Il cavaliere, come ci hanno sempre fatto credere, è quello senza macchia e senza paura. Quello che non sbaglia mai un colpo e anche se commette errori, è in grado di riprendere subito la retta via.
Come ogni venerdì, il Cavalier Berlusconi si reca a Milanello a osservare il suo Milan. Non soltanto da spettatore, ma anche da vero allenatore. Lo sanno pure i sassi. Dispensa consigli ai giocatori e impartisce precisi ordini a colui che è il mister sulla carta, che a oggi risponde a Filippo Inzaghi. ‘Super Pippo’, un vero cavallo di razza, di quelli che in area di rigore si sbizzarrivano e tanto scalciava che un gol lo tirava sempre fuori. Oggi, però, il Milan con lui non galoppa. Nemmeno trotta. Tutt’al più va ‘al passo’, come si dice in gergo. Ovvero poggia uno zoccolo alla volta. In altri termini è lento. Bascula nella classifica. Di chi sarà mai la responsabilità? Del cavallo di razza che lo traina o del Cavaliere pieno di coraggio che lo guida dall’alto?
Scriveva Italo Calvino nel libro – guarda caso – “Il cavaliere inesistente”, una frase che qui pare calzare a pennello sul nostro giovane cavaliere (il cavaliere è sempre giovane per antonomasia): “Così sempre corre il giovane verso la donna: ma è davvero amore per lei a spingerlo? O non è amore soprattutto di sé, ricerca d'una certezza d'esserci che solo la donna gli può dare?”.