In occasione della ricorrenza della Pasqua, la galleria Pietrosanti G.d.A. presenta ‘In dialogo con la Sindone’ del fotografo Danilo Mauro Malatesta fino al 26 aprile presso la chiesa del Santo Sudario, nel Museo della Sindone di Torino
Dallo scorso 12 aprile, i torinesi hanno la possibilità di vivere un confronto alquanto inedito e suggestivo. Curata dalla critica d'arte e giornalista, Silvia Mattina, l'esposizione ‘In dialogo con la Sindone’ presenta il lavoro fotografico di Danilo Mauro Malatesta. In un'epoca storica così assuefatta dalle immagini, trovare opere d'arte realizzate con un'antica tecnica, ‘l'ambrotipia’, è una perla rara. Non è solo fotografia: il procedimento di lavorazione con il collodio umido è quasi un'operazione alchemica, con sostanze chimiche che vanno dosate con precisione, rispettando i tempi di attesa della camera oscura. La Sindone di vetro è l'assoluta protagonista di questa mostra e troneggia davanti alla ‘reliquia’ di riferimento, posta sull'altare della chiesa del Santo Sudario. La scelta della figura di Cristo è uno spunto per una riflessione più profonda sul sacrificio come creazione di un nuovo simbolo di coesione sociale, ponendo a confronto linguaggi ed esperienze diverse, per dare uno stimolo per la cultura. Nella ‘città del Telo’, il dialogo con l'opera si amplifica e trova la sua sede ideale per smuovere una profonda riconsiderazione del ‘corpo icona’ del Cristo, ormai così depauperata nel suo significato salvifico e problematico. Per interrogarsi sull'importanza dell’immagine, oggi occorre andare a ritroso verso le origini stesse delle nostre tradizioni religiose e culturali e trovarsi a ‘tu per tu’ con quell'uomo calpestato e dimenticato. Di queste e altre implicazioni e interpretazioni sul tema, ne abbiamo voluto parlare più nel dettaglio con la curatrice del progetto, Silvia Mattina.
Silvia Mattina, a pochi mesi dalla prima mostra, ‘Schegge mistiche’, tenutasi presso la galleria Pietrosanti G.d.A. in Roma, le opere del fotografo Danilo Mauro Malatesta sono approdate a Torino, nella prestigiosa cornice della chiesa del Santo Sudario, all'interno del percorso di visita del Museo della Sindone: cosa racconta, esattamente, ‘In dialogo con la Sindone’?
“La mostra torinese racconta un dialogo che va oltre i confini del tempo e dello spazio e che vede protagonista la Sindone di vetro nella sua doppia natura di ‘reliquia profana’ e manufatto artistico”.
Com'è nato il progetto che ha condotto alle due mostre?
“Il progetto della Sindone di vetro è nato un anno fa, quando il direttore della galleria romana, Marco Pietrosanti, mi presentò le opere di Malatesta e mi parlò di una tecnica fotografica per i più poco nota: il ‘Wet Plate Collodion’. Me ne innamorai subito. E dopo soli pochi mesi, inauguravamo la mostra a Roma e cinque mesi dopo a Torino. Lo reputo un ottimo inizio di percorso, considerando il fatto che l'opera ha la sua complessità, perché propone una riflessione su un doppio binario: tra tecnica e scienza e tra spiritualità e religione”.
La Sindone di vetro è lunga circa 5 metri: di quale aspetto avete tenuto conto nella progettazione dell'allestimento di Torino?
“Come già nella precedente, il primo e più importante aspetto è quello ‘tecnico’, in quanto il collodio umido su vetro trasforma la lastra in un'immagine negativa che può essere vista anche in positivo, ponendo alla base un cartoncino o un panno nero. In quest'occasione, il nostro scopo era quello di creare una sorta di ‘cappella profana’ - una struttura di metallo di 4 metri di profondità per 3 metri e mezzo di altezza, rivestita con un enorme panno nero – dove porre in verticale le otto lastre delle dimensioni di 50x60 centimetri, ricostruite in modo da restituire l'intera fisionomia dell'Uomo della Croce in scala reale. In questo modo, l'oscurità e il posizionamento delle luci vicino alle lastre dona quel ‘silenzio emotivo’ e quell’unità ‘spirituale’ perduta nelle altre quattro fotografie del Cristo e degli strumenti della Passione, poste ai lati della struttura”.
Il dialogo non è solo con la copia della ‘reliquia’ conservata all'interno della chiesa torinese, ma c'è anche un filo storico importante che lega lo strumento utilizzato da Malatesta con l'avvocato Secondo Pia: vuole spiegarcelo?
“Mai posto è più significativo del Museo della Sindone di Torino. Non si tratta di una connessione solo sul piano del soggetto: l'artista porta avanti un discorso storico-artistico molto più profondo. Dall'acquisto di una Tailboard camera del 1890, Danilo ha iniziato a esplorare la tecnica per poi scoprire che, secoli prima, l'avvocato Secondo Pia immortalava il sacro lenzuolo con lo stesso banco ottico (in questi giorni in mostra accanto alla Sindone di vetro). Il merito dell'artista è di rendere al pubblico un'immagine ‘diversa’ che evoca in modo suggestivo l'impronta sindonica ma, allo stesso tempo, ne fornisce una lettura in chiave non solo fotografica ma anche pittorica, quasi scultorea”.
Prevedete altre collaborazioni con istituzioni museali italiane?
“Il prossimo appuntamento è per il 17 giugno, presso i locali di Sala Ruspoli a Cerveteri, in provincia di Roma. La grande occasione torinese non è che un primo passo verso un progetto che intende essere itinerante sul territorio italiano, ma che necessita di sostenitori in grado di supportare e credere concretamente nell'idea. La ‘Sindone di vetro’ è un unicum artistico che, talvolta, può far riflettere sulla fede, sull'irriproducibilità dell'opera d'arte e sulla storia e l'importanza della Sindone stessa. E’ l'opera d'arte che va incontro l'individuo e ne scardina le certezze, per vivere una coinvolgente esperienza interiore”.
In dialogo con la Sindone di Danilo Mauro Malatesta
fino al 26 aprile 2019
Museo della Sindone,
via San Domenico, 28 - Torino
da lunedì a venerdì 9-12/15-19
e-mail: pietrosanti.gda@gmail.com
https://www.pietrosanti-gda.com/in-dialogo-con-la-sindonehttps://sindone.it/museo/it/2019/04/12/dialogo-sindone-mostra-fotografica-chiesa-s-sudario/
QUI SOPRA: LA SINDONE DI VETRO E MACCHINA FOTOGRAFICA DI DANILO MAURO MALATESTA
AL CENTRO: LA CURATRICE E GIORNALISTA, SILVIA MATTINA
IN ALTO A DESTRA: LA MOSTRA PRESSO LA CHIESA DEL SANTO SUDARIO DI TORINO