Toyota sceglie Blockchain per la struttura informatica dedicata allo scambio dei dati di guida, la gestione delle transazioni del ‘car sharing’ e la creazione di prodotti assicurativi ad hoc
Il Toyota Research Institute (Tri) ha annunciato l’avvio di una sperimentazione per la creazione di un nuovo ecosistema della mobilità, basato sulla guida autonoma. In collaborazione con il Mit Media Lab e con altri partner del settore, Toyota intende infatti promuovere, grazie a Blockchain e alla Distributed Ledger Technology (Bc/Dl), un ambiente digitale in cui gli utenti possano condividere, in tutta sicurezza e in rete, i dati relativi alla guida diretta e a quella autonoma su veicoli in fase di testing. Alla presentazione del progetto, Chris Ballinger, direttore dei servizi per la mobilità e Chief Financial Officer del Tri ha dichiarato: “Potrebbero essere necessarie centinaia di miliardi di chilometri di dati relativi alla guida, per sviluppare vetture autonome realmente affidabili e sicure. Ma le Blockchain e i Distributed Ledger”, ha aggiunto Ballinger, “potrebbero facilitare la raccolta di questi dati provenienti dalle singole automobili, dai Fleet Manager e dai costruttori, riducendo drasticamente i tempi per portare a termine questa straordinaria impresa e promuovere la sicurezza, l’efficienza e i vantaggi della guida autonoma”. Grazie alla creazione di un consorzio di utenti, il Toyota Research Institute intende promuovere una rapida adozione del sistema Blockchain, in collaborazione con le diverse aziende che lavorano sullo sviluppo della guida autonoma e che offrono servizi relativi alla mobilità. Un invito che il Tri estende sia ai partner attuali, sia a quelli futuri per sviluppare le tecnologie Bc/Dl da applicare all’universo ‘automotive’. Il progetto si prefigge di utizzare le applicazioni ‘cryptocurrency-like’ in tre diverse aree di questo nuovo ecosistema della mobilità: 1) condivisione dei dati relativi alla guida: grazie ai diversi sensori di bordo, le automobili moderne sono sempre più informate sull’ambiente esterno e sempre più connesse al 'cloud', alle infrastrutture stradali e alle altre vetture, creando in questo modo un enorme quantità di dati estremamente preziosi per la sicurezza della guida autonoma; 2) transazioni di 'Car/Ride Sharing' mettendo i proprietari dei veicoli nelle condizioni di monetizzare l’utilizzo della propria vettura (vendendo una corsa o affittando il veicolo). Tutte le informazioni registrate relative ai dati di utilizzo del veicolo e a quelli su proprietari, conducenti e passeggeri, possono contribuire a convalidare uno ‘smart contract’ tra le due parti, oltre a gestire il pagamento dei servizi senza coinvolgere intermediari finanziari (ed escludendo il rischio di eventuali soprattasse); 3) Usage Based Insurance (l’assicurazione a seconda dello stile di guida), per ‘riconsiderare’ i criteri di determinazione del premio assicurativo e ridurre le tariffe per gli utenti. Le compagnie assicuratrici, grazie alla raccolta dei dati da parte dei sensori installati sulla vettura e il loro salvataggio all’interno del Blockchain, potranno tenere sotto controllo informazioni come l’esatta posizione del veicolo, la quantità di chilometri percorsi, la velocità tenuta, le accelerazioni. I possessori di un veicolo avrebbero la possibilità di ridurre i costi grazie a una maggior trasparenza, oltre a disporre di uno strumento per verificare la qualità delle loro abitudini alla guida.
Oltre al Mit Media Lab, tra i partner del Tri figurano anche: ‘BigchainDB’ di Berlino, realizzatrice di una piattaforma per lo scambio di dati relativi alla guida sia normale che autonoma; Oaken Innovations, con sedi a Dallas e Toronto, impegnata nello sviluppo di un’applicazione per il 'Car Sharing P2P', per l’accesso e il pagamento delle vetture mediante un innovativo ‘token’; la start up israeliana Commuterz, sviluppatrice di una soluzione P2P per il 'carpooling'; la Gem di Los Angeles, che collabora con ‘Toyota Insurance Management Solutions’ (Tims, la società di assicurazioni telematiche del gruppo Toyota) e con ‘Aioi Nissay Dowa Insurance Services’, per la realizzazione di una piattaforma di 'Usage Based Insurance'. Tutti i partner sono all’avanguardia nei rispettivi settori, di mercato e di ricerca.
Driverless car: la ‘corsa’ alle nuove tecnologie
Da uno studio di ‘The Cologne Institute for Economic Research’, che ha identificato e analizzato 5839 brevetti internazionali relativi a questo settore nel periodo gennaio 2000-luglio 2017, emerge che i principali investitori nel settore delle auto a guida autonoma sono le case automobilistiche e i fornitori di componenti per automobili, con un considerevole numero di brevetti depositati. In particolare, ai vertici della classifica, spicca un trio di società tedesche: Bosch, Audi e Continental. La multinazionale Bosch, in Italia è nota soprattutto per gli elettrodomestici, ma in realtà questo settore rappresenta solo il 25% del fatturato del gruppo. Il resto è composto da software e altre attività. Grazie a un 'corporate venture capital', la strategia di innovazione di Bosch può arrivare a investire fino a 15 milioni di euro per ogni start up. Enormi risorse economiche per gli innovatori in grado di sviluppare idee utili all’azienda e un centro di ricerca d’eccellenza, che si autoparagona all’Università americana di Stanford. Una gran parte delle ricerche si focalizza, appunto, sull’auto a guida autonoma. A sorpresa, nella classifica, malgrado la vasta eco mediatica suscitata dai preparativi per la ‘Google car’, proprio Google fa la parte del fanalino di coda e colossi dell’hi-tech come Apple non appaiono neppure in questi primi dieci posti. Così come non c’è Tesla (azienda specializzata nella produzione di veicoli elettrici, pannelli fotovoltaici e sistemi di stoccaggio energetico) e nemmeno Fiat Chrysler Automobiles.