Educati a manipolare, finiamo per cercare di rendere deboli le persone che diciamo di amare proprio perché, se sono forti e indipendenti, non possiamo influenzarle: un film che cerca di riflettere su come uscire da certi meccanismi 'stritolatori' e insani
Micaela Ramazzotti: "Né genitori, né amici, né mariti: oggi la mia vita la decido solo io". La parola 'disfunzionale', oggi viene usata sempre più spesso come sinonimo di caratteriale: ma che fare? Come reagire? Sono termini estrapolati dai social, per fare psicologia un tanto al chilo. Ma cosa significa davvero cambiare le scelte degli altri? Come evitare quella forma di manipolazione che incide gravemente sulla scelta delle attività da intraprendere? Se s’insegna con la paura la direzione che si considera migliore per rassicurare noi stessi, i nostri figlio cresceranno in condizioni di ‘disfunzionalità’. Siamo stati educati a usare il senso di colpa, a rinfacciare gli errori, a criticare e a far sentire gli altri insicuri, per poterli influenzare: la critica dei nostri retaggi moralisti e cattolici appare evidente. La cosa peggiore di questa abitudine, fortemente demagogica, è che per influenzare, si debba essere più forti del singolo, il quale deve dipendere da noi. Altrimenti, non si riesce. Per cui, educati a manipolare, finiamo col rendere deboli le persone che diciamo di amare proprio perché, se sono forti e indipendenti, non riusciamo a influenzarle. Questo film cerca di riflettere su come uscire da meccanismi ‘stritolatori’ e insani. Si comprende che ci si illude di aver risolto il problema solo allontanandosi, rimuovendo dalla nostra mente la realtà. Ma il problema non è nemmeno il tentativo di condizionare: la vera questione è la debolezza e la vulnerabilità rispetto ai condizionamenti. Si continua a star male, perché tutti cercano di condizionarci. Siamo stati educati a farlo e lo faranno praticamente tutti, salvo rare eccezioni. Bisogna apprendere, invece, a soppesare, anche a lungo, le proprie scelte, per essere felici. E’ un’indicazione precisa: si trova un equilibrio solo se si distinguono le relazioni sane da quelle nocive e a non prendersela con chi manipola. E per riuscirci, si deve partire sempre dalle emozioni, fidandosi del cuore: tutto si gioca qui. Una pellicola che veicola un messaggio sano, che scava nell’animo umano e inchioda allo schermo: bisogna avere metodo e saper ascoltare il cuore, in un difficile equilibrio dove razionalità e sensazione svolgono ognuno il ruolo che, per natura, è stato loro assegnato. Un buon esordio da regista in un settore, il cinema italiano, dove ormai esistono solo alcuni ‘giganti’ (Sorrentino, Garrone, Bellocchio, ndr) circondati di mediocrità.