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27 Novembre 2024

Quella mostruosa normalità ‘perbene’

di Vittorio Lussana
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Quella mostruosa normalità ‘perbene’

La superficialità e l’incapacità di approfondire le realtà storico-sociali delle distinte città d’Italia, quelle che Pier Paolo Pasolini definiva “le nostre piccole patrie”, dimostrano un dato sconcertante: ogni punto di vista assume connotati e caratteristiche soggettive, antiscientifiche, totalmente astratte

Le devastanti notizie di cronaca ‘nera’ di questi ultimi giorni dimostrano l’abitudine mentale di alcune popolazioni del nord d’Italia a guardare solamente il proprio ‘ombelico’, a mantenere un punto di vista assolutamente ‘localista’ e provinciale intorno a molte questioni. Alla fine, il presunto assassino di Yara, la ragazzina di Brembate trucidata e abbandonata sotto la neve, è anch’esso un bergamasco; il marito che ha fatto strage della propria famiglia e, come se nulla fosse, se ne è andato al bar a seguire Italia-Inghilterra, è un milanese della porta accanto; il grafico impazzito che ha ferito e ucciso quattro persone scelte a caso è anch’esso un lombardo di Cinisello Balsamo. Eppure, prosegue la linea demagogica antimmigrazionista della Lega Nord e di altri Partiti e movimenti di opinione. La superficialità e l’incapacità di approfondire le realtà storico-sociali delle distinte città d’Italia, quelle che Pier Paolo Pasolini definiva “le nostre piccole patrie”, dimostrano un dato sconcertante: ogni punto di vista assume connotati e caratteristiche soggettive, antiscientifiche, totalmente astratte. Una compagnia teatrale milanese, composta da attori anche molto bravi, dopo essere rimasta vittima della ‘bomba d’acqua’ che ha investito, nei giorni scorsi, la capitale d’Italia impedendo la messa in scena della loro rappresentazione, è giunta a chiedersi che senso abbia proporre, nel corso dell’estate romana, manifestazioni artistiche serali all’aperto, ignorando completamente una pluridecennale tradizione culturale inaugurata da Renato Nicolini e portata avanti da artisti di assoluto rilievo quali Fiorenzo Fiorentini, Sergio Ammirata e moltissimi altri. Come se un singolo temporale caratterizzasse un’intera stagione. Come se una rondine facesse già primavera. Ogni punto di vista diviene privo di spessore, legato unicamente al momento, al ‘qui e ora’, agli eventi di una singola giornata. Il fatto stesso che si abbia un Governo guidato da un premier fiorentino e da una squadra di suoi ‘fedelissimi’, molti dei quali originari della Toscana, significa soprattutto che Firenze, grazie al cielo, è ancora una città di ‘signori’ che ha saputo difendere la propria eleganza comportamentale legandola alle sue magnifiche tradizioni rinascimentali. Roma stessa è stracolma di problemi e la sua cittadinanza appare ormai rassegnata a un ‘andazzo’ flemmatico e disilluso. Eppure, i suoi abitanti mantengono un simpaticissimo ‘sguardo scettico’ sui fatti e sulle cose, un punto di vista che, bene o male, li porta a stare tutti assieme, che fa sentire tutti quanti sulla stessa ‘barca’, senza vergogne o invisibili ‘barriere divisorie’ tra le persone. Invece, il provincialismo del Nord, soprattutto quello ‘lombardo-veneto’, continua a creare ‘mostri’, a gonfiare elementi di analisi insignificanti, a non distinguere quel che è di primaria importanza rispetto a ciò che, invece, risulta puramente complementare o secondario. E’ vero, stiamo parlando di popolazioni molto laboriose, abituate a vivere in un contesto sociale decisamente diverso, in cui la cosiddetta ‘qualità della vita’, per lunghi decenni, è stata molto più alta di quella attuale. Tuttavia, l’incapacità di addentrarsi nelle distinte e multiformi realtà sociali di questo Paese, persino quelle più sane e più ricche, rimane il dato più scoraggiante di tutti: un’oggettivizzazione di fatti che si dimostrano, sempre più spesso, assolutamente soggettivi e antistorici, che trasferisce ogni giudizio sopra una ‘scala di astrazione’ niente affatto post ideologica, bensì discendente da un’abitudine mentale ‘privatista’ piegata al più bieco pragmatismo consumista, anziché concepire quelle forme di programmazione socioeconomica che caratterizzano proprio le società più evolute e i sistemi produttivi più avanzati. Non stiamo teorizzando forme di pianificazione sovietica: si sta cercando di far comprendere che dev’essere resuscitata la buona abitudine a ‘scalettarsi’ gli impegni, a rispettare il più possibile quanto è stato programmato, a stabilire quali siano le nostre priorità senza ‘bypassare’ cose, eventi e persone se non per motivazioni gravissime, o assolutamente ineluttabili. La confusione di presupposti, la mancanza di principi e valori di qualsivoglia genere e tipo, il fare di ogni cosa un unico ‘minestrone’ insipido e indistinto, oltre a mandare in ‘tilt’ la società italiana rischia di trascinare tutti quanti nel più cupo ‘grigiore’ piccolo borghese, nello squallore della protesta ‘ipercritica’ priva di soluzioni costruttive, rendendo incomprensibile ogni tentativo di impostare alcune azioni riformiste di lunga lena, o anche delle semplici strategie di uscita dal ‘pantano’ della difficilissima fase storica che stiamo tutti quanto vivendo. E’ sciocco e stupido continuare a cercare nemici esterni - gli extracomunitari, i romeni, gli zingari - quando i nostri primi veri avversari sono soprattutto da ricercare in noi stessi, tra quei ‘demoni’ che circondano i nostri cuori e la nostra anima.


Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
Registrata presso il Registro Stampa del Tribunale di Milano, n. 345, il 9.06.2010.
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