Co-Mai e Uniti per Unire: urge un'alleanza internazionale per difendere i diritti dell’universo femminile in tutto il mondo, perché la #ViolenzasulleDonne non ha religione né cultura
Le comunità del mondo arabo in Italia (le Co-Mai), l'associazione medici di origine straniera in Italia (Amsi) e il movimento internazionale ‘Uniti per Unire’ hanno aderito a tutte le iniziative di questi giorni in favore delle donne, condannando senza ambiguità qualsiasi violenza sulle donne in Italia, nel mondo e nei Paesi euro-mediterranei. “È vergognoso e non è comprensibile”, dichiara il fondatore dell'Amsi e delle Co-mai, professor Foad Aodi, medico fisiatra e membro del ‘Focal Point’ per l'integrazione in Italia per l’alleanza delle Civiltà Unaoc (organismo dell’Onu, ndr), “come, ancora oggi, nel 2018, si continui a parlare di violenza sulle donne senza rispettare i loro legittimi diritti, i quali rappresentano una delle migliori conquiste della democrazia, delle civiltà e dei diritti umani. Da lodare la Tunisia, dove lo scorso 23 novembre è stata avanzata una proposta di legge in favore dell’eguaglianza nell'eredità tra maschi e femmine. Oggi”, prosegue Aodi, “vogliamo esprimere la nostra solidarietà a tutte le donne nel mondo che hanno subito violenza. Tra loro, ricordiamo le tante immigrate violentate ingiustamente durante i 'tragitti della speranza'. Ricordiamo, inoltre, la vergogna delle ‘spose bambine’ e delle piccole vittime dei pedofili. E ricordiamo le donne che hanno subito mutilazioni genitali femminili, giovani che spesso non possono vivere come le loro coetanee, che non possono studiare, lavorare o guidare un’autovettura per colpa di leggi ingiuste, che hanno meno diritti degli uomini, che portano il velo per costrizione imposta da altri. E anche tutte quelle che non riescono a realizzare i loro sogni per colpe non loro”, conclude Aodi. Il quale, proprio in questi giorni ha inviato una precisa richiesta alle istituzioni: “Rafforzare e ampliare i centri d'ascolto multilingue presso le Asl e i Municipi per prevenire la violenza sulle donne, sia mentale quanto fisica, sostenendo chi sta in difficoltà e chi ha avuto il coraggio di denunciare. E’ necessario non farle sentire mai sole”. Nicola Lofoco, portavoce e responsabile del dipartimento scrittori del movimento ‘Uniti per Unire’ è sulla stessa lunghezza d’onda: “I diritti delle donne vanno sempre tutelati e difesi. Il nostro movimento sarà sempre in prima fila per sostenere la causa di chi è stato ingiustamente vittima di violenza. Siamo impegnati con dedizione al dialogo interreligioso e alla collaborazione tra i popoli e saremo sempre al fianco di tutte le donne, di qualsiasi religione esse siano”. Dalila Sahnoune, membro della Co-Mai e mediatrice culturale a Cerveteri è in totale accordo: “Nella mia esperienza di mediatrice interculturale ho avuto modo di seguire la comunità musulmana. E ho notato che una piccola parte delle donne è molto remissiva, chiusa, impaurita e insicura. Alcune di loro non hanno potere decisionale, anche sui loro bisogni o per chiedere una semplice visita medica. Questa, per me, è violenza mentale. Quello che vorrei dire alle donne è: reagite, svegliatevi, non nascondetevi, fatevi aiutare dalle istituzioni e dalle associazioni sociali, perché non bisogna vergognarsi. La violenza patriarcale e culturale non è colpa vostra: unite possiamo reagire e combattere”. Federica Battafarano, vicepresidente del movimento ‘Uniti per Unire’ e assessore alle politiche culturali e sportive del Comune di Cerveteri, dichiara che “bisogna lavorare ancora moltissimo sulla prevenzione culturale e sociale. In questi anni, sono stati fatti dei passi in avanti importanti e diffusi, sia in termini di sensibilizzazione, sia di attenzione mediatica. Nonostante ciò, bisogna investire sulla formazione e sull’educazione sin dalla prima infanzia, per trasmettere già ai più piccoli i valori del rispetto e della parità. Dobbiamo batterci contro il ddl Pillon, che ci porta indietro di 40 anni e contro ogni forma di discriminazione e violenza, senza arretrare di un solo passo nella difesa dei diritti fondamentali”.
NELLA FOTO: IL PROFESSOR FOAD AODI
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