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23 Novembre 2024

Ribbons: la mostra

di Domenico Briguglio
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Ribbons: la mostra

Al di là del fattore concettuale, forte e pregnante, quello che colpisce delle opere di Cinzia Cotellessa è l'eccellente qualità: un raffinato bianco e nero, in cui la luce risulta ‘piegata’ a disegnare figure esteticamente perfette

Annunciata da tempo, l'attesa personale di Cinzia Cotellessa ha finalmente visto la luce dopo il lungo lockdown. Pensata come una tappa ineludibile del suo lunghissimo percorso artistico, la mostra allestita a Roma, presso la Galleria Ci. Co. di via Gallese (zona Tomba di Nerone) e visitabile fino al 24 luglio prossimo previo appuntamento, si compone di oli su tela di grandi dimensioni. Opere inedite, legate da un comune denominatore: i ‘Ribbons’ (o nastri, ndr), che le danno il titolo. Questo tema portante ha accompagnato il suo lavoro fin dal lontano 1979, anno in cui i primi nastri apparvero appoggiati sui rami degli alberi, poi mutarono divenendo capelli di donna, cartigli degli angeli e, nel 2015, simboli del Feng Shui (l’arte geometrica cinese, ndr). Adesso, essi sono assurti, a completamento di un percorso interiore, al ruolo di protagonisti: da soli o accompagnati da nudi femmCotellessa_3.jpginili, dipinti su di un vaso, intagliati in una lampada a forma di uovo. Obbedendo alla funzione simbolica, da sempre presente nell'arte figurativa con il compito precipuo di ‘chiave di volta’ del vero significato racchiuso nell'opera, i nastri ricordano spesso, nella loro conformazione, l'aspetto di un fiore. Con un risultato di grande rilievo: indicare, come per l’appunto avviene nei fiori, lo ‘sbocciare’ naturale in senso prettamente benefico di apertura e nella configurazione circolare della propria partecipazione alla perfezione e all'immortalità, sulla base di una concezione del tempo inteso come infinito, metaforicamente connesso all'eternità e Dio. Il nastro ci suggerisce, naturalmente, un'idea di legame, di unione. Ma i ‘Ribbons’ sono invece legati, sciolti, fluttuanti, aggrovigliati, con percorsi complicati, dai quali, però, alla fine escono liberi, staccati dall'immagine rarefatta di un cielo o un fondo nero. Fuggendo via, essi si riannodano e si sciolgono ancora, volando verso un'immortalità che trova, come esito del tutto naturale,  un cerchio perfetto. Al di là del fattore concettuale, forte e pregnante, quello che colpisce delle opere della Cotellessa è l'eccellente qualità delle stesse: un raffinato bianco e nero, in cui la luce risulta ‘piegata’ a disegnare figure esteticamente perfette: un sapiente gioco di ombre che finisce per esaltare i punti di visione, nonché i rossi accesi dei ‘Ribbons’, strategicamente posizionati nelle tele, con la compiuta intenzione di veicolare il proprio messaggio senza fraintendimenti. Dal ‘contrasto-colore’ così realizzato ne guadagna l'impatto visivo, che attrae e poi cattura lo spettatore, tanto da rendere difficile sottrarsi a quella ‘malia’ che avvince anche l'anima. Nel corso dell'evento, l’artista, a cui ha prestato la sua preziosa voce critica la dottoressa Mara Ferloni, ha annunciato la sua prossima mostra, della quale scriveremo senz’altro e con grande piacere.
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