”Quel Piano non solo lo rifarei, ma vorrei anche riuscire ad attuarlo”. Così il potere di uno Stato nello Stato continua a fare capolino, periodicamente, nelle interviste rilasciate da Licio Gelli. Ma anche il Venerabile critica amaramente la deriva a cui è giunta l'inefficienza della politica italiana.
FIUMICINO, 4 LUGLIO 1981. Alle 18 del 4 luglio 1981 veniva fermata all’aeroporto di Fiumicino Maria Grazia Gelli, figlia del Venerabile, proveniente da Rio de Janeiro via Nizza. Durante un controllo doganale erano state rinvenute, celate sotto la fodera della sua borsa da viaggio, cinque buste, sigillate con nastro adesivo, delle quali quattro contenevano, a loro volta, altre buste (alcune sigillate, altre no), oltre a stampati vari riguardanti la loggia P2. Le buste erano indirizzate a Luciano Donnini (marito della Gelli), alle segreterie del Policlinico Gemelli, al prof. Luigi Tonelli (dello stesso Policlinico) e a Licio Gelli. Delle buste interne, due erano indirizzate a Gelli e una a Mario Tedeschi (direttore de ‘Il Borghese’, deputato missino, tessera P2 n. 2127). Il documento era databile attorno al 1976. Dopo il rinvenimento,Gelli ha avuto cura di introdurre nuovi elementi di confusione precisando, nel giugno del 1984, che il Piano di rinascita non è mai esistito: erano solo un insieme di appunti che dovevano servire da ‘scaletta’ per una serie di articoli e relazioni. “Non era altro - dichiarò lo stesso Gelli – che un’esposizione sullo stato della nazione, lecita per qualsiasi cittadino che voglia esprimere il suo punto di vista sull’andamento generale del Paese”. Sta di fatto che - a ben vedere – alcuni obiettivi contenuti in quel Piano risultano, oggi, pienamente applicati. Il dubbio che rimane è che, in realtà, quella scoperta sia soltanto una parte, la meno influente, della loggia e che il potere cospirativo della massoneria riservata sia continuato negli anni.
Un dossier sulla Loggia P2 e il progetto di Licio Gelli rivisti alla luce degli avvenimenti degli ultimi anni.
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