Da casa al museo andata&ritorno via social: volti, pose ed espressioni di donne e di uomini, bambini, ma anche animali, per dimostrare che il nostro patrimonio artistico è il futuro e vive accanto a noi
Da settimane, ormai, l’emergenza sanitaria ha costretto milioni di persone a rifugiarsi temporaneamente in casa, adottando una nuova ‘routine’ fatta di restrizioni alla libertà personale e - diciamolo - dal rischio, sempre in agguato, di cadere nelle grinfie di ‘madama pigrizia’ e ‘signora noia’. Nello stesso tempo, tale situazione ha messo in luce le infinite potenzialità dei ‘digital media’ e, in particolare, dei ‘social network’, rivelatisi in questo frangente strumento comunicativo e coesivo d’elezione, efficace e immediato. Tale aspetto lo hanno colto, con grande lucidità, anche molte istituzioni museali italiane - chi più, chi meno – impegnate, soprattutto nell’ultimo periodo, ad arricchire la propria offerta digitale, ideando e lanciando varie ‘campagne social’ accomunate tutte da un’unica logica: attrarre, intrattenere ed educare all’arte attraverso il divertimento e il gioco, virtualmente e da dispositivo remoto. Il museo - insomma - vissuto, percepito, addirittura ‘spiato’ da casa: un viaggio a&r via Facebook o Instagram, social della parola e dell’immagine, dell’icasticità verbale e visiva. Tra le innumerevoli iniziative via via promosse, una in particolare ha colpito la nostra attenzione, per l’auspicabile ricaduta che può avere sul modo di fruire le opere d’arte, intorno alla quale è interessante fare qualche riflessione. Ci riferiamo alla storica campagna ‘L’arte ti somiglia’, rilanciata recentemente in una versione rinnovata e aggiornata all’#iorestoacasa, dal ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, pensata originariamente nel gennaio 2017, in collaborazione con il Centro sperimentale di cinematografia e con la regia di Paolo Santamaria. L’obiettivo è quello di promuovere i #museitaliani: volti, pose ed espressioni di donne e di uomini, bambini, ma anche dei nostri animali. L’arte ti somiglia: è il tuo patrimonio, il tuo futuro e vive accanto a te. Uno ‘spot-guida’ per “rappresentare la fusione tra i capolavori dell’arte e i visitatori dei musei” e una sola sfida, intelligente quanto irriverente e potenzialmente dissacrante: mimare con ciò che si possiede in casa, dall’accappatoio al canovaccio, dal cibo all’animale domestico, quadri e scultore che abbiamo visto in museo - o che desideriamo vedere e conosciamo solo virtualmente - riproducendone gesti e movenze, atteggiamenti e pose. Un invito nient’affatto semplice, se colto davvero nella sua essenza: uno stimolo a mettere in campo il proprio corpo, esercitando e allenando la propria fantasia a ricreare con mezzi semplici e improvvisati e - perché no? - con ironia, ciò che é rimasto impresso nei nostri occhi e ha catturato la nostra curiosità. Tutto ciò, a dimostrare come il patrimonio artistico non solo ci appartenga nel senso più nobile del termine, ma addirittura ci somigli: esso rappresenta ciò che siamo e che siamo stati, incarna le nostre radici culturali e identitarie e, per tali ragioni, non può essere dimenticato o ignorato, ma va conosciuto e rivissuto, percepito come qualcosa che informa di sé e alimenta costantemente le nostre vite. Una messa in valore che porta direttamente al principio di tutela, espresso e garantito dall’articolo 9 della nostra Costituzione. Le ‘espressioni-chiave’, ancora una volta: ‘fare rete’, giocare con la cultura, restare a casa. Pronti? E allora 3, 2, 1... via! Cercate l’opera che più vi piace e trasformatevi in essa, fotografatevi e pubblicate lo scatto con l’hashtag: #lartetisomiglia.