Nel suo ultimo film, Fabio del Greco denuncia la logica di contenimento ‘orwelliano’ della nostra attuale società: un’opera che merita una sottolineatura per aver dimostrato coraggio e tante buone idee
Il nuovo film di Fabio Del Greco, intitolato ‘Mistero di un impiegato’, è uscito nelle sale domenica 3 febbraio 2019. Hanno partecipato alla produzione Fabio Del Greco, come regista e protagonista nel ruolo di Giuseppe Russo; Chiara Pavoni; Roberto Pensa; Giuseppe Lorin; Lucia Batassa; Roberto Rossetti; Flavia Coffari; Umberto Canino. Si tratta di una pellicola distribuita dalla ‘Monitore Film’, la cui anteprima si era già tenuta a Ostia (Rm), presso il Teatro Pegaso di viale Cardinal Ginnasi. Ai primi di febbraio abbiamo potuto assistere anche noi alla prima proiezione ‘ufficiale’ dell’opera, offerta al pubblico presso il Nuovo Cinema Aquila, sito per l’appunto alla via L’Aquila in Roma (quartiere Pigneto). Per l’occasione, sono intervenuti Fabio del Greco e tutto il cast. Prima della visione, lo scrittore e sceneggiatore, Antonio Tentori, ha presentato la serata introducendo l’intervento del regista. Alla fine del film si è inoltre tenuto un dibattito sul tema sollevato dalla pellicola, in cui i presenti hanno agito attivamente, incuriositi dai contenuti di questo lavoro. La trama, infatti, racconta la vita apparentemente ordinaria di Giuseppe Russo: un classico impiegato che vive di stipendio, il quale, tuttavia, ha nel cuore la sua fede cattolica e rigide convinzioni politiche conservatrici. La vicenda vede al centro della scena un tipico cittadino piccolo borghese, le cui suggestioni e credenze, man mano che si procede nel film, si dimostrano valori solamente apparenti, distaccati dalla realtà, la quale si rivela, invece, molto più complessa. Il regista, infatti, paragona la concezione ‘orwelliana’ di manipolazione degli individui da parte di poteri verticisti, utilizzando la religione e una visione politico-sociale ancora oggi fortemente ideologizzata, che finisce col condizionare la vita del singolo cittadino al solo scopo di contenerlo e reprimerlo, tanto per dirla con George Orwell (pseudonimo di Eric Arthur Blair, scrittore, giornalista, saggista, attivista e critico letterario britannico del secolo scorso, ndr). Fabio del Greco si ispira dunque alla ‘fantapolitica orwelliana’ in cui viene descritto l’occhio che spia e che viola la privacy degli individui: quel ‘Grande Fratello’ che è stato utilizzato anche in maniera commerciale ai nostri tempi, per produrre programmi televisivi ormai molto noti. Naturalmente, non bisogna dimenticare che George Orwell, nell’opera ‘1984’ si riferiva alla sua polemica nei confronti di tutte quelle forme di assolutismo autoritario e accentratore, come ulteriore sviluppo uteriore de ‘La fattoria degli animali’, in cui mise sotto la propria lente di ingrandimento il socialismo scientifico e ‘coattivo’ instauratosi in Uniuone sovietica. Sia come sia, Fabio del Greco descrive la scoperta del protagonista di essere seguito sin dalla nascita e dalla tenera infanzia da un’organizzazione segreta, sostenuta dai poteri religiosi cattolici, i quali, per portare a termine la loro ‘missione’ di controllo sulle vite dei cittadini, avevano anche il compito di ‘riabilitare’ quegli individui rimasti ai margini della società, o che si erano macchiati di alcune colpe nel loro passato. Addirittura, a un certo punto del film c’è una scena molto suggestiva in cui un apparente 'barbone' incontra, su una spiaggia, Giuseppe Russo, al fine di consegnargli una videocassetta in Vhs in cui sono contenuti alcuni spezzoni, ripresi da una telecamera che lo ha seguito e filmato in tutte le fasi della sua vita. Questa parte del film è molto particolare, poiché colpisce il modo in cui il regista ha gestito il non semplice ‘passaggio’: egli ha infatti inserito, assai intelligentemente, la maggior parte di tutti i cortometraggi da lui girati durante la propria infanzia e adolescenza, creando una serie di 'flashback' che lo raffigurano in diverse situazioni e in varie fasi della sua vita giovanile. Inoltre, il regista ha voluto coinvolgere nel film una serie di attori che fanno veramente parte della sua vita. E c’è anche una scena con i suoi veri genitori. Siamo insomma di fronte a una critica severa nei confronti della nostra società: il tema relativo alla manipolazione politica e religiosa, infatti, non avviene solamente nei Paesi poveri e arretrati, genericamente definiti del “terzo mondo”, ma anche nelle società più moderne e avanzate. Un film sicuramente attuale, anche e soprattutto in termini sociologici o relativi alla nostra cultura di massa.
NELLA FOTO QUI SOPRA: FABIO DEL GRECO
AL CENTRO: LA PROTAGONISTA FEMMINILE, CHIARA PAVONI
IN ALTO A DESTRA: LA LOCANDINA UFFICIALE DEL FILM
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