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1 Aprile 2025

Fatti non foste a viver come insegnanti

di Andrea Accolla
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Fatti non foste a viver come insegnanti

Una professione che ha assunto ormai i connotati di una missione sociale, un paradosso se si pensa all’importanza dello scopo ultimo del docente: gestire, valorizzare e incanalare le attitudini degli studenti tra cui si celano i futuri protagonisti della classe dirigente

Bistrattati, malpagati e anche malmenati: è questa l'impietosa istantanea degli insegnanti che emerge nel 2025, tra impasse strutturali, infiniti iter burocratici e responsabilità sempre più pressanti. Macigni che gravano su una professione che ha assunto ormai i connotati di una missione sociale, un paradosso se si pensa all’importanza dello scopo ultimo del docente: gestire, valorizzare e incanalare le attitudini degli studenti, tra cui si celano i futuri protagonisti della classe dirigente. Un ruolo fondamentale all’interno della società, che non gode più del prestigio sociale, perduto nel corso di questi complicati tempi che stiamo vivendo.
Il 'focus' scolastico è, infatti, profondamente mutato, ponendo in primis una maggior attenzione nei confronti dei bisogni di ciascun studente. Ne è conseguito lo sviluppo di un modello che potrebbe essere definito 'alunnocentrico', che prevede la cooperazione di un nutrito gruppo di esperti e figure professionali, al fine di elaborare formule personalizzate per le diverse velocità di apprendimento. Spetta, inoltre, agli insegnanti calibrare una didattica più inclusiva possibile, una progettazione che valichi il dualismo spiegazione/compito da svolgere, a cui le vecchie generazioni erano state abituate. Nuove modalità richiedono, dunque, la definizione di nuovi protocolli, da discutere e siglare attraverso riunioni, assemblee e consigli didattici (ordinari e straordinari) svolti rigorosamente in orario extrascolastico, in presenza nelle sedi di riferimento oppure attraverso collegamenti web da remoto (un retaggio pandemico che si è trasformato in un’arma a doppio taglio, a quanto pare, ndr). Sessioni lavorative che non prevedono nessuna compensazione monetaria.
QualcAula_scolastica.jpghe maligno potrebbe affermare, con azzardo, che l’ulteriore lavoro gratuito prestato sia il giusto contrappasso per i tanto vituperati mesi di ferie estive di cui i docenti godono. Tuttavia, questi detrattori poco accorti non giudicano rilevanti le numerose sperequazioni che affliggono la categoria. A tal proposito, è necessario sottolineare la scarsa retribuzione salariale, notoriamente considerata fra le più basse d’Europa. Lo stipendio medio di un professore di scuola superiore a inizio carriera può corrispondere a una somma vicina ai 1400 euro, per toccare il culmine verso la fine e sfiorare i 2 mila euro (entrambe le cifre sono chiaramente da considerarsi nette, ndr). Paghe che non rispecchiano l’impegno profuso nel lungo percorso che separa i volenterosi dal raggiungimento della meta dell’abilitazione e del ruolo, né tantomeno compensano le responsabilità di cui sono investiti. Secondo i dati più recenti diffusi dall’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) presentati lo scorso 5 ottobre 2024, in occasione della Giornata mondiale degli insegnanti, l’aumento del prossimo contratto collettivo proporrebbe un incremento del 5,8% posto a confronto con il 28% di media europeo. Al contempo, anche gli investimenti verso l’istruzione risultano esigui, equivalendo a uno 'stiracchiato' 4% della spesa pubblica. La diretta conseguenza dei miseri fondi è una precarietà didattica che si traduce in servizi scolastici deficitari, in laboratori e utensili tecnologicamente datati. Persino le stesse infrastrutture scolastiche risentono della mancanza di manutenzione, sfociando talvolta in crolli o cedimenti. Vi è, infine, il preoccupante trend delle aggressioni verso i docenti, che aumentano costantemente la loro presenza sulle cronache nostrane: da nord a sud sono molteplici i casi di violenza verbale e fisica ai danni degli insegnanti, perpetrati dagli stessi alunni in base a motivazioni futili, come voti assegnati non condivisi o richiami verbali giudicati “irrispettosi”. L’ultimo triste caso viene segnalato a Inzago, in provincia di Milano: un docente è stato brutalmente picchiato al volto da un proprio alunno, incontrato casualmente nella piazza principale della cittadina mentre rincasava. Prognosi: frattura nasale e danni a carico della mascella. Atti vili, perpetrati con freddezza e non sempre condannati e sanzionati con la fermezza necessaria. Queste falle segnalano, ancora una volta, come sia essenziale avviare una totale ristrutturazione del 'sistema-scuola' attraverso una riflessione, prima sociale e poi istituzionale, volta a valorizzare un 'ruolo-cardine', che determina il grado di avanzamento di una società.
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Periodico Italiano Magazine - Direttore responsabile Vittorio Lussana.
Registrata presso il Registro Stampa del Tribunale di Milano, n. 345, il 9.06.2010.
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