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24 Novembre 2024

Rita Zumbo: "Non esistono false credenze"

di Stefania Catallo
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Rita Zumbo: "Non esistono false credenze"

Secondo la nota psicoterapeuta d’indirizzo ‘junghiano’, falsi miti, leggende metropolitane e antichi racconti popolari sono, più che altro, convinzioni collettive non coadiuvate dal metodo scientifico

Dall'autostoppista che, dopo essere salita in macchina nei pressi del cimitero, si volatilizza durante il viaggio con grande paura del conducente, fino alla telefonata di mezzanotte al numero 666, alla quale risponderebbe Satana in persona: le leggende metropolitane e i vari miti, antichi e moderni, rappresentano in qualche modo le paure dell'uomo. Oppure, possono essere delle risposte a eventi apparentemente inspiegabili ma, proprio per questo, affascinanti. Come non pensare alla leggenda del Lupo Mannaro, rielaborazione fantastica della licantropia: una vera e propria malattia nervosa trasportata sullo schermo decine di volte e interpretata anche da grandi attori come, per esempio, Anthony Hopkins e Benicio del Toro in ‘Wolf, la belva è fuori’? E poi gli ‘zombies’, che in realtà non sono i morti viventi del regista Romero, bensì persone cadute in stato di morte apparente perché contaminate dal veleno del pesce palla. E ancora, i tanti figli di Belzebù, che nascono in corrispondenza dei cambi di secolo o negli anni bisestili. Insomma, esiste una letteratura e una tradizione orale su mostri, leggende e ‘compagnia cantante’, che si autoalimenta e continua a terrorizzare in virtù dell'inspiegabile, che tuttavia, spesso è spiegabilissimo. Ma come si pone la psicologia verso miti e leggende? Carl Gustav Jung, per esempio, rimase incuriosito dal 'I Ching' - un metodo divinatorio orientale - tanto da scrivere la prefazione all'edizione inglese del libro dell'oracolo negli anni ‘20 dello scorso secolo. La dottoressa Rita Zumbo, psicoterapeuta di indirizzo ‘junghiano’, ha accettato di rispondere ad alcune domande che vogliono far luce sugli approcci della moderna psicologia, sia nei confronti delle leggende, sia verso fatti inspiegabili come, per esempio, gli Ufo.

Rita Zumbo, quali sono i meccanismi che concorrono alla formazione delle credenze popolari o anche delle false credenze?
“Quando si parla di credenze, mi piace proporre il pensiero del filosofo Charles Sanders Peirce (1839–1914), che nel suo scritto ‘Il fissarsi della credenza’, anticipando le successive scoperte della psicologia cognitiva, sosteneva che gli esseri umani hanno la necessità di mantenere una stabile interpretazione degli eventi e del mondo che ci circonda. Quindi, le conoscenze umane e anche le credenze sono il risultato di ricerche che hanno avuto origine dal ‘dubbio’. Possiamo definire il dubbio: ‘Uno stato di irrequietezza e insoddisfazione contro il quale lottiamo’, per liberarci da questa ‘angoscia’ del non poter collocare un evento all’interno di un nostro schema mentale. Optiamo, quindi, alla creazione di una credenza che è ‘un avviso a noi stessi di come dobbiamo, all’occasione, agire nei riguardi di certe cose che non riusciamo a inquadrare nel nostro sistema di conoscenze’. Ma il fatto che una credenza si riveli più efficace di altre, che cioè permetta di abbandonare la condizione di dubbio meglio di altre, non implica che essa sia anche la più vera. In ogni caso, quando una credenza è condivisa, dai membri di un gruppo identificabile, essa ha natura collettiva Detto ciò, la credenza possiamo collocarla all’interno del bisogno di sicurezza che fa parte dell’essere umano e, quindi, non esistono, a mio avviso, false credenze, ma solo credenze non coadiuvate dal metodo scientifico”.Carl_Gustav_Jung.jpg

L'incidente di Roswell del luglio 1947, quando un oggetto volante non identificato cadde al suolo nell'omonima località degli Stati Uniti, ha dato vita nel tempo sia ad una letteratura che a una corrente di pensiero al riguardo: pensa che si tratti di suggestione di massa? E come può avvenire questo fenomeno?
“Vorrei iniziare l’argomento degli avvistamenti di oggetti non identificati nello spazio celeste ricordando che ciò non appartiene solo alla nostra epoca moderna, ma se ne parla fin dai tempi antichi. Possiamo dire che sono tanti gli avvistamenti di oggetti luminosi e volanti non identificati nel corso della Storia. Basta citare Tito Livio e Cicerone, che hanno parlato, nei loro scritti, di questi fenomeni definendoli con i termini di ‘travi luminose in cielo’ o ‘scudi circolari infuocati’. Ma tornando al problema della suggestione di massa, sia la psicologia, sia la psicoanalisi hanno cercato di dare una definizione a questi fenomeni insieme a tutte le altre discipline, scientifiche e non. Possiamo dire, per alcuni versi, che la folla - o la massa - è irrazionale ed emotiva. E che, in generale, nella folla predomina l’inconscio. Mi piace a tal proposito ricordare che Carl Gustav Jung si occupò più volte del fenomeno Ufo e ne ha parlato esplicitamente nel saggio ‘Un mito moderno: le cose che si vedono in cielo’, interpretandoli come rappresentazioni inconsce, legate ad avvenimenti di rilevanza collettiva. Jung si domandava, proprio come noi, quale potesse essere il significato di questi fenomeni. Ebbene: io ritengo che, allora come oggi, l’umanità si sentisse minacciata come non mai nella sua storia e aveva bisogno di quello che possiamo definire ‘un mito moderno’. Attraverso una rassegna dei dati obiettivi, disponibili sul fenomeno Ufo e dall'analisi delle sue tracce nei sogni e nelle opere degli artisti, Jung afferma che si tratta di immagini ‘unificatrici’, prodotte dall'inconscio con la funzione di rassicurazione di fronte a uno stato di smarrimento collettivo. Esse rappresentano visioni e oggettivazioni fantastiche di un inconscio collettivo troppo duramente represso. Ritorna, ancora una volta, l’idea del bisogno umano di rassicurazione attraverso miti e archetipi”.

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