Se la maggior parte delle persone attribuisse alle parole il loro reale valore, certi equivoci non nascerebbero. Ciò può valere per la comunissima carta di credito, che dovrebbe chiamarsi 'carta di debito' (perché è ciò che è realmente) così come per il termine amico. Ma è risaputo che certe mode si diffondono come una pandemia, soprattutto sul web. E quel mondo di parole, commenti e condivisione di umori e pensieri che è facebook, in questo, si è guadagnato la sua leadership. Tanto che chi ancora non dispone di un proprio account è considerato un dinosauro, e coloro che nel proprio profilo mostrano uno sparuto gruppetto di amici appaiono un po' sfigati. Invece i veri 'fighi' del web, veri e propri veterani del socialnetwork, che dividono il proprio tempo libero fra condivisioni, diffusione di mi piace, e sessioni sulla fattoria (sorpassata da pochi mesi dal nuovissimo Castelville), fanno a gara per raggiungere la soglia massima di 5000 amici.
Qui la realtà virtuale ha raggiunto il suo apice. Sì perché se i 5000 fossero quantomeno conoscenti, già sarebbe qualcosa, mentre invece il più delle volte sono degli emeriti sconosciuti.
La storia potrebbe finire qui, magari passando per lo sfogo di uno dei tanti che nei social non ci vede tutto questo mondo da conquistare. Invece no. Perché questa volta la s
cienza ha emesso la sua verità: ognuno di noi può avere al massimo 150 amici. A dirlo è l'antropologo Robin Dunbar nel saggio Di quanti amici abbiamo bisogno? Frivolezze e curiosità evoluzionistiche. Docente di antropologia dell'evoluzione all'università di Oxford, Dunbar è famoso per le sue ipotesi sull'evoluzione del linguaggio e sul pettegolezzo come strumento di coesione sociale (studi che spiegano il successo delle trasmissioni della De Filippi e del peggio della televisione spazzatura nel nostro Paese, ma questa è un'altra storia).
Comunque, quello che ormai è definito 'Numero di Dunbar' è il risultato di un'attenta analisi del nostro processo evolutivo e delle diverse modalità di socializzazione, fin dalla preistoria. All'origine dei nostri legami di gruppo c'è la necessità di doversi difendere dai predatori (da altre tribù nella preistoria). Chiaramente qui entrano in gioco la fiducia e lo scambio interpersonale. Dunbar spiega che la dimensione del nostro cervello, ovvero la neocorteccia cerebrale, non riesce a gestire un numero superiore di relazioni in cui possiamo mostrarci altruisti in modo sincero e spontaneo.
Pertanto un individuo può avere 5 amici 'intimi', 15 nella cerchia dei 'migliori', 50 definiti 'buoni' e 80 'normali'. Così, se stringiamo una nuova relazione ma abbiamo già raggiunto il limite massimo di affetti, 'abbandoniamo' un vecchio amico. Per i conoscenti, invece, possiamo arrivare a 1500. Oltre non riusciremmo a ricordare i volti di tutti.
Quindi, rassegnatevi: potete anche accumulare migliaia di amici su Facebook, ma riuscirete realmente a relazionarvi solo con 150 di questi contatti. Sarà per questo che negli Stati Uniti la generazione originaria di Facebook, cioè quella che si è iscritta dall’inizio, considera immaturo chi esibisce più di 100 amici?
Di quanti amici abbiamo bisogno? Frivolezze e cuoriosità evoluzionistiche.
Robin Dunbar, Raffaello Cortina Editore, 300pp, 2011, 23,00€