Gli eroi più potenti della Terra tornano al cinema per proteggerci dal malvagio Ultron, un androide che dopo aver studiato Shakespeare è intenzionato a distruggerci tutti per farci evolvere. La nuova avventura dei Vendicatori, senza lasciare un secondo di tranquilità allo spettatore, arrivati ai titoli di coda lascia più di qualche perplessità e non poca preoccupazione in merito ai film che vi faranno seguito
È finalmente arrivato nelle nostre sale 'Avengers: Age of Ultron', il film corale dei supereroi di casa Marvel chiamato a bissare lo straordinario successo planetario della prima pellicola. I presupposti erano effettivamente intriganti, la curiosità e le attese del pubblico, ormai assuefatto ai continui film dedicati agli eroi della carta stampata, aveva raggiunto livelli altissimi. Purtroppo quando si arriva ai titoli di coda l’unica parola che volteggia incessantemente nella mente prima di alzarsi dalla poltrona corrisponde a quella paura recondita che qualunque spettatore e amante di questo nuovo genere cinematografico (il cinecomic) aveva dentro di sé: delusione.
La nuova avventura dei Vendicatori inizia esattamente dove si erano fermati gli eventi di Captain America: The Winter Soldier, con i nostri eroi impegnati a smantellare le ultime basi dell’organizzazione criminale Hydra. Non vogliamo raccontare troppo per non rovinare il piacere della visione agli spettatori, ma possiamo dire che, durante tutte le due ore di proiezione, abbiamo incessantemente cercato quel barlume di trama che potesse dare senso all’intera produzione. Il regista e sceneggiatore Joss Whedon ce la mette tutta ad organizzare delle situazioni che possano essere vagamente interessanti, ma purtroppo tutto si risolve in una serie ininterrotta di scene d’azione ed esplosioni. Un autentico e infinito “tutti contro tutti”.
Si è parlato molto di una maggiore attenzione alla psicologia dei personaggi, dato che il film precedente era stato fortemente criticato per essere stato incentrato quasi esclusivamente su Tony Stark/Iron Man, ed effettivamente personaggi come Vedova Nera, Occhio di Falco ed Hulk sono maggiormente caratterizzati ma, a nostro avviso, in maniera quasi forzata per evitare che fossero oscurati da quelli che sono di fatto i protagonisti principali (i soliti Iron Man, Captain America e Thor).
Discorso diverso deve essere invece fatto per il villain da cui prende titolo la pellicola, Ultron. A prima vista si tratterebbe dell'ennesimo robot programmato per salvare il mondo e che invece decide di distruggere la razza umana in quanto imperfetta e prima causa di pericolo per il pianeta. Il presupposto è banale, quasi nauseabondo per tutte le volte che è stato sfruttato. Tuttavia, in questo caso, assume tutto un altro spessore grazie alla straordinaria interpretazione che ne ha saputo dare, seppur in motion-capture, James Spader (Stargate, Wall Street). Ultron non è un'intelligenza artificiale impazzita, ma un personaggio quasi shakespeariano che decide di ribellarsi al proprio creatore e di mostrargli quanto tutta l'iniziativa degli Avengers sia futile: il mondo non può essere salvato così com'è, gli stessi Vendicatori non vorrebbero salvarlo, ma mantenerlo così com'è. Tutto deve essere distrutto affinché possa cambiare. Come detto, il rapporto tra Tony Stark e Ultron è volutamente teatrale, risultando l'unica scelta di sceneggiatura veramente valida dell'intera pellicola, con una creatura che vuole in ogni modo essere diversa e migliore rispetto al proprio creatore. “Io non ho più fili”. Questa frase è ripetuta spesso da Ultron per tutta la pellicola ed è direttamente ripresa dal film Disney 'Pinocchio', un collegamento particolarmente felice e di grande effetto.
Se si dovesse giudicare 'Avengers: Age of Ultron' come film d'azione basato su dei personaggi tratti dai fumetti non potremo mai dire che si tratta di un film mal realizzato tecnicamente. Quello che veramente manca è l'effetto stupore, quella meraviglia che chiunque si sarebbe aspettato, compreso il sottoscritto. E forse era anche ingenuo aspettarseli arrivati all'undicesima pellicola basata sull'universo Marvel. In un modo o nell'altro i personaggi sono tutti ben noti al pubblico e gli intrecci bene o male sono già prevedibili. Ultron è solo un passaggio obbligatorio che si richiede per passare alla fase successiva: altre sei pellicole che porteranno nuove avventura per questi eroi. Un progetto valido senza dubbio e che frutterà tanti miliardi di dollari nelle casse della Disney (proprietaria del marchio Marvel), ma che di fatto toglie il piacere stesso di andare al cinema e godersi un film senza dover pensare a ciò che avverrà in futuro. Un esempio può chiarire meglio di tante parole: alla fine della proiezione l'interesse del pubblico era tutto rivolto ai riferimenti ai prossimi film che il regista ha inserito nel corso della pellicola. Nessuno, e sottolineo nessuno, ha parlato di quanto era appena avvenuto sullo schermo. Della serie: noi già pensiamo al futuro. Peccato che il presente non sia stato un granché.