A Santeramo in colle, fiorente località della murgia barese, Michele Giannini regala ogni anno ai suoi concittadini un presepio speciale frutto del rigore delle regole di un saper fare acquisite da bambino, tramandate di generazione in generazione, e dell’amore per la sua terra.
Nella magica atmosfera di questi giorni di festa sono molti gli appuntamenti con i presepi natalizi. Una rappresentazione che ha una lunga storia legata alla ricca tradizione dell'arte e dell'artigianato locali. Una tradizione che da molti è stata trasformata in arte grazie a un impegno che si rinnova di anno in anno dal giorno dell’Epifania a quello dedicato alla Vergine Immacolata. Sicuramente, uno dei discepoli del Santo Natale è Michele Giannini, di Santeramo in colle, che a costruire presepi ha incominciato sin da piccolissimo. E in questo fiorente paese della murgia Barese (noto ai più per essere sede delle industrie Natuzzi), all’interno di un antica chiesa, viene esposta, rivista e arricchita ogni anno, la ‘sua’ opera realizzata in pietra pugliese. Un omaggio alla sacralità della natività che, come ci racconta lui stesso, è il frutto di una passione e una venerazione lunga un’esistenza. Un’ispirazione che nasce dal rigore delle regole di un saper fare acquisite da bambino, tramandate di generazione in generazione, e dall’amore per la sua terra. Nella sua memoria di adulto ripercorre le levate mattutine, quelle delle 5 del mattino, con il Priore Battista. Un tempo in cui il recupero di ciò che poteva servire diveniva un’avventura che incominciava come una ‘caccia al tesoro’, per reperire le pietre più idonee e adatte a essere trasformate per raffigurare, fin nei minimi particolari, paesaggi, pastori, pecore... Un’impresa che negli anni ha stupito grandi e piccoli. Ed è dei bambini, in modo particolare, che il Maestro Giannini si preoccupa, tutte le volte che le porte della chiesa del Purgatorio di Santeramo in colle si aprono. Un rituale che, per l’occasione, si trasforma in vero e proprio spettacolo, con lui che chiede ai presenti di soffiare per accendere un fuocherello per i pastori. Così, d’improvviso, appaiono piccoli e veloci fiammelle, di fronte agli occhi meravigliati di chi assiste, mentre piccolissime greggi si muovono per accogliere i visitatori. Un cammino, metaforicamente lontanissimo, che affonda le radici nel recupero delle tradizioni e della storia di una terra affascinante, ma spesso poco valorizzata. È la terra così ben descritta nel film-documentario “Focaccia Blues”, diretto da Nico Cirasola, girato sia in Puglia che in America per raccontare la vera storia di una piccola focacceria altamurana riuscita a sconfiggere un grande Fast Food. Quella dell’Alta Murgia, con il suo cibo buono e genuino. Altamura e Matera, infatti, sono a due passi da qui. Un territorio dal quale Giannini ha saputo maestralmente attingere, con un lavoro certosino, per ridisegnare un’antica Betlemme rivisitata in chiave pugliese. I sassi di Matera, pietra grigio azzurrina che caratterizzano sia la Basilicata sia le ulteriori strutture rupestri che si sono sviluppate in epoca bizantina sino a Gravina di Puglia, sono sapientemente posti e collocati come un accurato puzzle la cui composizione attentissima non rigetta nulla delle antiche usanze locali. La vita si muove silenziosa e non si ferma neppure la notte di Natale: il fornaio che sapientemente leva il pane dal suo forno per cederlo nella Santa notte, il vino vero che dalle botti si riversa nel piccolo otre, le mucche che dal pascolo rientrano ed escono dalle grotte, l’arrotino che mostra la sua operosità. Tutto ha un senso e una sua collocazione in questo piccolo universo, dove vere protagoniste sono queste calde e antiche rocce calcaree della città di Santeramo in colle. Un monumento che riporta in vita la natività, anche attraverso il reperimento di pietre singolari che hanno la forma di animali. Come la tartaruga che, quest’anno, si può vedere ai piedi del Presepio, così come un ‘gattino’ o ancora un ‘serpente’ che si disseta in un ruscello. Non potevano mancare, nella composizione, i prodotti tipici della tradizione gastronomica locale. Dal pane alle scamorze, realizzate, con minuzia. Visibilissimi, per altro, i simboli della cosìddetta ‘Gravinella’, gli alberelli tipici di un bosco di notevole valenza, unico nella provincia di Bari, caratterizzato da una lecceta pura (una cosa simile si può trovare solamente nella parte nord del Gargano). Insomma, una sorpresa per gli occhi e per il cuore dei pugliesi ‘doc’. Così, negli anni, il presepista Giannini ha mostrato a questa città tanti suoi lavori, riuscendo a regalare anche il segno tangibile che, in fondo, Natale dura tutto l’anno.