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2 Maggio 2024

Rudolf Steiner: "Coltivate la vostra umanità"

di Carmen Posta
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Rudolf Steiner: "Coltivate la vostra umanità"

L’antroposofia è una vera e propria ‘scienza dell’uomo’ creata da Rudolf Steiner dopo essere stato allievo della dottrina della teosofia: una figura che ha influenzato la nostra società in bene sotto molteplici prospettive
 
Ci sono persone che dedicano anni della loro esistenza a praticare, studiare e leggere trattati delle diverse scuole esoteriche. Le vie sono molte e si può partire da diversi punti. Nel nostro caso, abbiamo deciso di abbracciare l’antroposofia, ancor prima dello yoga. Si tratta di una vera e propria ‘scienza dell’uomo’, creata da Rudolf Steiner dopo essere stato allievo della dottrina della Teosofia. L’eminente, ma a molti forse sconosciuta, figura di Steiner ha influenzato la nostra società, in bene e sotto molteplici prospettive. Per questo motivo, ci prendiamo una licenza un po’ fuori dai canoni: quella d’intervistare qualcuno che non è più tra noi. Che questo avvenga attraverso la canalizzazione o l’immaginazione, lo lasciamo al vostro criterio. Cercheremo di sondare nelle profondità dell’intelligenza condivisa da Steiner, creando un filo di domande che troveranno risposta nella coscienza collettiva di cui tutti siamo parte. Vi invitiamo a usare la creatività, ma soprattutto a fidarvi del vostro istinto, laddove le parole risuonino come una delle tante possibili verità. La prima domanda che ci sorge spontanea è quella di conoscere il suo percorso interiore, non quello delle innumerevoli biografie.
 
Rudolf Steiner, perché questa necessità di far nascere l’antroposofia?
“La necessità dell’uomo moderno è quella di ritrovare la strada interiore, lì dove siamo in diretta connessione con l’aspetto divino delle cose. Non come una pratica racchiusa solo ed esclusivamente nella religiosità, ma come stile di vita, rendendo tutte le cose di un carattere spirituale: l’educazione e l’alimentazione del corpo e della mente. Lo sviluppo di un intelletto che unisce il razionale con l’intuito, per ritrovare l’equilibrio e la verità che è in ognuno di noi”.

Può spiegarci meglio?
“Osservo nell’uomo contemporaneo uno stato di decadenza, un’epoca oscura che già era stata determinata, ma il problema maggiore è la passività nei confronti degli eventi: l’uniformismo. L’uomo si rassegna, finisce per credere che è piccolo, che non vi è molto che possa fare per migliorare lo stato delle cose. Si mente perché perde la nozione di chi è veramente, della sua natura energetica che va ben oltre al materico. Rigettando così la sua essenza, inizia ad ammalarsi e a perdere contatto con ciò che è venuto a fare nella sua esistenza. Così, quando si perde di vista chi si è, ci si fa guidare ciecamente dagli altri. Diventiamo come delle valigie che vengono trasportate nel portabagagli, ma la realtà è che noi siamo i viaggiatori. Per questo ho creato l’antroposofia: per risvegliare l’indole del viaggiatore nell’uomo, per ricordargli che è grande e magnifico in quanto frutto della creazione divina e di un’evoluzione costante.”

Lei parla di evoluzione: a che cosa fa riferimento?
“Nei miei libri e conferenze parlo spesso della cosmologia dell’uomo. Ho cercato di mantenere i testi semplici, ma dovete pur tenere conto che appartengono a un'altra epoca e che i contenuti esoterici che trovate al loro interno sono tutt’altro che semplificabili con le parole, dato che spesso vanno contro le nozioni che abbiamo appreso sin da piccoli e alle linee guida dei sistemi educativi prevalenti oggi giorno. Perciò, per comprendere e approcciare una tematica come quella dell’origine e l’evoluzione dell’uomo, bisogna allinearsi con se stessi e liberarsi dai preconcetti e le razionalizzazioni, ossia di ciò che chiamiamo volgarmente conoscenza. Solo così potrete visualizzare il contenuto delle informazioni che condivido con voi, così come hanno fatto tanti altri nel corso del tempo. Secondo questa visione, l’uomo si è formato insieme agli elementi e ad altre entità provenienti da dimensioni diverse della nostra. Stiamo parlando di un percorso di milioni di anni. Inizialmente eravamo immateriali ancora, il pensiero non si era creato, tutto era una proiezione delle immagini dell’esperienza. In questa forma potevamo comunicarci automaticamente con gli esseri delle energie sottili e interagire con la creazione della Terra, del Sole, della Luna, dei pianeti. Tutto è stato frutto di un lunghissimo processo, che ci porta oggi a un punto culmine. Quello in cui ci troviamo, dove l’uomo ha bisogno, più che mai, di ritrovare il collegamento con se stesso, in modo da poter intraprendere il cammino che ci permetterà di evolvere verso l’equilibrio, che non sarà altro che il riflesso dell’interiorità di ognuno.”

Le responsabilità dell’individuo quindi, cosa ognuno di noi può fare per collegarsi con se stesso?
“È indispensabile l’auto-osservazione, comprendere che ogni conflitto esteriore è l’estensione di uno interiore. Solo così ci si porta verso uno stato di coscienza sulle nostre dualità, le qualità, i difetti, la luce e l’ombra. Dobbiamo comprenderle, accettarle e divenire capaci di discernere tra l’una e l’altra. La velocità, e l’eccesso d’informazione, la mancanza di tempo, gli schermi: tutti questi elementi vi allontanano. Per riuscire a osservarvi veramente dovete stare con voi, iniziare a rimanere con le sensazioni che provocano sconforto, quelle da cui tutti fuggite. Coltivate il silenzio, fate una cosa volta per volta, ponete la vostra attenzione in tutto ciò che entra in voi, sia esso alimento, informazione o immagini di carattere ludico. Queste impressioni rimangono in voi, nell’inconscio e nel subconscio, creando uno stato parallelo che non rappresenta la vostra realtà, ma che vi ricollega a mondi che immaginate e visualizzate con la mente.  Nutrite corpo, mente e spirito con attenzione e le scelte verranno da sé, con naturalezza e senza costrizioni. Coltivate la vostra umanità e andrà tutto nel verso giusto. Coltivate la vostra umanità”.
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Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
Registrata presso il Registro Stampa del Tribunale di Milano, n. 345, il 9.06.2010.
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