Si tratta del film di Greta Gerwig, rea di un’impresa teoricamente impossibile: celebrare e, allo stesso tempo, satireggiare la bambola della ‘Mattel’ e la sua azienda, lanciando dal mondo di 'Barbieland' una riflessione sull’avanguardismo femminile
Eccoci a recensire un film che sta facendo molto parlare di sé: 'Barbie', di Greta Gerwig. Questa pellicola porta la famosissima bambola nel mondo del grande schermo, unendo elementi di fiaba, ironia ed esistenzialismo. Nelle sale italiane dal 20 luglio scorso grazie alla Warner Bros Pictures, il film catapulta lo spettatore in un'avventura tra realtà e fantasia, tra ieri e oggi, sfiorando temi come le libertà personali, i diritti e la lotta tra perfezione e imperfezione. Nella commedia satirica di ‘Barbie’, la regista reinventa l'iconico universo delle celebri bambole, amate da generazioni di bambine nel corso degli anni. Il film vede come protagonisti, Margot Robbie, nel ruolo di Barbie e Ryan Gosling, nel ruolo di Ken. Nota per le sue narrazioni incentrate su personaggi femminili poco convenzionali, Greta Gerwig proietta la sua visione femminista in un mondo tutto rosa, creando un racconto che affronta in modo critico i ruoli di genere e le contraddizioni del consumismo. Nel corso della trama, Barbie e Ken esplorano il loro universo sintetico, confrontandosi con le aspettative sociali e le pressioni derivanti dal loro 'status' di iconiche figure-giocattolo.
La pellicola non si limita a essere una mera parodia, ma offre una lettura stratificata di un mondo, al contempo, reale e di fantasia, che include riferimenti alla storia del cinema e alla storia stessa del brand 'Barbie'. Ciò arricchisce il film, rendendolo accessibile e godibile sia per un pubblico giovane, sia per quello più adulto, invitando quest'ultimo a riflettere sulle tematiche più profonde sollevate dalla trama.