Un episodio significativo e toccante accaduto nei giorni scorsi sulla spianata delle moschee di Gerusalemme ha visto protagoniste le donne di tutte le fedi, credenze e religioni chiedere la fine di ogni ostilità in Medio Oriente, mentre la sordità della politica si ostina a perseguire solamente paura e violenza
La sera del 27 luglio scorso, centinaia di donne ebree, musulmane e cristiane si sono riunite a Gerusalemme di fronte ad Har a Bayt, in prossimità della moschea di al-Aqsa, per manifestare in favore del dialogo. Il loro canto è diventata una preghiera comune per la pace: una preghiera che ha superato la ‘voce della guerra’. Infatti, nonostante fossero udibili gli spari causati dagli scontri sulla limitrofa spianata dell'al-Aqsa, le donne hanno continuato a cantare. E ai loro canti si sono unite, in sottofondo, le voci dei muezzin. Tuttavia, il giorno dopo, venerdì 28, sempre a Gerusalemme, lo scenario era ben diverso. Stando agli ultimi aggiornamenti, 30 mila agenti sono stati collocati agli ingressi della città vecchia: fatta esclusione delle donne, ai fedeli d'età inferiore ai 50 anni è stato vietato l'accesso alla spianata delle moschee. "Abbiamo deciso, insieme alla giovane rappresentante del movimento Woman Wage Peace, di dare il via - con la collaborazione della Confederazione internazionale laica e interreligiosa #Cristianinmoschea e insieme al movimento ‘Uniti per unire’ - a una serie di incontri che coinvolgeranno donne di diverse religioni, ebree, musulmane e cristiane, per abbattere i muri della paura e della diffidenza". E’ quanto sottolinea con emozione la scrittrice ebrea Shazarahel, vicepresidente della Confederazione internazionale laica e interreligiosa denominata #Cristianinmoschea, che ha contributo alla realizzazione della manifestazione delle donne a Gerusalemme. "Il gesto di giovedì scorso”, aggiunge la scrittrice, “segna un passo decisivo nel cammino del dialogo: solo restando unite possiamo contrastare la paura, la guerra e la violenza, riscoprendo e valorizzando i tesori che le nostre religioni hanno in comune".
"Non dobbiamo mai perdere la speranza”, sottolinea Foad Aodi, presidente delle comunità del mondo Arabo in Italia (Co-mai) e fondatore di #Cristianinmoschea (la confederazione nata a dicembre scorso dallo sviluppo dell'iniziativa che, in settembre, ha visto la partecipazione di migliaia di italiani alle funzioni religiose nelle moschee dopo un'estate ‘punteggiata’ di attentati), “e non dobbiamo mai fermarci innanzi agli ostacoli e ai muri come quello del divieto di accesso a un luogo sacro. La nostra missione”, spiega Aodi, “quella del dialogo e della conoscenza oltre i confini, si rafforza giorno dopo giorno, grazie al contributo dei nostri movimenti, delle confederazioni e delle comunità aderenti, che portano avanti il nostro messaggio in tutti i continenti. Credo inoltre, che le donne possano avere un ruolo decisivo in questa ‘missione oltre gli ostacoli’: in particolare, le #ledonnedeldialogo ebree, musulmane, cristiane e di altre confessioni, possono dare una grande lezione alla politica, che è in ritardo rispetto al corso degli eventi di sangue e si trova in difficoltà nel riprendere un processo di pace che porti a una soluzione duratura. Ringrazio sinceramente Shazarahel”, prosegue Aodi, “per la sua forza e il suo nobile e costante impegno. Siamo la dimostrazione concreta, io come palestinese e lei come grande intellettuale ebrea, insieme a tutti coloro che ci sostengono al di là della loro religione e del Paese di provenienza, che il dialogo esiste e si rafforza quando camminiamo su un binario che parta dal popolo, lontano dalla politica e dalla diplomazia internazionale. Auspichiamo che, dopo la decisione di rimuovere i metal detector e - come speriamo - anche le telecamere all'ingresso dell'al-Aqsa, si riprenda al più presto il processo di pace, sperando che sia possibile arrivare a una soluzione a due Stati, convivendo in pace e in serenità, senza paura e senza odio, religioso o razziale", conclude il medico palestinese, annunciando che si recherà di persona, durante questo mese di agosto, in Terra Santa, dove si unirà a Shazarahel per organizzare nuove iniziative targate 'Uniti per unire', Co-mai e #Cristianinmoschea, a favore della pace e del dialogo interreligioso.
NELLA FOTO: GLI SCONTRI SULLA SPIANATA DI AL-AQSA AVVENUTI NEI GIORNI SCORSI
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