Mi ha realmente divertito l’analisi di Dino Cofrancesco, sulle colonne de ‘il Giornale’ del 13 novembre scorso, il quale ha cercato di stigmatizzare il dibattito sorto di recente nella sinistra italiana a seguito della pubblicazione del saggio di Pietro Reichlin e Aldo Rustichini: ‘Pensare la sinistra: tra equità e libertà’, edito da Laterza. Mi ha divertito poiché, a margine delle ragioni esposte dal recensore in oggetto nel merito di una minoranza ‘liberal’ di sinistra, circondata da una maggioranza massimalista impaludata nel vetero-statalismo burocratico, alcune domande sorgono spontanee: per quale motivo, nell’ultimo ventennio, quelle forze e personalità politiche sedicenti liberali, raggruppatesi attorno al cavalier Berlusconi, non hanno attuato nulla di quel che avevano teorizzato? Perché si è lasciata da sola la sinistra riformista nel proprio tentativo di coniugare il tema delle libertà del singolo cittadino, con quella di una più efficiente redistribuzione delle risorse e di un’organizzazione sociale in grado di superare gli egoismi individualistici? Perché i detrattori di ogni evoluzione liberalsocialista della sinistra italiana quando hanno governato si sono comportati come dei 'dorotei' immobilisti? Perché si è finito con l’appiattirsi attorno a un clericofascismo vecchio e stravecchio come il cognac scaduto di un bar di periferia? Caro Cofrancesco, se i liberali eravate voi, perché avete fatto tutt’altro? Se Silvio Berlusconi era veramente favorevole al libero amore, perché rilasciava dichiarazioni contro i gay e le famiglie di fatto? Per tenersi l’elettorato moderato che lo aveva eletto e rieletto, votato e rivotato? Ma allora in cosa risiede quella differenza, quella sacrosanta distinzione ‘crociana’ che avrebbe dovuto porre al centro dell’interesse politico l’elettore-cittadino e non i suoi rappresentanti? La verità è che il centrodestra italiano fa proprio fatica ad ammettere il proprio ‘liberalismo parolaio’, quel fascismo ‘in doppiopetto’, anzi in ‘blazer’, che ha semplicemente evidenziato le classiche ipocrisie del cattolicesimo amorale italiano. Si difende la famiglia convenzionale e poi si va a ‘mignotte’; ci si atteggia a moderati ‘tutti di un pezzo’ e poi si divorzia due o tre volte, oppure ci si porta a letto la segretaria ‘decorativa’, secondo una concezione della donna paragonabile a una pianta di ficus da mettere sul pianerottolo, davanti alla porta di casa. Di analizzare le vostre di contraddizioni non se ne parla proprio, vero Cofrancesco? Sempre quelle della sinistra dovete andare a vedere. Sì, è vero: da queste parti in molti stanno ancora lì a sognare il ‘bicipite possente del proletariato’, invece di comprendere come la realtà sociale italiana sia ‘gruppuscolare’ e che, dunque, un sano aziendalismo di ‘squadra’, composto da team affiatati ed efficienti, potrebbe rilanciare il nostro capitalismo, reindirizzandolo verso quell’interesse generale che, purtroppo, agli italiani, popolo di individualisti, proprio non si riesce a far entrare nel cervello. Basterebbe andare a notare come, da Roma in giù, non si riesca mai a metter nulla ‘nero su bianco’, nemmeno una partnership societaria o il pagamento della donna delle pulizie. Poi, per carità, Cofrancesco, è tutto vero quello che scrivi: io stesso sono circondato ogni giorno da comunisti che ‘sparano minchiate’ dalla mattina alla sera, da drogati di ideologia da trattare col metadone ‘a scalare’. Lo stesso Fassina fa il responsabile economico di una ‘roba’ che non si capisce cosa ‘diavolo’ sia: la prova dell’esistenza del mostro di Loch Ness? Una balena col collo da giraffa che si prende a pugni da sola? Sono anni, ormai, che il sottoscritto, in compagnia del caro amico Bobo Craxi, dei socialisti di Nencini e dei radicali Pannella, Bonino e Staderini stiamo qui a osservare le evoluzioni e le involuzioni di questi qui. Per non parlare poi di tutta la ‘roba’ che c’è sul loro fianco sinistro. Il saggio di Reichlin e Rustichini cavalca la protesta derivante da un sistema-Paese che ha dato ampio adito alle critiche più stataliste, da un capitalismo monetarista che ha solo pensato ad arricchire chi già era ricco e a proletarizzare il ceto medio. In pratica, proprio voialtri di destra avete favorito la rivalorizzazione delle vecchie ricette vetero-stataliste e delle consuete logiche assistenziali. E adesso? Quale sarà la prossima mossa? Rivalutare il ‘fumello’ del Pigneto? A me sembrate tutti matti, quando vi leggo. Per non parlare di quell’altro lì, l’Elefantino, che voleva fare una lista contro la 194. E voi sareste i liberali? Ma quando mai? Quando è successa ‘sta cosa? Maddeché stai a parlà, Cofrancesco? Al solo scopo tattico di indebolire Prodi e D’Alema eravate sempre i primi a ossequiare Bertinotti e Ferrero “che comunque difendono la propria identità politica senza ipocrisie e travestimenti”. E il vostro di travestimento? Qual era? Chi eravate? Chi siete? Dove andate? Ve lo siete rivisto il film della ‘discesa in campo’ del milanese “faso tutto mi”? Avete bloccato l’intera evoluzione di un Paese tramite un ‘berlusconismo irrigimentato’, composto quasi esclusivamente da mediocri opportunisti sessualmente repressi. Avete paralizzato un intero processo politico solo per riuscire a ‘inchiodare’ l’Italia al tempo degli scontri ideologici e dei ‘microfoni di Dio’. Avete fatto tutti quanti i ‘megafoni’ e, naturalmente, adesso vi ritrovate ‘inceppati’. E chi ci è andato di mezzo sono stati i cittadini, la piccola imprenditoria a conduzione famigliare, i manager veri e onesti, ai quali adesso è persino semplice non tanto chiedere di ‘buttarsi a sinistra’, ma quanto meno di astenersi dall’esprimersi, al fine di provocare un processo di rigenerazione interna della destra italiana. Una fase che avete imboccato senza nemmeno capire come e perché. Sì, è vero, caro Cofrancesco: la sinistra italiana è ancora immersa in molte delle sue contraddizioni. Si cerca di portarla sulla sponda socialdemocratica, ma è come trascinarsi un somaro recalcitrante. Perfettamente vero. Ma, per favore, evitate di dare lezioni di liberalismo sociale proprio voialtri, che avete solamente dimostrato di non saper far giù nemmeno la ‘O’ col bicchiere!