Nonostante il milione di incassi dello scorso week-end, continua la querelle di critiche sul film Magnifica presenza, ultima fatica di Ferzan Ozpetek. Nella pellicola ritroviamo tutti i temi cari al regista turco, dall’omosessualità alla famiglia allargata, dal riemergere del passato alla cucina. Il tutto però viene presentato in maniera superficiale quasi criptica. C’è persino chi ha notato un richiamo ad Almodòvar. È comunque un film complesso, forse anche il più difficile della sua carriera. Il cambio di sceneggiatura, in positivo, si percepisce nettamente (al posto dello storico co-sceneggiatore c’è una nuova collaboratrice, Federica Pontremoli) . Eppure il risultato non è dei più soddisfacenti, la storia mette insieme troppi elementi: in un eccesso di ricerca e superamento di sé Ozpetek sembra perdere il suo centro di gravità a discapito di un messaggio – quel saper guardare oltre e accogliere la diversità – che si dissolve fumosamente nel corso della pellicola.
Il cinema di Ferzan Ozpetek: spiritualità, ironia e accettazione della diversità
Ferzan Ozpetek è un regista italo-turco spesso superficialmente riconosciuto come l’autore che tratta ossessivamente tematiche riguardanti il mondo gay. In realtà, in tutti i suoi film Ozpetek ci racconta il mondo gay nella normalità e nella quotidianità, senza enfatizzazioni e senza eccessi, con la massima naturalezza. Ed è da questi elementi che il regista trae spunto per trasmettere la sua filosofia di vita. Ozpetek ha espresso chiaramente il proprio punto di vista in Saturno contro, dove la morte rappresenta il cambiamento e la famiglia, in realtà, è composta da persone che si scelgono in un percorso che chiamiamo 'vita'. Quindi, è l’amicizia il sentimento veramente al centro della sua analisi, intesa questa come valore non confondibile con quella superficialità di rapporti indotta dalla società consumista. In effetti, spesso Ozpeteck trascina con sé un ‘carrozzone’ di personaggi a cui è affezionato, che rendono più riconoscibile il suo stile. Egli affronta molto spesso anche la tematica della morte. Questo regista ai tempi aveva esordito con il film Il bagno turco, del 1997, in cui un tonico Alessandro Gassman interpreta un architetto sposato il quale scopre un mondo nuovo che sconvolge la sua vita e le sue certezze. Dopo Harem Suaré (1999), che racconta l’ultimo harem di un sultano turco, la consacrazione di Ferzan Ozpetek e il grande successo di pubblico arriva con Le fate ignoranti (2001) un’emozionante pellicola che spiazza e commuove. Margherita Buy e Stefano Accorsi interpretano due amanti dello stesso uomo, da poco deceduto. Attraverso l’incontro con il proprio ‘rivale’ in amore, l’eccelsa Margherita Buy conosce un mondo diverso, in cui trova una nuova famiglia, che le apre il cuore aiutandola a elaborare il lutto. Altri temi ricorrenti di Ozpetek sono la spiritualità e il sentimento, oltre alla conoscenza e all’accettazione del ‘diverso’. Ne La finestra di fronte (2003), accompagnato dalla bellissima colonna sonora di Giorgia, ‘Gocce di memoria’, abbiamo osservato le ottime interpretazioni di Giovanna Mezzogiorno, Roul Bova e Massimo Girotti: attraverso il confronto fra presente e passato – le vicende tragiche della seconda guerra mondiale – la pellicola racconta le difficoltà di un amore quotidiano e il tema del ricordo, della potenza della memoria. L’opera vinse infatti, meritatamente, il David di Donatello come miglior film e il premio ‘David Giovani’. Ozpetek venne anche nominato per la migliore regia e la migliore sceneggiatura e, alla fine, vinse il Nastro d’Argento per il miglior soggetto. Nel 2004, Ozpetek gira Cuore sacro, discostandosi un poco dal proprio genere. Il film racconta, in modo intimista, la sindrome di San Francesco in una giovane speculatrice edilizia. Il 2007 è l’anno di Saturno contro, un film considerato ormai ‘cult’, anche per il suo cast d’eccezione: Milena Vukotic, Filippo Timi, Margherita Buy, Ambra Angiolini, Pierfrancesco Favino, Lunetta Savino, Luca Argentero ed Ennio Fantastichini. Nel film ricorre il tema della morte e dell’elaborazione del lutto. Astrologicamente, infatti, Saturno è il pianeta che rappresenta il tempo e le prove spirituali a cui siamo sottoposti: quando questo pianeta è in opposizione, gli esami di vita cui siamo sottoposti diventano pesanti, benché abbiano la capacità di farci evolvere spiritualmente. In Saturno contro, ancora una volta Ozpetek descrive la realtà gay, che si fonde e si confonde con quella etero. Luca Argentero, Lorenzo e Pierfrancesco Favino, Davide, sono infatti una coppia gay molto più normale ed equilibrata delle altre coppie etero che li circondano. E questa è la ‘sottile ironia’ di fondo dell’opera. Lorenzo e Davide risultano inoltre circondati da un gruppo di amici che assomiglia più a una ‘famiglia allargata’, quasi a una ‘comune’. Quando Lorenzo morirà improvvisamente, la sua morte metterà in crisi gli equilibri, ma infine l’armonia trionferà e l’amore tra questi amici si dimostrerà più forte di tutto. Così le cose andranno come avrebbe voluto il defunto. Gli ultimi pensieri di Lorenzo sono, infatti: “Non voglio sorprese, novità, colpi di scena… Voglio che tutto rimanga come è adesso, per sempre, anche se so che ‘per sempre’ non esiste”. L’incontro con la morte diviene, come ne Le Fate ignoranti, una metafora della separazione, una delle tante prove da affrontare nella vita, così dolorosa, eppure così quotidiana. E il trapasso è dolcemente accompagnato dalla colonna sonora ‘Remedios’. Anche se le cose mutano, il tempo non riesce a cancellare i sentimenti più profondi. ‘Saturno contro’ affronta, in sostanza, diverse tematiche, ma rimane fondamentalmente un film sui legami profondi, sulle ‘affinità elettive’, sull’importanza dell’amicizia. Da segnalare inoltre la sublime colonna sonora di Neffa con il suo brano ‘Passione’. Nel 2008, Valerio Mastandrea e Isabella Ferrari sono i protagonisti del drammatico Un giorno perfetto, tratto dall’omonimo romanzo di Melania Gaia Mazzucco, mentre nel 2010 Ozpetek dirige una commedia brillante e controversa, Mine vaganti, con Riccardo Scamarcio e Nicole Grimaudo. In questo film, Ennio Fantastichini è Vincenzo, un padre che scopre che suo figlio Antonio, interpretato da Alessandro Preziosi, il quale dirige l’azienda di famiglia, è gay. In realtà è gay anche l’altro figlio appena tornato, Tommaso, interpretato da Riccardo Scamarcio. Vincenzo sarà preso da un malore e Tommaso sarà costretto a tacere e a prendere in gestione l’azienda di famiglia e arriverà ad accettare un matrimonio combinato con Alba, figlia del socio del padre. Le tematiche, seppur filtrate attraverso la chiave della commedia sono ancora la morte, l’omosessualità e l’ironia. Ozpetek non giudica mai i personaggi che delinea e descrive con accuratezza psicologica. Anzi, sembra sempre comprenderli e talvolta provare tenerezza per le proprie debolezze e le loro false sicurezze borghesi. Mine vaganti ci trasmette, ancora una volta, la precarietà delle nostre certezze umane e l’amore per la vita che si compie attraverso il miracolo di una morte dal sapore dolce come la cioccolata della nonna (interpretata, da giovane, da Carolina Crescentini), quanto la sua congiunzione in un possibile al di là con il suo 'eterno amore impossibile'. Nella storia ritroviamo il ricomporsi dell’armonia tipica di Ozpetek, secondo la quale il tutto è più della somma delle parti, i dissidi si risolvono nell’allegria generale. La comprensione e la tenerezza del regista si rivolgono verso la zia, interpretata da Elena Sofia Ricci, stravagante e alcolista, verso un padre che vede l’omosessualità come una malattia. Si spinge poi a osservare la naturale competizione tra i due fratelli, Tommaso e Antonio. E, ancora una volta, vuole ribadirci che la normalità non esiste. Alba (Nicole Grilamaudo) come dice il suo nome porta un po’ di luce e colore, ma anche smarrimento nella vita di Tommaso, che ha già un compagno. La nonna, il ‘personaggio-chiave’ di questa commedia, è la custode di un tradizione antica quanto moderna: “Non farti mai dire dagli altri chi devi amare e chi devi odiare. Sbaglia per conto tuo, sempre” dirà al nipote in difficoltà, imprigionata nel ricordo di un amore impossibile (…“gli amori impossibili non finiscono mai. Sono quelli che durano per sempre”…). Finirà per ricongiungersi con il suo amato in un sogno sempre possibile per chi crede nel futuro della vita dell’anima. In Magnifica presenza, il personaggio principale (Pietro) – interpretato da Elio Germano – è un gay che vive in una casa popolata di fantasmi, attori degli anni ’30 che solo lui, grazie alla sua sensibilità (anche Pietro tenta di fare l’attore) e solitudine interiore può riuscire a vedere. Ciò apre un interrogativo sul perché spesso siamo noi a costruirci un mondo parallelo, quando la nostra vita è troppo vuota. Ozpetek continua così a sottolinearci come i sentimenti, nella vita, vengano prima di ogni cosa, che ci sono legami da cui è impossibile separarsi o sciogliere, rapporti che si trasformano, ma non si esauriscono, neanche se succede qualcosa che ci rivoluziona l’esistenza.