Il mensile di informazione e approfondimento che
intende riunire culturalmente il nostro Paese nel pieno rispetto
di tutte le sue tradizioni, vocazioni e ispirazioni ideologiche e politiche.
I contenuti del sito
di Periodico italiano magazine
sono aggiornati settimanalmente.
Il magazine, pubblicato
con periodicità mensile è disponibile on-line
in versione pdf sfogliabile.
Per ricevere informazioni sulle nostre pubblicazioni:
Tra gelosia, abbandoni, amori non corrisposti e disturbi mentali, la 'violenza domestica' è come un'onda crescente che si infrange sugli individui del nucleo familiare, abbattendone ogni certezza. E in Italia il fenomeno è in crescita
"La famiglia è il luogo della tragedia", raccontava già il buon Aristotele. Prima ancora di Cogne o Avetrana, dunque, l'idea che all'interno del nucleo familiare potesse covare qualche sentimento di odio così profondo da sfociare finanche in un delitto, era affare noto. I tempi passano, ma 'non si perde il vizio'. In Italia, dicono le statistiche, la violenza familiare uccide più delle mafie. Gli autori sono soprattutto mariti o ex fidanzati, mentre le vittime si concentrano in particolare tra le donne, seguite dai bambini e gli anziani. Guida la classifica il Nord. Il movente principale è la gelosia. Questo è il quadro più attendibile che si possa avere sulle ultime rilevazioni del fenomeno, condotte dall’ Osservatorio Nazionale sulla Violenza Domestica (ONVD). Bisogna precisare che siamo di fronte a dati difficili da estrapolare. Occorre scavare come archeologi in un campo pieno di tracce, ma senza ancora un’immagine nitida dei fatti del passato. Il velo di nebbia che offusca gli episodi di violenza è spesso. La paura e la vergogna di chi subisce sono difficili da sradicare. Quando il nucleo familiare, il 'forziere' della casa, tradizionale baluardo dell’istituzione della famiglia viene segnato da episodi violenti, si tende a calare il sipario, perché il pubblico non veda, non parli del dramma domestico. È stato pubblicato all’inizio di maggio il “Rapporto sullo stato della mamma di oggi” dalla onlus Intervita, nell’ambito della campagna di sensibilizzazione Mia mamma è (anche) una donna in occasione della festa della mamma. 1500 bambini di Milano, Palermo e Napoli sono stati coinvolti per raccontare le loro madri. Ebbene, dai colloqui con i ragazzi è emerso con evidenza quanto possa essere diffusa la violenza domestica. Una ulteriore conferma di quel trend già rilevato dall’ ONVD. Ma l’aspetto più sconcertante è rappresentato dal fatto che gli episodi violenti contro le madri, sono talmente comuni e diffusi da essere socialmente accettati. Solo il 18,2% delle donne li considera reati e soltanto il 7,2% li denuncia. Una larga fetta, poi, il 33,4% nemmeno ne parla. I dati del Rapporto indicano che sono quasi 7 milioni le donne che hanno subito violenze fisiche e sono 171 quelle che hanno perso la vita nel 2012. In particolare stupisce il boom di violenze registrate al Nord, con la più alta concentrazione nel bresciano. Si tratta di un incremento che nemmeno Marina Bacciconi, presidente dell'Onvd riesce a spiegare. Dai dati che l'Osservatorio ha raccolto, è venuto fuori che in quella zona del nord Italia avviene un omicidio in casa ogni quattro mesi. La Lombardia orientale dal 2005 a oggi è diventata una zona ad alta concentrazione di violenze domestiche. Avvengono principalmente di notte e nel fine settimana. Sono soprattutto gli uomini a esercitare violenza contro le loro mogli, fidanzate o compagne. Alcuni lo ritengono un’espressione del diritto di proprietà e nella violenza, verbale o fisica, esprimono parte del loro sentirsi ‘uomo’. Sono quegli stessi soggeti che non tollerano di essere lasciati e preferiscono sopprimere colei che invece appare intenzionata a troncare tutto. Usano minacce, botte, calci e pugni per ‘detenere’ il controllo. E quando lo perdono si armano di coltello o pistola. Sono rapporti che all’inizio ‘sembrano’ normali. Ma presto l’amorevole fidanzato si trasforma in carnefice, quando la vittima è già avviluppata in una trappola da cui è difficile scappare. Spesso c’è stato un allontanamento dalla famiglia, creato abilmente dall’uomo per non subire interferenze. Se non addirittura determinato dalla vittima, che non vuole far sapere (a volte neanche ai figli). La casistica è ampia ma se ne viene a conoscenza soltanto quando la situazione è già grave. Eppure esiste, anzi, nel paese cresce. La sua prevenzione risulta difficoltosa in quanto viene spesso percepito come un ‘fatto domestico’, ‘privato’. L'art. 612 bis del codice penale punisce la violenza domestica con la reclusione da sei mesi a quattro anni. A leggere bene il testo normativo, dobbiamo precisare che la prima denuncia, porta inizialmente solo a un ammonimento verbale. Quando invece ormai sono note le implicazioni psicologiche di chi vive nel quotidiano terrore che la violenza si ripeta. Ma sono tante le donne che decidono di tralasciare la denuncia, per paura di peggiorare le cose. Da alcuni anni, Presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per le pari opportunità, è stato istituito un numero verde nazionale (1522), attivo 24 ore, per un primo servizio di assistenza psicologica e giuridica. È stata persino creata un’applicazione, :si chiama Aurora, per smartphone per lanciare un sos istantaneo: con solo tre tocchi sullo schermo, il cellulare invia un sms di aiuto a un numero prestabilito, indicando la precisa ubicazione gps della vittima. Per il resto si continua a parlarne e a lanciare campagne di sensibilizzazione. Quella più impressionante risale a due mesi fa. Si tratta di un video shock croato, che è diventato virale in poche ore, dal titolo "Una foto al giorno nell'anno peggiore della mia vita". Un susseguirsi di immagini che ritraggono sempre la stessa giovane donna. 365 scatti che narrano come cambia la vita se si diventa una vittima. Un lento declino che spegne lo sguardo e il sorriso, si colora di ombre e lividi sul viso e sul corpo, fino alle ultime agghiaccianti immagini nelle quali la protagonista porta al collo un cartello scritto in croato che recita: "non so se arriverò fino a domattina".E forse, dopo la morte di Fabiana, 15 anni, accoltellata e arsa viva dal fidanzato 17enne, occorrerebbe mostrarlo alle proprie figlie.