Sopprimere i fidanzatini di tua figlia è, al giorno d’oggi, una di quelle rare attività che ancora permettono la convivenza di due categorie non di rado incompatibili: il dovere e il piacere. Intendiamoci: non tutti i fidanzatini debbono essere soppressi. Taluni, infatti, si ‘autosopprimono’ da soli e, in tali casi, non sarà necessario alcun intervento: basterà vederli farsi avanti, un po’ timidi, incerti, non convincenti. E se il vostro occhio lungimirante si sarà fatto una certa idea (“Questo gnaaa fa”) non resterà che pazientare, con una buona dose di fiducia verso il loro radioso destino. In altri casi, di contro, l’intervento soppressivo eccome che s’impone! Ed è in questi frangenti che il ‘Buon Padre di Famiglia’ dovrà ricorrere a ogni spregiudicato, cinico, sordido strumento pur di raggiungere il benefico scopo. Si consiglia, all’occorrenza, dapprima una forte dose di diplomazia. Affettando un’espressione gioiosa e un sorriso smagliante, dovrete innanzitutto accerchiare la vittima con infiniti complimenti, sospiri e punti esclamativi: “Oh!!! Ma dai??? Davvero ha studiato lì? Ma, giura: lavora già? Perbacco: sta facendo uno stage! Ma che bel ragazzo che è. Ed è pure simpatico”! Eccetera, eccetera, eccetera. Dopodiché, una volta subdolamente introdotti nel ‘pollaio’, sarà indispensabile sferrare l’attacco con la gelida determinazione della ‘faina’. E’ qui che il ‘Buon Padre di Famiglia’ dovrà dare il meglio di sé, colpendo con spietata ferocia in tutti i punti deboli e, sempre, con una robusta dose di ottimismo. Non c’è fidanzatino che, con l’astuzia, non possa non essere screditato, sminuito, svilito, colpito nella considerazione e nel rispetto. Guai, nei casi più gravi, a farsi scuotere dal dubbio o dalla pietà: più il ‘nemico’ è temibile, più andrà lasciato a terra, rantolante e ormai spacciato, senza alcun tentennamento. Attenzione, però: occorre scaltrezza. Effettuato il cruento ‘blitz’, dovrete immediatamente ricomporvi con tutta la flemma e la distanza di un nobile britannico in vestaglia, svogliatamente impegnato nel sorbire una tazza di thé. Guai ad apparire, in questa fase, interessati a qualsiasi esito della vicenda: ora, non vi resta che aspettare. L’attesa, ben lo sapete, sarà una vera tortura: potranno passare giorni, settimane, forse mesi. Ma quando, fiduciosi, lascerete andare per caso e con ‘nochalance’ una certa domandina (“A proposito, come sta X, è un po’ che non ne ho notizie”) e vi sentirete rispondere, con una punta di imbarazzo: “Oh, non lo so, è da quel dì che non ci sentiamo”, ebbene, è in quel preciso momento che dovrete alzare lo sguardo all’orizzonte, fissando un punto impreciso davanti a voi, per gustare tutto il vostro pieno, totale, agognato e incommensurabile ‘Trionfo’!!! (articolo tratto dal sito www.giovanninegri.eu)
L'autore
Giovanni Negri: giornalista professionista, già europarlamentare e Segretario nazionale del Partito radicale