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5 Maggio 2024

Caivano: terra di nessuno

di Elisabetta Chiarelli
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Caivano: terra di nessuno

Il nostro disinteresse risulta ormai collaudato verso qualsivoglia intento formativo nei confronti dei più giovani, onde indirizzarli a sviluppare una sana affettività e la capacità di saper attribuire un valore alle cose

Caivano, a pochi chilometri da Napoli, è stato lo sfondo, quest'estate, di una vicenda squallida di due bambine innocenti, a cui è stata sottratta, forse per sempre, ogni speranza di poesia. Bambine che oggi confondono l’amore con il possesso. Si dice sempre, a noi adulti, che nella scelta di chi amare, in fondo incide la consapevolezza di ciò che realmente meritiamo. Ci chiediamo quale sarà l’idea di amore che queste piccole innocenti porteranno con sé negli anni della loro crescita, loro che sono state avviate a concepire la schiavitù quale prezzo inevitabile di un affetto che, di certo, non esiste. Questi orrori ci scandalizzano ed è giusto. Ma non si commetta l’errore di pensare che a finire sotto la lente d’ingrandimento sia soltanto una realtà sociale disagiata di un sud d’Italia abbandonato dalle istituzioni. La mercificazione dell’essere umano e la negazione dell’innocenza sono dati costanti, che caratterizzano il nostro tempo.  Scontiamo un deserto educativo agghiacciante: una resa di fronte all’esigenza di dover trasformare la nostra società; lo smarrimento di qualsiasi valore collettivo o di comunità. Il nostro disinteresse risulta ormai collaudato verso qualsivoglia intento formativo nei confronti dei più giovani, onde indirizzarli a sviluppare una sana affettività, la capacità di saper attribuire un valore alle cose. Testi letterari, come ‘Il picCaivano_Parco_Verde.jpgcolo principe’ di Antoine de Saint Exupery, sono ormai vuota retorica. Di questi giovani non sembra interessare poi molto a noi adulti, tutti presi da noi stessi e dall’inseguimento del patetico sogno di un’eterna giovinezza e di un successo a basso costo. Il mondo dei social e dell’intelligenza artificiale ci ha reso più presentabili esteriormente, ma non certo più sani. Tutt’altro: la ‘macchina’ ha ormai preso il posto dell’anima, rendendo tutto meccanico, neutralizzando ogni vitalità culturale o spirituale. Avendo ormai smarrito ogni capacità di emozionarci, anche attraverso la lettura di un libro, la visione di un film, la contemplazione di un tramonto o di un paesaggio, abbiamo di conseguenza perso la capacità di trasmettere tutto questo alle nuove generazioni. Ripercorrere i passaggi letterari dei classici, occasionalmente citati in qualche articolo di giornale, mette in luce un senso di lontananza incolmabile da quell’attitudine allo studio e all’approfondimento che aveva caratterizzato gli anni della nostra gioventù, per noi un po' più maturi. E’ triste percepire in noi stessi svanire sempre più i ricordi della nostra formazione culturale, alla luce del progressivo deterioramento dei nostri sentimenti, ormai impossibilitati a produrre attenzione per un tempo superiore a pochi minuti. L’immediatezza del piacere, assioma del consumismo, ci ha condotti al consumo persino di noi stessi, ha affermato il suo strapotere sulle coscienze, senza che si consideri la dura realtà ambientale che ne costituisce il portato. Ossia, che a produrre un bene immediato sia "sempre e soltanto il male", come affermava Norberto Bobbio. Per questa ragione, l’immagine di quella madre, che scorgendo suo figlio insidiare una di quelle bambine innocenti si limita a esortarlo blandamente a lasciarle stare “perché sono piccole”, è lo specchio crudele di una società in avanzata decomposizione. Sì, siamo tutti Caivano e ci poniamo accanto alle sue vittime, senza dubbio. Ma siamo anche troppo vicini ai suoi carnefici.Caivano_case_popolari.jpg

QUI SOPRA: LE CASE POPOLARI DI CAIVANO (NA)

AL CENTRO: PARCO VERDE, UNA REALTA' DEGRADATA ABBANDONATA DALLE ISTITUZIONI

IN APERTURA: IL MURALES DEDICATO ALLE DUE MINORI ABUSATE


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