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Ci voleva una trasmissione dai grandi numeri come 'Vieni via con me' per porre all'attenzione degli italiani il personaggio David Anzalone, in arte Zanza, e abbattere il muro di indifferenza che separa la gente 'normale' dal popolo dei 'diversamente abili'. La trasmissione di lunedì 22 novembre 2010 ha registrato un picco di ascolti superiore agli 11 milioni (contro i quasi 5 milioni registrati dal Grande Fratello su Canale 5).
Eppure questo giovane 'giullare contemporaneo' è stato ospite di Enrico Bertolino su "Glob – l’osceno del villaggio" (nel 2007), ha 'portato in giro' uno spettacolo teatrale dal titolo "Targato H" da lui interpretato e scritto con Alessandro Castriota e ha pubblicato un libro nel 2008 (Handicappato e carogna, Mondadori). Ma la discreta visibilità ottenuta in questi anni, con qualche articolo di giornale apparso anche su Repubblica, o la conquista del pubblico del Ciak di Milano e del Piccolo Jovinelli di Roma, diretto da Serena Dandini (per il quale aperto la Stagione 2007-08), hanno risvegliato l’interesse di un pubblico 'ridotto'. Perché per dare visibilità occorrono, appunto, i grandi numeri. Sull'evento creato dal binomio vincente Fazio-Saviano si è detto e si dirà molto per parecchio tempo. Fabio Fazio in primis esprime il suo stupore di fronte a un audience così affezionata e, per la prima volta, riesce a far capire in un'intervista a Repubblica che l'astensionismo, non solo quello politico ma anche quello televisivo, è diventato una forma di difesa 'psichica' adottata da molti italiani. Spegnere la tv o guardare solamente alcuni programmi televisivi sta diventando consuetudine per molti. Un'abitudine silente della quale i dati auditel non tengono conto. E forse non serviranno neanche quei 10 milioni di telespettatori che per più settimane, compresa l'ultima puntata di lunedì 29 novembre portata fino alla mezzanotte, sono rimaste incollate davanti allo schermo. Un pubblico che, ci auguriamo, di David Anzalone ricordi non solo il recital in forma di monologo – perché riesce a far ridere con spietata ironia sui luoghi comuni e gli stereotipi più pelosi che girano attorno al mondo della disabilità – ma anche il mondo che rappresenta e l'esigenza di trattare il tema "normalità e anormalità" domandandosi cosa sia la normalità e rendendosi conto che esiste solo una moltitudine di diversità. Un'attenzione che porti a interessarsi anche alle problematiche che gravitano 'dietro' la diversità. Perché forse di quei 10 milioni di italiani pochi sanno che solo nella provincia di Roma quest'anno sono state 16.600 le richieste di insegnanti di sostegno per bambini e ragazzi 'diversamente abili' (una definizione che comprende anche i casi di dislessia, disgrafia e la provenienza da contesti difficili), mentre i docenti restano e resteranno solo 6.250. Secondo le normative vigenti i casi di disabilità grave richiedono la presenza di un'insegnate di sostegno per ogni alunno di 22 ore la settimana. Un diritto che, sempre più di frequente, i cittadini devono far valere facendo ricorso legale, una procedura lunga e costosa che spesso le famiglie più povere non possono neanche sostenere.