Il 30 maggio è la data in cui la Chiesa cattolica commemora Giovanna d’Arco: la pulzella d’Orléans condannata per eresia e riabilitata 500 anni dopo la sua morte, che oggi è divenuta una leggenda grazie al cinema e alla letteratura
Il 30 maggio è la data in cui la Chiesa cattolica commemora Santa Giovanna d’Arco. La figura della pulzella d’Orléans, condannata per eresia dalla Chiesa stessa, che la proclamò santa 500 anni dopo la sua morte, è oggi divenuta una leggenda grazie soprattutto al cinema e alla letteratura. Ma cosa sappiamo davvero della giovanissima ’santa guerriera’?
La fanciulla destinata a diventare patrona di Francia, nacque a Domrémy, un piccolo villaggio di contadini, nel 1412. Quando nacque, la Guerra dei cent’anni, che opponeva il Regno di Francia a quello d’Inghilterra, era in corso già da 75 anni. Contadina anche lei, quando divenne adolescente udì per la prima volta quelle voci che avrebbero segnato il corso della sua breve vita. All’età di 13 anni, infatti, la pulzella iniziò ad avere delle visioni mistiche, accompagnate a quelle che Giovanna stessa definì un “richiamo celestiale”. Certa di aver udito ”la voce di Dio”, la ragazza, da sempre molto devota, decise di fare voto di castità e di dedicare la propria vita a ubbidire alla divinità che le aveva parlato. Così, rifiutò lo sposo che i genitori avevano scelto per lei e partì alla volta di Chinon, per compiere la missione che Dio le aveva affidato: liberare la Francia dagli inglesi e aiutare Carlo VII, il Delfino di Francia, a salire sul trono che gli spettava per diritto di nascita.
Dunque Giovanna, una ragazzina di umili origini e senza alcuna preparazione militare, riuscì a essere ammessa a colloquio con il legittimo erede al trono di Francia. Lì, di fronte a un’assemblea composta da 300 nobili, giurò che avrebbe cambiato le sorti della Guerra dei cent’anni grazie all’intervento di Dio. Prima di concederle la propria fiducia, il Delfino fece sottoporre la ragazza a lunghi ed estenuanti interrogatori riguardo alla sua fede e alla sua conoscenza della religione. Alla fine, la fede e il coraggio ardenti di Giovanna lo convinsero. E il Delfino finì per affidarle un esercito. Pur non ricoprendo, a causa del suo sesso e della sua scarsa conoscenza in campo militare, alcun incarico ufficiale, la pulzella d’Orléans era di fatto a capo dell’esercito: ella proibì ai suoi soldati di bestemmiare e di commettere qualsiasi genere di violenza sulle popolazioni dei villaggi che avrebbero attraversato; impose loro di confessarsi e di pregare due volte al giorno; mandò via le prostitute che accompagnavano le truppe. La leggenda di Giovanna d’Arco cominciò a diffondersi per tutta la Francia. Tutti cominciarono a riconoscere lo stendardo che il comandante-bambina portava sempre con sé: uno sfondo bianco, con sopra raffigurato Dio nell’atto di benedire il fleur de lys, il giglio: simbolo di purezza e regalità. A Giovanna andarono tutte le simpatie e l’affetto del popolo francese, che vedeva in lei una liberatrice. I successi militari non portavano, però, gioia alla pulzella. Si narra che, al termine della sua prima battaglia, quella di Orleans, liberata dall’assedio degli inglesi, pianse innanzi ai cadaveri dei soldati nemici, inorridita nel vedere con i propri occhi quale fosse il prezzo della vittoria. Il 17 luglio 1429, giunse finalmente ad assistere a ciò per cui aveva tanto combattuto: l’incoronazione del Delfino di Francia presso la cattedrale di Reims. Portata a termine la propria missione, l’allora diciassettenne Giovanna cominciò a desiderare di far ritorno a casa, presso il povero villaggio che le aveva dato i natali. Al suo fedele compagno di tante battaglie, Jean De Dunois, confidò che le sarebbe piaciuto, un giorno, morire circondata da quei semplici contadini che per primi avevano avuto fiducia in lei.
Tuttavia, il suo destino non era quello di morire tra la propria gente. Durante una nuova campagna militare, nel 1430, la pulzella venne catturata da Giovanni di Lussemburgo, vassallo del re d’Inghilterra. Dopo alcuni mesi, quest’ultimo la vendette al vescovo di Beauvois, Pietro Cauchon, che consegnò la ragazza alle milizie inglesi in qualità di prigioniera di guerra. Detenuta nel castello di Rouen, la giovane Giovanna fu accusata di stregoneria ed eresia e processata dal Tribunale ecclesiastico. Il processo ebbe inizio il 3 gennaio 1431. Il Tribunale chiese conto a Giovanna delle sue visioni, delle voci che aveva udito, della sua scelta di indossare abiti maschili. Secondo la trascrizione dei verbali e le testimonianze dell’epoca, Giovanna rispose a tutto prontamente e con vivacità, senza mai cadere in contraddizione e senza mai smettere di professare la sua assoluta fiducia in Dio. Consapevole dell’ingiustizia che stava subendo, in un’occasione la ragazza mise in guardia il proprio giudice riguardo alla salvezza della sua anima. Nei numerosi processi a cui fu sottoposta, Giovanna si rifiutò sempre di negare che le voci che le parlavano provenissero da Dio, come le veniva richiesto. Rimase ferma nel suo proposito perfino di fronte alla minaccia della tortura. Il vescovo di Cauchon giunse addirittura a farle firmare con l’inganno un’abiura, profittando del fatto che Giovanna non sapesse leggere. Infine, nonostante l’illegittimità del processo fosse evidente a tutti, Giovanna fu condannata a morire sul rogo, con l’accusa di essere un’eretica. L’esecuzione ebbe luogo il 30 maggio 1431, quando la ‘pulzella’ aveva appena diciannove anni. La leggenda vuole che, quando le fiamme si furono spente, tra le ceneri venne ritrovato il cuore della ragazza, totalmente integro. E nonostante i numerosi tentativi, non vi fu modo di bruciarlo. Nel 1456, un nuovo procedimento ecclesiastico, voluto da papa Callisto III, dichiarò nullo il processo istituito contro Giovanna e proclamò l’innocenza della ragazza. Nel 1909, venne beatificata da papa Pio X e infine, nel 1920, papa Benedetto XV la proclamò santa.
Non è indispensabile essere di fede cattolica per riconoscere il valore storico, ma soprattutto simbolico, della figura della pulzella d’Orléans. Giovanna d’Arco, patrona di Francia, in qualche modo è anche la patrona di tutti coloro che si mantengono fedeli alle proprie visioni, o semplicemente alle proprie convinzioni, anche a dispetto dei soprusi più terribili. Un inno al coraggio incrollabile di chi crede fermamente nei propri ideali: un messaggio che chiunque può accogliere e far proprio, a prescindere dagli aspetti ‘fideisti’ della vicenda.