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18 Dicembre 2024

La vera storia di Moby Dick

di Giorgio Morino
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La vera storia di Moby Dick

In 'Heart of the sea', il regista premio Oscar, Ron Howard, ci porta a bordo della baleniera americana Essex, salpata dal porto di Nantucket nel 1820 e affondata a largo dell’oceano Pacifico dopo esser stata speronata da un grande capodoglio bianco. La vicenda, basata sul romanzo storico omonimo di Nathaniel Philbrick e, in parte, sul capolavoro di Melville, riesce a emozionare lo spettatore proiettandolo nei primi anni del XIX secolo, al tempo delle grandi baleniere

Tutti conoscono la storia di Moby Dick. O meglio, tutti conoscono la storia della grande balena bianca impossibile da catturare che Herman Melville consegnò alle pagine della letteratura mondiale, nell’omonimo romanzo del 1851. Pochi potrebbero tuttavia immaginare che dietro a quello che viene normalmente celebrato come il più importante romanzo americano vi sia, in realtà, una storia vera, altrettanto affascinate. Il regista Ron Howard ha perciò deciso di raccontare quella vicenda, esplorandone gli aspetti più prettamente umani e meno 'epici' come invece avviene nel romanzo di Melville. Proprio lo scrittore americano è il primo protagonista della pellicola, ritratto nella meticolosa opera di redazione delle memorie di Thomas Nickerson, anziano marinaio e ultimo sopravvissuto ancora in vita della Essex. Il viaggio della baleniera nell’immenso oceano Pacifico è anche quello di George Polard Jr., capitano della nave e rampollo di un’influente famiglia di Nantucket e del primo ufficiale Owen Chase, eccezionale baleniere di umili origini in cerca di fortuna e riscatto sociale per la sua famiglia. Due personaggi antitetici, ma complementari, incapaci di sopportare la rispettiva presenza a bordo della nave, ma entrambi costretti a collaborare nel momento in cui l’oceano metterà loro di fronte il vero pericolo.
Heart of the sea è un film complesso, che può essere apprezzato solo se si conosce a fondo la storia di Moby Dick e del suo autore. Hermann Melville, che era stato a sua volta mozzo a bordo di una baleniera, costruì la propria opera come una lunga e articolata metafora sul confronto tra la tracotanza umana, impersonata dal celeberrimo capitano Ahab e le ineluttabili leggi della natura, incarnate dalla 'balena bianca'. La caccia alle balene, presupposto narrativo di entrambe le storie, è uno scenario affascinante e ricco di spunti di riflessione: gli ingenti guadagni legati al commercio dello spermaceti, la qualità più pregiata dell’olio ricavabile dal grasso dei cetacei, la cui alta infiammabilità ha accelerato lo sviluppo industriale occidentale, spingendo gli uomini di allora alla ricerca di banchi di balene in zone sempre più remote degli oceani, sfidando altresì l’equilibrio naturale degli oceani. Il gigantesco capodoglio spermaceti albino, un 'leviatano' di bibliche dimensioni che attacca la Essex con la volontà di procurare il massimo danno possibile agli uomini che hanno sfidato il mare, rappresenta quasi l’incarnazione maestosa e terribile di Gea (divinità arcaica assimilabile a Madre Natura), la quale sembra punire con tali atti i balenieri per la loro hybris: la tracotanza omerica. Ed è qui che film e opera letteraria differiscono: lo iato creato dalle azioni del primo ufficiale Owen Chase è tanto più evidente se si confronta con l’ossessiva ricerca di vendetta del capitano Ahab nel momento in cui i due personaggi si ritrovano letteralmente di fronte alla scelta. In tal senso, il film di Ron Howard costruisce il proprio climax narrativo sul tema del perdono, elemento completamente assente nel romanzo di Melville il quale, cresciuto e permeato dagli insegnamenti morali puritani, non credeva nel perdono.
Spostando il focus sull’aspetto più prettamente tecnico del film, Heart of the sea si presenta come un’opera ben confezionata ed equilibrata, dove la fotografia e le ricostruzioni scenografiche svolgono un lavoro egregio nella resa della vita quotidiana dei balenieri, con un utilizzo tutto sommato contenuto della 'computer-grafica', che contribuisce ad aumentare la sensazione di realismo nella descrizione delle cacce oceaniche. Il cast, per parte sua, si è dimostrato assolutamente all’altezza delle aspettative, con una prova più che convincente da parte di Chris Hemsworth, nei panni di Owen Chase. Anche il resto del gruppo attoriale ha offerto una prova eccellente: da Benjamin Walker, interprete del capitano Pollard, al giovanissimo Tom Holland, chiamato a vestire i panni del mozzo Nickerson, fino al sempre talentuoso Ben Whishaw, chiamato a rivestire i panni e le aspirazioni letterarie di un Herman Mellville ancora alle prime armi. Heart of the sea è un prodotto cinematografico assolutamente valido, capace di portare sullo schermo quella tensione epica che permea il romanzo di Melville, trascinando lo spettatore nel conflitto morale rappresentato dalla sfida dell’uomo alla natura.


Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
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