Con questo slogan viene ospitata al Museo della Comunicazione di Berlino una mostra il cui obiettivo è quello di smuovere i visitatori dal torpore della sedentarietà, riscoprendo il piacere, il dolore e gli imprevisti dell'interattività analogica rispetto all'immobilità del digitale
Dal 16 marzo al 26 giugno 2016 il Museo della Comunicazione di Berlino ospiterà una mostra dal titolo molto particolare: “No pain, no game”, nessun dolore, nessun gioco. Ideata da Volker Morawe e Tilman Reiff, l'esposizione ha come obiettivo quello di costringere gli individui abituati alla comodità del divano a sperimentare la fatica, il sudore e il dolore fisico del gioco e dell'interazione vis-à-vis, riscoprendo in questo modo il vero divertimento. Un approccio ludico e divertente in grado di offrire una prospettiva molto diversa sui meccanismi di interazione multimediale. Attraverso dieci installazioni interattive, il visitatore è portato ad uscire dalla “confort zone” e interagire con i giochi che normalmente farebbe senza sforzo comodamente seduto sul divano. Tra le “opere” selezionate per questa mostra si possono annoverare, fra le più apprezzate, una versione gigante del celebre Snake che costringe i giocatori a correre ai quattro lati di uno schermo posto per terra per guidare i due serpenti a caccia di cibo; la Facebox è un'installazione che mette, attraverso il contatto occhio a occhio, la vicinanza del mondo reale al posto dei rapporti a distanza e della disincarnazione digitale nelle reti sociali, creando al contempo un insolito e straniante senso di intimità; la “Pain Station” che sulla base del classico “Pong” del 1972 costringe il giocatore a tenere una mano ferma e a subire scosse o ondate di calore qualora la pallina virtuale colpisca dei determinati bersagli sullo schermo.