci in viale Alessandrino, come galleria d’arte. Ci ritrovammo un giorno, io ed Elvino, su via Tuscolana, in un bar. E buttammo giù con entusiasmo un centinaio di nomi da dare all’attività. Scegliemmo: ‘Il mondo dell’arte’, perché dalla nostra realtà marginale di periferia puntavamo in alto, con l’ambizione tipica dei giovani. Volevamo aprirci alle realtà estere e al mondo, come poi era nello spirito dei giovani degli anni ’70, che si aprivano ad altre culture. Tutti ci presero per pazzi: ‘Una galleria qui in borgata e con i vostri obbiettivi è impossibile’. Ma noi, con l’entusiasmo che ci brillava negli occhi, abbiamo lavorato sodo e bene e abbiamo dato modo di ricredersi a tutti coloro che ci avevano bocciato come imprenditori. Siamo entrati letteralmente nelle case delle famiglie e li abbiamo fatti avvicinare al gusto di opere e artisti di grande livello. Curavamo moltissimi eventi, all’interno della galleria. E ciò ci rendeva più facile l’incontro con l’arte dell’artista in questione. Ogni tanto, in qualche semplice famiglia del Quarticciolo si trovava una casa arredata con una collezione di quadri da far invidia. Abbiamo fatto staccare alle famiglie i quadri dalle pareti e abbiamo fatto loro appendere quelli di artisti di grande calibro, come per esempio Novella Parigini”.
Remo Panacchia, lei ed Elvino Echeoni avete esposto sin da subito talenti di fama mondiale come Guttuso, Caligiuri e la stessa Novella Parigini: per quanto riguarda quest’ultima è stata una collaborazione felice e feconda?
“Novella Parigini è stata una donna fantastica: un’artista particolare, dal talento innato. L’abbiamo conosciuta da vicino: esponeva con noi sia qui all’Alessandrino, sia nelle altre nostre sedi a Fiuggi e a via Margutta. Una collaborazione sicuramente felice e fortunata. Ricordiamo di lei molti aneddoti, che lei stessa raccontava. Pare che, durante il suo periodo giovanile, abbia addirittura ispirato ‘La dolce vita’ a Federico Fellini. I due erano amici e una sera idearono insieme la trama del leggendario film, perché frequentavano il cuore della ‘movida’ romana, nelle zone di via Veneto o nei punti del centro storico più vissuto. Da tali idee nacque quel grande film che seppe raffigurare la Roma un po’ stordita del ‘boom’ economico di quel periodo. Lei viveva tra il ‘Cafè de Paris’ e via Veneto. E sia lei, sia Fellini si divertivano per la gioia dei paparazzi a scambiare le coppie tra gli amici. E i giornalisti scrivevano queste stramberie d’artisti, perché la gente credeva a ogni pettegolezzo. La Parigini è stata un personaggio fantastico, amato dal pubblico, dal popolo, da tutti. Lei ha creato un gesto artistico nuovo: innanzitutto, nel suo periodo le donne che dipingevano non erano molte come oggi. C’erano pochissime pittrici, come per esempio la Anna Salvatori, senz’altro importanti, ma comunque poche. La Parigini seppe costruirsi un’identità artistica innovativa, fondata sul suo gesto artistico originale. Infatti, mentre lei lavorava nel suo studio a Parigi, da un lucernario si divertiva a guardare dei gatti bellissimi, che poi dipingeva nei suoi quadri. E quella divenne quasi la sua firma. In una sua maternità, addirittura è presente un gatto vicino al bambino. Un’altra curiosità che posso rivelare è che, quando è morta, sono state ritrovate, in una stanza segreta adiacente, delle lettere inedite di Gabriele D’Annunzio. Il ‘vate’, in una di queste lettere, scrive alla mamma di Novella Parigini, quando Novella nacque, dicendole che era lieto della sua maternità e della nascita della bambina. E chi ha ideato il nome di battesimo alla piccola Novella fu proprio il vate. Da allora si vocifera, infatti, che Novella fosse addirittura la ‘figlia segreta’ di Gabriele D’Annunzio”.
Quindi, è questo il segreto svelato di tutte le maternità che lei dipingeva?
“Io credo di sì: qualcuno, nell’ambiente, è convinto di questo, visto il ritrovamento di quelle lettere e il loro contenuto”.
Tra gli anni ’70, quando è stata aperta la galleria, gli anni ’80 e ’90 e questi due primi decenni del nuovo millennio, qual è stato il periodo più fertile, a livello culturale, per la partecipazione degli artisti, anche sotto il profilo delle vendite ad acquirenti e collezionisti?
“Devo essere sincero: sono cresciuto sentendo parlare sempre di crisi e solo di questo. E’ vero che nei decenni precedenti al nuovo millennio, rispetto a oggi, si poteva intuire e vedere un futuro, cercavi delle possibilità e il futuro era a portata di mano: dovevi solo incentivarlo e darti da fare. Tuttavia, da quando abbiamo aperto la galleria non siamo mai stati fermi ad aspettare il cliente: abbiamo subito iniziato a organizzare eventi in tutta Italia, che venivano anche pubblicizzati. Per cui, abbiamo sempre saputo creare un grosso interesse intorno a noi e abbiamo avuto dei periodi che sono stati molto buoni, in cui abbiamo generato sempre nuovi appassionati. Questo ci ha portato ad arrivare fino agli anni ’90 del secolo scorso in modo ottimale, quando c’era già il ‘sentore’ di questa apertura con l’Europa. E infatti, proprio in quegli anni abbiamo aperto una galleria a Colonia, in Germania, che funzionava molto bene. Quindi, fino alla fine degli anni ’90 l’arte ha sempre riscosso un grande interesse e c’erano riscontri evidenti anche a livello economico. Quello che più ha creato la vera crisi, secondo noi, è stata la scomparsa della media borghesia, che muoveva l’economia, poiché spendeva e consumava. Oggi, invece, la crisi si è manifestata davvero e il futuro viene guardato con molta più difficoltà. Il periodo più ‘rigoglioso’ furono gli anni ’80, ma anche i ’90 sono stati vivaci. In ogni caso, noi abbiamo creato un nostro ‘zoccolo duro’ di clientela molto vasta, che non è solo su Roma, ma anche in tutta Italia e all’estero. Quindi, lavoriamo lo stesso, anche se in maniera differente: non è più il periodo d’oro, ma la nostra attività possiamo ormai considerarla solida e avviata”.
Per quanto riguarda il mercato estero, in quale modo ‘Il mondo dell’arte’ ha saputo incidere con successo?
“Noi abbiamo organizzato, in collaborazione con la Regione Lazio, una grande mostra itinerante in Canada. Siamo partiti da Montreal, Toronto e Windsor, dove abbiamo presentato ‘La Divina Commedia’ realizzata da Elvino Echeoni. Inoltre, abbiamo presentato i paesaggisti laziali, che hanno avuto un grosso successo, poiché si è rivelata una mostra che, inaugurata da Montreal, quando siamo arrivati a Toronto già tutti sapevano tutto. Oltre al Canada abbiamo organizzato una rassegna a Dubai e abbiamo inaugurato anche la fiera di Shanghai, in Cina: noi eravamo l’unica galleria italiana, alla fiera di Shanghai e abbiamo allacciato un rapporto con la Cina che ancora oggi continua. Al pittore Sandro Trotti, ancora vivente, che è andato in pensione, è stata offerta la cattedra in Cina e hanno aperto un museo nell’università cinese dedicato a lui. Trotti è senz’altro uno dei più grandi artisti con cui abbiamo collaborato. Un’altra importante pittrice del momento, per esempio, è la pittrice polacca Anna Novak, la cui firma sono delle bellissime donne dipinte in varie accezioni, con meravigliosi colori pastello. Poi ci sono state varie mostre anche in Francia. Insomma, queste collaborazioni internazionali ci hanno portato a dare un senso ai nostri più intensi sogni giovanili e al nome stesso della galleria d’arte”.
Sappiamo che come galleria nel periodo della costruzione della stazione della metro C di piazza dei Mirti avete donato un quadro da esporre nella metropolitana: il perché di questa iniziativa?
“Sì il ‘Mondo dell’Arte’ ha deciso di donare, alla fine dei lavori di compimento della stazione della metropolitana della linea C di piazza dei Mirti, un’opera di Elvino Echeoni, dando un input innovativo sia al Municipio, sia ai rappresentanti dell’Atac, che infatti hanno accolto con entusiasmo questa iniziativa di donazione, di omaggio al quartiere. E’ un’opera di Elvino che dona la carica a chi, la mattina, si appresta, per sue ragioni, a prendere la metropolitana e rappresenta dei momenti musicali vivaci. Grazie alla cromoterapia, chi si ferma davanti all’opera d’arte ritrova le sue energie per affrontare la giornata”.
Durante il recente periodo natalizio avete organizzato anche una mostra sul tema, appunto, del Natale: ce ne vuole parlare?
“Sì, veramente si tratta di un evento che riproponiamo tutti gli anni, per il quale mettiamo a disposizione di tutti i nostri collezionisti una mostra del ‘piccolo formato’, al fine di far nascere l’idea regalo che diventa un presente gradito. Per il futuro, invece, abbiamo in mente di realizzare, per il 6 di aprile, una mostra retrospettiva di Luigi Modesti: un artista che viene dall’accademia, un pittore che insegna arte. Si tratta di un professionista che da anni è sul mercato, con il quale abbiamo lavorato e fatto molte iniziative: saranno rappresentati tutti i periodi della sua vita”.
Organizzate anche altri eventi artistici all’interno della galleria, anche per ricreare l’ambient del circolo culturale?
“Sì. Abbiamo sempre fatto presentazioni di libri, sfilate di moda, presentato progetti e mostre fotografiche. Le iniziative che sono passate attraverso la nostra galleria sono state varie e molteplici, sempre all’insegna della cultura in tutte le sue meravigliose sfaccettature e che vogliamo omaggiare in tutti i modi possibili, sia qui a via dei Castani, sia nella memorabile via Margutta, dove fino a pochi anni fa abbiamo avuto la più bella galleria d’arte della celebre via romana”.
NELLA FOTO IN ALTO: IL BUDDA DORMIENTE DI SANDRO TROTTI
AL CENTRO: UNA MATERNITA' ORIGINALE DI NOVELLA PARIGINI
QUI SOPRA: REMO PANACCHIA (A DESTRA) ED ELVINO ECHEONI IN COMPAGNIA DI ANNA NOVAK