Il suo nome spirituale è ‘Sachjot Kaur’, che significa: ‘Leonessa che vive nella luce della verità’. Avvocato dedito alle discipline olistiche orientali, ci spiega come queste tradizioni naturali possano portare a una guarigione psicofisica
Incontriamo Antonella Notturno, alias ‘Sachjot Kaur’, a margine della manifestazione ‘Planta, il giardino e non solo’, tenutasi di recente presso il Real Orto Botanico di Napoli. Si tratta di un valente avvocato che esercita presso il foro di Napoli, il quale tuttavia ama anche praticare la pittura come meditazione ed è dedita a quelle discipline orientali che conducono le persone all’autoguarigione attraverso le ‘campane tibetane’, “perché”, ci dice, “il suono riporta all’armonia”. Al fine di comprendere meglio questi suoi interessi, le abbiamo rivolto alcune domande.
Antonella Notturno, lei in genere svolge la professione di avvocato, ma al contempo coltiva una sua passione per le filosofie e le pratiche orientali: ci spiega queste due ‘facce’ della sua complessa personalità?
“Non si tratta di ‘facce’ così diverse come può sembrare: esiste una profonda connessione in tutto ciò che ci circonda, anche se spesso siamo troppo distratti o frettolosi per coglierla pienamente. Ambedue queste attività mi aiutano ad armonizzare gli aspetti opposti che esistono nella mia personalità, equilibrando la mia parte razionale con quella emozionale: mi completano e mi rendono una persona migliore. Inoltre, le mie attività professionali, seppur distinte, sono orientate alla ‘relazione di aiuto’, sostengono le persone più deboli, stimolando atteggiamenti positivi e capacità di scelte più consapevoli. Una volta assunta la sincera consapevolezza del sentire interiore, scopri di riuscire a vivere meglio la tua quotidianità e ciò ti consente di relazionarti al prossimo in maniera più serena, in ogni cosa che si fa, anche quando sei in Tribunale ad affrontare questioni annose. Trovo che ciò sia bellissimo: è come una ‘piccola magia’ che fa cambiare in meglio la realtà, dentro di te e intorno a te”.
Crede che dipingere rappresenti una forma di meditazione?
“Dipingo essenzialmente per me stessa: in tal senso, è la mia meditazione e non potrei farne a meno. Fotografo ciò che stimola la mia curiosità, colleziono momenti e, in tal modo, mi concedo il potere di fermare il tempo. Ogni mio dipinto scorge i colori della mia anima e le emozioni del mio cuore. Ogni scatto fotografico vuole catturare attimi semplici, per qualcuno forse insignificanti, ma unici e irripetibili. Gioco con tele, pennelli e obiettivo, cercando di trasferirvi un poco della mia anima, affinché arrivi a chi ha voglia di conoscerla. In fondo, il gioco è una dimensione bellissima: puoi metterci dentro ciò che vuoi, persino la verità... Ma ciò che per me è veramente magico è riuscire a trovare, attraverso i colori, il mio spazio interiore, scovare nel mio silenzio e trovarvi, ogni volta, meraviglia”.
Come si è avvicinata alle discipline olistiche orientali?
“Il significato del mio nome spirituale, ‘Sachjot Kaur’, in lingua sanscrita antica significa: ‘Leonessa che vive nella luce della verità’. Il mio percorso è cominciato con la pratica individuale dello Yoga, che mi ha aperto una finestra sulla cultura e le tradizioni orientali, da cui mi sono lasciata affascinare e piacevolmente rapire. Da ‘piccina’ amavo disegnare ed esprimermi con i colori. Mi piaceva riempirmi le mani con le tempere e imprimerle sulla carta per creare dei paesaggi surreali, che divenivano teatro dei miei sogni a occhi aperti di bambina. A un certo punto ho smesso di disegnare e mi sono messa a studiare, perché avevo deciso di diventare avvocato per aiutare le persone. Oggi, è questa la mia professione, mentre nella vita privata ho due figlie, bellissime e amorevoli. Proprio con la maternità ho sentito riemergere in me, con forza, la necessità di esprimere tutta la mia interiorità. Mi sono avvicinata alla filosofia orientale che, pian piano, è diventata parte integrante della mia vita quotidiana. Ciò che è iniziato come un percorso di crescita individuale è poi diventato sempre di più motivo di condivisione. Quindi, ho conseguito il Master Yoga, il Master Reiki, studiato i ‘mantra’, i suoni sacri delle campane tibetane e del ‘gong’ e mi sono formata come ‘Master Singing Bowls’ (così vengono chiamate le campane tibetane in tutto il mondo) con il monaco tibetano laico: Thonla Sonam”.
Lei ha dichiarato che le campane tibetane possiedono un potere di autoguarigione psicofisica: ci spiega come avviene questo processo?
“Per capire come questo processo possa avvenire bisogna partire dal concetto base. E cioè che tutto intorno a noi ha un suo movimento e, quindi, una propria vibrazione e una propria frequenza originaria. Anche gli organi dell’essere umano emettono una loro frequenza. Possiamo paragonare anche il nostro corpo a uno strumento musicale: quando stiamo bene, la nostra frequenza è armoniosa; quando, invece, c’è qualcosa che non va, i nostri organi producono ‘stonature’. I suoni delle campane tibetane, dei ‘gong’ e di altri strumenti ancestrali, quali conchiglie, bastoni della pioggia, koshi e altri ancora, hanno la caratterista di emettere delle vibrazioni. Per questo motivo parlo di ‘suonoterapia vibrazionale’: i suoni entrano in risonanza con le vibrazioni dei nostri organi e vanno ad ‘accordare’ le stonature”.
Lei ritiene che le discipline olistiche possano essere un supporto alla medicina moderna?
“Certamente si: l’una non esclude l’altra. Possono essere affiancate”.
Di recente, lei ha insegnato al Real Orto Botanico di Napoli queste sue discipline: quali sono i riscontri del pubblico?
“Sono stata felice di essere ospitata dall’Università di Napoli per la quarta volta, in occasione della manifestazione ‘Planta, il giardino e non solo’, dove ho avuto l’opportunità di diffondere il messaggio del suono come strumento di benessere fisico e di ascolto interiore con grande partecipazione del pubblico, che si è mostrato interessato ed entusiasta di sperimentare sessioni dimostrative. Quest’anno, in particolare, mi sono occupata della ‘Efficacia dei bagni di suono sulle donne in gravidanza e sul feto’: una conferenza che si è tenuta presso l’Aula Magna dell’Univesirtà introdotta dal professor Paolo Caputo, direttore dell’Orto Botanico, moderata dalla giornalista Angela Fabozzi. Erano, inoltre, presenti due mamme con i loro bebè, Maria Grazia Campa e Isabella Castellanno, le quali, durante la loro gravidanza, hanno scelto di praticare i ‘bagni di suono’ come percorso di accompagnamento al parto, portando così la loro testimonianza. L’anno scorso, invece, sempre al ‘Planta’, ho parlato della ‘Efficacia dei bagni di suono sui diversamente abili’, con la partecipazione alla conferenza dei ragazzi del centro ‘Aias Teresa Baiano’ di Quarto, dove pratico ‘suonoterapia vibrazionale’ e ‘bagni di suono’ a cadenza quindicinale. Anche i ragazzi di Quarto hanno condiviso le loro esperienze con il suono e i benefici che ne hanno tratto”.
Quali sono le patologie psicofisiche per le quali le discipline olistiche e le pratiche a esse correlate possono risultare adatte per la risoluzione dei problemi?
“Gli effetti prodotti dalla pratica dei ‘bagni di suono’ ci consentono di definirli come una vera e propria terapia: la cosiddetta: ‘suonoterapia vibrazionale’. Si tratta di una disciplina emergente in Italia, ma da tempo conosciuta e praticata in altri Paesi del mondo, in particolare nel Nord Europa. Essa si basa sul principio secondo il quale gli esseri umani, attraverso il suono, possono migliorare la loro salute e raggiungere uno stato di benessere psicofisico. Può essere applicata a tutte le fasce d’età, non solo per ottenere rilassamento e benessere generale, ma anche in una molteplice varietà di ambiti di cura. Non esiste un elenco dettagliato: il suono riporta l’armonia e il benessere, rilassa, abbatte la comunicazione verbale e introduce al dialogo interiore. Ciò mi consente di interagire e avere ottimi risultati anche con i diversamente abili. Per la riduzione di stress e ansia, il trattamento svolge una particolare funzione di normalizzazione delle reazioni biochimiche del corpo, abituandolo, con la ripetizione, a generare stati reattivi diversi di fronte alle situazioni di stress attraverso la memoria inconscia dell'esperienza di risonanza. Nei casi, invece, di ipersensibilità e vulnerabilità emotiva, in cui la persona si ritrova particolarmente soggetta a stati di fragilità psicofisica o, specialmente, scoperta agli agenti emotivi esterni, la ‘suonoterapia’ opera un cambiamento strutturale dei vissuti emozionali. La sua modalità ‘dolce’ di azione, mediante lo stimolo costante delle frequenze ‘alfa’, ‘delta’ e ‘theta’ consente il naturale insorgere di strategie autoprotettive, connaturate a una psiche più sana. Attenzione, però: la ‘suonoterapia’ combatte anche alcuni dolori di tipo fisico e le contrazioni, non soltanto ansie, paure e fragilità psicologiche. Nelle donne che manifestano dolori fisici e spasmi di varia natura, stomaco, addome, schiena, arti e così via, la terapia del suono, mediante l'effetto della risonanza, ridona flessibilità alle componenti trattate in corrispondenza degli organi vitali”.
NELLA FOTO: LE 'LEONESSA' ANTONELLA NOTTURNO NELLA SALA DEI GONG
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