Il cambiamento climatico è in atto ed è da irresponsabili negarlo solamente per il gusto di fare i ‘bastian contrari’: dopo aver proposto qualche provocazione derivante da forme di trascendenza ‘deviata’, il problema rimane
Di fronte all’estate più calda della Storia, è inutile negare che il clima della Terra sia cambiato, diventando più caldo o più freddo per lunghi periodi di tempo. Nell’ultimo milione di anni, ci sono state circa una decina di ere glaciali, intervallate da periodi molto caldi. Ma tali cambiamenti erano dovuti a cause naturali, come le variazioni dell’inclinazione dell’asse terrestre, le tempeste solari o a causa delle correnti oceaniche. Invece, i cambiamenti di clima ‘repentini’ che stiamo osservando oggi, invece, hanno cause diverse e, in buona dose, la responsabilità è nostra. Rilasciando nell’atmosfera un maggior quantitativo di gas che trattengono il calore, stiamo facendo aumentare la temperatura del pianeta, poiché il calore che arriva non riesce più a uscire, formando spesso delle ‘bolle’ anticicloniche, con relative accumulazioni di acqua che viene scaricata tutta assieme qiando arrivano le perturbazioni. Infatti, quando la luce solare colpisce la superficie terrestre, una parte di essa viene assorbita dal terreno riscaldandolo, mentre il resto rimbalza nello spazio. Successivamente, il calore che viene assorbito dalla Terra dovrebbe essere rilasciato nuovamente nell’aria. Ma mentre risale nell’atmosfera, alcuni gas (vapore acqueo, anidride carbonica, metano e protossido di azoto) lo ‘intrappolano’, comportandosi come il vetro di una serra. Questo è, appunto, ‘l’effetto-serra’, ovvero: ciò che normalmente permette di mantenere il nostro pianeta a livelli di temperatura equilibrati. Le attività umane, tuttavia, creano quantità eccessive di questi gas, che si accumulano nell’atmosfera e amplificano l’effetto-serra, squilibrando la situazione complessiva. Ma a cosa è dovuta questa accelerazione dei cambiamenti climatici? Semplice: dall'utilizzo delle fonti fossili, che noi utilizziamo per produrre energia sin dai tempi della prima rivoluzione industriale, che infatti manifesta un’accelerazione dei cicli climatici caldo-freddo, annullando le stagioni o, quantomeno, rendendole ‘bizzarre’. L’energia è fondamentale per le nostre vite: ne abbiamo bisogno per riscaldare e illuminare case e scuole, per far funzionare le imprese, le fabbriche e le centrali elettriche, per alimentare i mezzi di trasporto che utilizziamo (automobili, autobus, treni e via dicendo). Ma la combustione dei carburanti fossili per la produzione di energia e altre attività umane, insieme all’abbattimento delle foreste pluviali e agli allevamenti intensivi del bestiame, producono ingenti quantitativi di ‘gas serra’, che vanno ad aggiungersi a quelli naturalmente presenti nell’atmosfera. Ciò provoca un aumento dell’effetto-serra e del riscaldamento globale. Di conseguenza, il tempo e il clima perdono il proprio equilibrio atmosferico. Infatti, i due concetti sono distinti e separatati, anche se correlati tra loro: il primo, corrisponde alle condizioni meteorologiche quotidiane di un particolare luogo; il secondo, è l’analisi delle condizioni meteorologiche di un determinato luogo durante periodi di tempo relativamente lunghi. I deserti, per esempio, hanno un clima caldo e secco, mentre l’Artide e l’Antartide possiedono un clima freddo e secco. Ebbene, con l’aumentare delle temperature, proprio i due poli finiscono con lo sciogliere in acqua enormi iceberg di ghiaccio, favorendo l’innalzamento dei livelli delle acque marine, che in un bacino ‘semichiuso’ come quello del Mediterraneo potrebbe ben presto sorprenderci, inabbissando intere regioni emerse. Tra queste, l’Italia è proprio la penisola più esposta agli innalzamenti delle acque. Poi non ci si venga a lamentare se gli italiani sarenno costretti a prendere atto dell’incapacità della nostra classe politica nel prendere decisioni e a risolvere i problemi concreti. A prescindere dalle distinte ideologie.