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Una pellicola in cui la regista Karin Fahlén riflette sui sentimenti e sulle relazioni nella società odierna attraverso il racconto di solitudini differenti in una Stoccolma avvolta tra ombre e luci della metropoli. Cinque storie di vita, dove si arriva a un intreccio finale che lascia intravedere le complessità dei rapporti umani
Non tutti i film 'passano' per il circuito delle principali sale cinematografiche. Una lacuna, quella della distribuzione, che penalizza tragicamente molte pellicole di qualità. È stato così anche per la pellicola svedese 'Storie di Stoccolma'. Eppure, nonostante il film sia datato 2013, continua a essere al centro di rassegne cinematografiche e festival di rilievo nel panorama internazionale. Nella capitale, per esempio, è stato proiettato all’Isola del Cinema (evento dell'estate romana) e più recentemente alla Casa del cinema di Villa Borghese nella sezione Nordic Film Fest 2015. Perché ‘Stockolm stories’ diretto da Karin Fahlén è un film particolare, che rispecchia lo stile del cinema nordico, dove prevale una certa lentezza e una staticità nello sviluppo delle scene. Racconta cinque storie che sembrano distinte, ma che nello sviluppo della trama poi si intrecciano. Cinque personaggi alle prese con situazioni esistenziali diverse, che si incrociano nei giorni piovosi di novembre in una Stoccolma avvolta da luci e ombre di una grande metropoli. Tra i protagonisti Johan, un giovane scrittore con una personale teoria sulla luce e l’oscurità nella metropoli. È un ragazzo che incarna i giovani autori di oggi, che cercano di farsi conoscere da chi già è ben inserito nel settore. Lui, con determinazione, non smette di crederci e di proporre a chi conta il suo libro. Un’impresa non semplice, che lo vede alle prese con situazioni buffe e imbarazzanti. Poi c’è Douglas, che prova un sentimento molto forte per Anna e si rifugia nell’amore per trovare un equilibrio con se stesso e affrontare paure e timidezze, nel complesso rapporto con il padre. Jessica si occupa di marketing e pubblicità per una grossa azienda, non riesce ad ottenere un’adozione e si trova a vivere tra difficoltà burocratiche e l’assenza di amici. Thomas concentra invece tutto il suo tempo al lavoro al ministero, ma a un certo punto viene distratto da una lettera d’amore anonima casualmente ricevuta. Ci si trova proiettati in uno spaccato di città del nord Europa, dove la bellezza dei territori, lascia però intravedere la fragilità delle relazioni umane, la solitudine sembra farsi presenza dilagante tra le persone. Ed è proprio attorno a questo status che ruotano le cinque storie, cinque vite dominate dalla difficoltà di interagire, di comunicare, di vivere dei rapporti. Con una sorta di umorismo sarcastico e pungente, Karin Fahlén cerca di affrontare le problematiche di una metropoli tra le più popolate della penisola scandinava, dove la rete di relazioni sociali è davvero debole. Se analizziamo nel dettaglio lo stile prescelto, ci troviamo di fronte alla calma piatta delle opere del drammaturgo Anton Cechov, dove sembra accada poco o nulla nei dialoghi, per svilupparsi freneticamente nella scena. L’intreccio, che sembra rimanere ‘immobile’ per gran parte del film, ha una direzione ben precisa, studiata, per sfociare nella conclusione: è una scelta registica oculata, che non è lasciata al caso, ma ha una funzione chiarificatrice. La regista, al suo primo lungometraggio, vuole scandagliare l’anima e il pensiero dei protagonisti per far emergere le caratteristiche di ognuno, mettendo a fuoco quella solitudine che appartiene e accomuna tutti. Quel malessere, quel disagio raccontato in chiave umoristica, dove comunque rimane costante l’angoscia della realtà, emerge e si percepisce a pieno. Il climax finale diventa quasi liberatorio e le cinque vicende prendono finalmente una direzione, che non fa altro che confermare quanto è misteriosa e complessa l’esistenza nel suo intreccio di relazioni e rapporti umani. I rallentamenti del film sono quindi giustificati, nel rispetto di una regia che risulta tutto sommato interessante, anche se in alcuni tratti è difficile non lasciarsi prendere dalla noia. Consigliato per conoscere le realtà scandinave. Il film è disponibile in dvd in lingua originale nei digital store.
Storie di Stoccolma Regia: Karin Fahlén ; Sceneggiatura: Erik Ahrnbom, Jonas Karlsson, Mikael Södersten; Cast: Martin Wallström, Cecilia Frode, Jonas Karlsson; Produzione: Sonet Film AB, Sveriges Television (SVT), The Chimney Pot, Film i Väst, Chamdin & Stöhr Filmproduktion ; Anno: 2013; Durata: 97 min