E' il parere del grande regista di 'Kung Fu Panda' e 'The little prince', il quale ha voluto spiegarci le difficoltà delle professioni artistiche che possono produrre buone idee soltanto attraverso il lavoro di gruppi efficaci e bene organizzati
“Voglio vedere storie grandiose migliorare”. Questo l’auspicio espresso dal regista statunitense Mark Osborne, da noi incontrato in occasione del 2° Meeting internazionale dei disegnatori che salvano il mondo: ‘La città incantata’, tenutosi lo scorso luglio a Civita di Bagnoregio, in provincia di Viterbo. Un evento a cui hanno preso parte numerose personalità nazionali e internazionali, tra cui disegnatori, fumettisti, ‘storyborders’, ‘street artists’, artisti visivi e animatori: tutti hanno avuto la possibilità di confrontarsi con il pubblico. La manifestazione, affidata alla direzione artistica di Luca Raffaelli, si è svolta in un luogo unico, per il quale si sta promuovendo, presso l’Unesco, la candidatura come Patrimonio dell’Umanità. Mark Osborne, François Bonneau, presidente del ‘Pôle Image Magelis Angoulême’ e Christophe Jankovic di ‘Prima Linea’, una delle più grandi case di produzioni francesi, sono state le principali personalità che hanno preso parte all’evento promosso dalla Regione Lazio attraverso il progetto ‘ABC-Arte, Bellezza e Cultura’, in collaborazione con ‘Roma-Lazio Film Commission’, ‘Lazio Innova’, ‘Bic Lazio’ e il Comune di Civita di Bagnoregio. A margine, si è tenuta anche una mostra collettiva di animazione e del fumetto italiano, che ha riunito talenti quali Magda Guidi, Mara Cerri, Leonardo Carrano, Lorenzo Ceccotti, Donato Sansone e Virgilio Villoresi, mentre uno spazio apposito è stato dedicato all’illustratore Roberto Innocenti. 'Mad Entertainment', casa di produzione napoletana e 'Officina Bonelli', la più popolare casa editrice del fumetto italiano, erano presenti con le loro pubblicazioni. Nel corso delle splendide serate sono stati proiettati film di animazione all'interno di un’arena dedicata sia ai protagonisti, sia alle loro creazioni, come ‘Civita di Bagnoregio – Un ponte per Lampedusa’, lodevole progetto di sostegno al ‘Fondo Fuocoammare’, prodotto da Donatella Palermo, coadiuvata da Giovanna Pugliese della ‘ABC’; ‘Il Piccolo Principe’, presentato dallo stesso Mark Osborne; ‘Si alza il vento’ di Hayao Miyazaki; altre proiezioni di corti, ‘trailers’ e animazioni. Una ‘tre giorni’ intensa, quella dell’incantevole località viterbese, in cui gli artisti sono convogliati verso un’unica direzione: far dialogare tra loro le arti e i distinti linguaggi, per una comunicazione intelligente e interattiva. Incontri e conferenze si sono rivelati, soprattutto per il pubblico, fonte di informazioni e confronto. Al termine della conferenza ‘Mark Osborne: da Kung Fu Panda al Piccolo Principe’, che ha aperto il meeting internazionale, abbiamo avuto l’opportunità di intervistare il regista statunitense, che ci ha parlato del suo metodo di lavoro e di come sia riuscito a costruire un gruppo operativo efficace e ben organizzato, apprendendo quanto fosse essenziale confrontarsi con le idee di ognuno. Ecco, qui di seguito, le domande che gli abbiamo rivolto.
Mark Osborne, dalla ‘stop motion’ al ‘3D’: cosa possiamo aspettarci dal cinema di animazione?
“Non saprei, ma spero qualcosa di eccitante. Il mio desiderio è raccontare storie pregevoli. Ho imparato a essere sicuro delle storie che racconto e dei film che faccio, i quali devono essere ben bilanciati tra la narrazione e le tecniche che utilizzo per raccontarne le vicende. Sono importanti, secondo me, l’intero aspetto del film, le tecniche usate e l’onestà, sia per dare un significato all’opera, sia per come essa può far sentire le persone. Attualmente non so quanto seguito abbia ‘Il Piccolo Principe’, ma sono speranzoso di poter presto raccontare un’altra magnifica storia”.
Se pensiamo all’evoluzione dei programmi grafici, essi ogni anno vengono implementati in minime parti, ma alla base rimangono gli stessi, mentre per l’animazione servirebbero innovazioni tecnologiche più avanzate e specifiche: quanto, quest’ultime, aiuterebbero a realizzare buoni prodotti cinematografici?
“Penso che la tecnologia stia continuando a evolversi, consentendo ai registi di lavorare con maggior flessibilità, quindi di migliorare, sviluppare e definire le storie che si raccontano in modi sempre più efficaci. Esse possono essere narrate bene, che è la cosa più importante, ma ogni volta, questo tipo di mezzi, automaticamente fornisce agli esperti del settore la possibilità di migliorare l’aspetto ‘tecnico’ delle storie stesse”.
Cosa auspica per il futuro?
“I produttori hanno la necessità di comprendere che il processo creativo è piacevole, ma allo stesso tempo caotico e non semplice: lo ‘staff’ dev'essere supportato, al fine di poter tentare ogni possibilità e prendersi dei rischi per la realizzazione di un progetto. Questo è ciò che vorrei per il futuro. I film più eccitanti sono quelli che presentano singole ‘voci’ o rumori di posti inusuali, come per esempio il suono del mare. Non ho ancora visto ‘Red Tornado’, che dovrebbe essere straordinario, a dimostrazione delle potenzialità di tali aspetti. Ma anche ‘Long Way North’, un film di animazione francese molto bello e ben disegnato, benché limitato nell’uso delle tecniche proprie dell’animazione, è un’opera eccellente: un lavoro non costoso che, tuttavia, è riuscito a risultare una brillante realizzazione in ‘CGI-3D’ e possiamo considerarlo una storia singolare. In entrambi i casi, si tratta, secondo me, di opere eccezionali”.