In occasione del lancio di un approfondimento sul suo ‘Rabbit’, venduto all’asta qualche anno fa per la modica cifra di 91,1 milioni di dollari, sono state riunite per la prima volta in un solo spazio di condivisione virtuale le ideazioni del padre del ‘Balloon dog’
'Co_Jeff Koons' è la nuova galleria online sviluppata e lanciata, lo scorso 9 ottobre, da Squarespace (società americana di creazione e hosting di siti web, ndr), in collaborazione con il celebre inventore dei 'Balloons'. L’artista era infatti desideroso di condividere con il mondo la propria pluridecennale parabola artistica, offrendo al tempo stesso un template esclusivo per esporre online opere d’arte.
Sulla pagina https://collection.squarespace.com/jeffkoons non solo è possibile fruire l’intera produzione dell’artista, ma anche utilizzare il modello 'Reflect', ispirato al suo sito web, personalizzandone il design a seconda delle proprie esigenze espressive. Una vera e propria operazione culturale di democratizzazione dell’arte - come Koons stesso ha affermato - da interpretare certamente alla luce della recente mobilitazione artistica a favore di Kamala Harris. il grande Jeff Koons, infatti, compare tra gli illustri esponenti dell’arte contemporanea (oltre a lui, George Condo, Jenny Holzer, Joan Jonas, Catherine Opie, Jasper Johns, Robert Longo, Ed Ruscha e molti altri, ndr) protagonisti, lo scorso mese, della grande iniziativa politica 'Artists for Kamala': una vendita online di più di 165 opere d’arte tenutasi dal 30 settembre all’8 ottobre 2024 per sostenere la campagna Harris-Walz e i democratici in tutto il Paese (per ulteriori informazioni, cliccare su https://artistsforkamala.org/). Tra queste, 'American Flagpole (Gazing Balls) 2024', donata da Koons e passata su Artsy all’asta di beneficenza organizzata dall’Harris Victory Fund (Comitato congiunto di raccolta fondi per Harris for President, per il Democratic National Committee e per i Partiti democratici statali in tutto il Paese, ndr) nel lotto 12, descritta dall’artista come segue: “Per l'Harris Victory Fund ho realizzato un'opera patriottica che incorpora la flag e le gazing balls. Ho creato ‘American Flagpole (Gazing Balls)’, che incorpora un palo di 25 piedi che incorpora una bandiera americana di 4 x 6 piedi, alla cui base ci sono tre sfere di vetro specchiato di 12 pollici che rappresentano i colori della bandiera. Il palo è incastrato in una base di cemento all'altezza massima di 30 pollici, che sostiene le sfere. Per me, la palla di vetro ha sempre rappresentato la generosità, quindi l'ho incorporata in ‘American Flagpole (Gazing Balls)’ per celebrare la generosità del popolo americano”.
Ma chi è Jeff Koons, per chi ancora non lo conoscesse?
Ecco un approfondimento di una delle sue opere più iconiche, salite recentemente all’onore delle cronache sempre in occasione di una vendita all’asta. Alto quasi un metro (91,4 cm), spiritoso e sbarazzino, un po’ kitsch e molto pop, stiamo parlando del coniglio dalle forme minimali e la superficie specchiante 'Rabbit', esposto per la prima volta nel 1986 alla Ileana Sonnabend’s Gallery di NY, passato nel 2019 da Christie’s, sempre a New York, divenendo “l’opera d’artista vivente più costosa della Storia”. Infatti, partendo da una stima di 50 milioni di dollari, essa è stata aggiudicata al gallerista Robert Mnuchin - padre del ministro del Tesoro statunitense, Steven Mnuchin, presente all’asta - alla cifra di 91,1 milioni di dollari (80 milioni al martello, più i diritti). Scultura emblematica della serie Statuary, rappresentativa, secondo l’artista, di una “visione panoramica della società”, il conniglio Rabbit è stata definita dal presidente della sezione arte contemporanea e del dopoguerra di Christie’s, Alexander Rotter, “la scultura più importante della seconda metà del XX secolo, la fine della scultura, l’anti-Davide (di Michelangelo)”.
Come mai un tale successo? Qual è la magia?
Dalla simpatia straniante e dall’accattivante stilizzazione formale, questo simpatico 'coniglietto' suscita, al tempo stesso, vicinanza e alterità. Magnetizzato dalla leggera elasticità di un gonfiabile, lo spettatore rimane letteralmente spiazzato non appena s’accorge dell’inganno. Perché di meraviglioso inganno trattasi… La caratteristica rotondità tesa dei palloncini, le rugosità ai margini, il modo in cui la luce colpisce la superficie, tutto, lascerebbe pensare a un materiale flessibile e fluido, così leggero da poter rimbalzare o vibrare in aria. Così valeva anche per 'Flower and Bunny ', della serie degli Inflatables: i gonfiabili readymade del 1979. Ma poi, improvvisamente, una straordinaria epifania: per suggerire l’elasticità della materia plasmata dall’elio, Koons sceglie uno dei materiali più rigidi e pesanti, come l’acciaio inossidabile. Ecco il gioco che strania e diverte, che respinge e attrae, il motivo forse del grandissimo successo del Koon's Rabbit e dei successivi 'Balloons.' Già nel 2013, infatti, l’artista s’era imposto da Christie’s con 'Orange balloon dog' (firmato e datato 1994-2000, ndr), riproduzione monumentale (3x4 m), sempre in acciaio inox, di uno degli adorabili cagnolini creati alle feste manipolando palloncini oblunghi. Imitando uno dei giocattoli più economici e semplici da realizzare, anche in questo caso Koons raggiunse la cifra stellare di 58,4 milioni di dollari, detenendo il record di 'martello' più caro per ben cinque anni.
Il segreto di un artista ironico e disincantato
La forza attraente di tali sculture risiede propriamente nell’operazione disincantata e ironica che ne è alla base: l’artista, con atteggiamento smaliziato e giocoso, s’appropria provocatoriamente di riferimenti visivi popolari immediatamente riconoscibili, come i palloncini dei bambini, o più genericamente riconducibili a un immaginario da cartone animato. Dinanzi a 'Rabbit', difatti, come non pensare a tutta la produzione televisiva e cinematografica, ma non solo, che ha fatto del coniglio un’icona? Pur non riprendendone esattamente la forma, attraverso la sua efficacissima stilizzazione, 'Rabbit' sembra strizzare l’occhiolino ai suoi parenti della Playboy, dei Looney Tunes o della Disney.
Il valore storico-artistico
Esiste, poi, un altro livello di riferimenti: quelli storico-artistici. Entra allora in gioco la Pop Art americana, con tutta la sua critica alla società dei consumi e al sistema - altrettanto mercificato - dell’arte, che vede nelle 'Campbell’s Soup Cans' di Warhol o nel 'The Store' di Claes Oldenburg due episodi paradigmatici. Sempre quello, in fondo, il meccanismo: simulare e dissimulare con ironia e divertito distacco un oggetto, un alimento, un’immagine di grande notorietà, giocando sui materiali e sull’ambiguità tra realtà e finzione. Riferimento molto più antico (del 1912 circa), invece, è il 'Maiastra' di Constantin Brancusi, conservato al Guggenheim di Venezia: un uccello scolpito, tratto dalla tradizione popolare rumena, come il nostro 'Rabbit' fortemente stilizzato e dalla superficie - in questo caso d’ottone - lucidata e specchiante. Tale precedente, tutto europeo, fu subito individuato, del resto, dal critico d’arte del 'New York Times', Robert Smith, che in occasione dell’esposizione del 1986 descrisse 'Rabbit' come “un coniglio oversize con una carota, un tempo realizzato in plastica gonfiabile. In acciaio inossidabile, fornisce un aggiornamento abbagliante delle forme perfette di Brancusi, anche se trasforma la lepre in un invasore spaziale di origine sconosciuta”.
Affinità e divergenze
Affine al 'Maiastra' nelle forme, 'Rabbit' se ne distanzia e s’impone per la carica decisamente scanzonata e ironica, ma anche latamente erotica. Sull’attributo iconografico della carota, a tal proposito, l’artista stesso si soffermò col critico e curatore d’arte inglese, David Sylvester: “Guarda il coniglio: ha una carota in bocca. Che cos’è? E' un masturbatore? E' un politico che fa un comizio? E' il coniglietto di Playboy? ... E' tutti loro...”. Su questo 'pruriginoso' aspetto, si soffermò ancora con Matthew Collings circa un decennio dopo l’esecuzione dell’opera, definendo 'Rabbit': “Un leader o un oratore: la carota che porta alla bocca è un simbolo di masturbazione. Considero la Pop Art un dialogo a cui le persone possono partecipare. Invece di perdersi nell’atto masturbatorio del soggettivo, l’artista permette al pubblico di perdersi nell’atto della masturbazione”.
Conclusioni
Forme accattivanti, un malizioso utilizzo dei materiali, la trasgressione e le infinite possibilità di lettura e d’interpretazione: questi, dunque, gli ingredienti del successo strabiliante del nostro 'magico' e argenteo coniglietto. Questa la formula vincente per accattivare il pubblico e il mercato.