Nuove scoperte dai fondali di Levanzo (Tp): nell’ambito di una campagna di scavi archeologici al largo delle coste della Sicilia occidentale, sono stati rinvenuti 2 rostri in bronzo appartenuti alle navi romani che combatterono contro la flotta cartaginese nella battaglia delle isole Egadi
‘Egadi 26’ e ‘Egadi 27’ sono i nomi che sono stati assegnati agli ultimi rostri in bronzo recuperati nei fondali di Levanzo (Trapani) il 23 agosto scorso, nell’ambito di una campagna di scavi archeologici al largo delle coste della Sicilia occidentale. Il sito è legato alla battaglia delle Egadi, che vide la Repubblica di Roma scontrarsi contro la flotta cartaginese durante la prima guerra punica. Il rinvenimento di questi importanti reperti storici ha suscitato molto entusiasmo tra gli archeologi, fornendo nuovi spunti sulla battaglia delle isole Egadi, avvenuta nel 241 a. C. e conclusasi con la schiacciante vittoria di Roma sui Cartaginesi. “I fondali delle Egadi”, dichiara l’assessore regionale ai Beni culturali, Francesco Paolo Scarpinato, “si confermano ancora una volta uno scrigno prezioso di informazioni per comprendere lo scontro navale tra romani e cartaginesi. La scoperta di Sebastiano Tusa continua, ancora oggi, a ricevere conferme sempre più importanti, avvalorando l’intuizione dell’archeologo prematuramente scomparso nel 2019 che aveva consentito l’individuazione del teatro della battaglia che sancì il dominio dei Romani sul Mediterraneo”. I rostri sono stati individuati su un fondale di circa 80 metri e recuperati con l’ausilio della nave da ricerca ‘Hercules’ della fondazione statunitense Rpm Nautical Foundation, che negli anni è riuscita, mediante le sofisticate strumentazioni presenti a bordo delle loro imbarcazioni, nell’individuazione e recupero di numerosi reperti riguardanti la famosa battaglia svoltasi il 10 marzo del 241 a. C.
In quest’ultima campagna, i subacquei hanno recuperato 15 elmi del tipo Montefortino, 20 paragnatidi (le protezioni per le guance e il viso dei soldati a corredo degli elmi), una spada, un centinaio di monete in bronzo e, per la prima volta in oltre vent’anni di ricerche, sette monete in argento. Efficaci e potenti armi di distruzione applicate sulla prua delle navi da guerra, i rostri permettevano lo speronamento delle navi nemiche così da provocarne l’affondamento. A partire dagli anni 2000 ne sono stati rivenuti 24. E negli ultimi 20 anni sono stati individuati anche: 30 elmi del tipo Montefortino, appartenuti ai soldati romani; 2 spade; svariate monete; un considerevole numero di anfore. Da alcuni anni, alle ricerche puramente strumentali, condotte in collaborazione con la Rpm, sono state affiancate le ricerche con l’impiego dei subacquei altofondalisti della Sdss (Society for Documentation of Submerged Sites, ndr), che hanno consentito, grazie alla specializzazione nelle ricerche in acque profonde, l’individuazione e il recupero di importanti reperti.