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23 Novembre 2024

Il ministro 'camaleonte'

di Valentina Ughetto
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La ‘strana’ politica estera di Luigi Di Maio, europeista, atlantista e multilateralista a seconda dei casi per contenere l’espansione del terrorismo islamico in nord Africa e nei Paesi sub-sahariani, mentre nei rapporti con Egitto e Turchia il silenzio domina indisturbato

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Francis Scott Fitzgerald prese nota, un giorno, sul proprio taccuino, di un curioso ministro degli Affari Esteri italiano che sembrava proprio un 'atlantista': “Chiacchierava con gli altri ministri, capi di Stato e di governo decantando le virtù degli Stati Uniti, parlando di Jo Biden e Antony Blinken con adorazione, il tutto condito da un accento ‘bostoniano’ raffinatissimo. Un’ora dopo”, scrisse sempre Fitzgerald, “rimasi di stucco nel vedere lo stesso uomo in cucina interloquire con i Paesi del Sahel: ora sosteneva di essere un democratico e il suo accento era rozzo, come se fosse uno del popolo”. Questo fu il primo avvistamento di Luigi Di Maio sul quadrante della geopolitica internazionale. Scherzi a parte, l’Italia è nemica di ogni fondamentalismo. Il suo approccio culturale e scientifico sostiene la democrazia e la stabilizzazione delle aree in crisi con l’approccio del partenariato. Ma il nostro modello storico di partnership non si basa solo su priorità politiche comuni, come dimostrato dal recente riassetto del Corno d'Africa, ma su un approccio globale, che include la cooperazione allo sviluppo, le relazioni culturali e quelle economiche. In questo contesto, l’Italia si è mostrata di recente solidale con i programmi a favore del popolo etiope guidato dal primo ministro, Abiy Ahmed. Ciò in quanto, il nostro ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, si è posto in una chiave diretta nei rapporti all’interno del coordinamento del ‘G5 Sahel’: una forma di partenariato regionale in materia di sviluppo e sicurezza, composto da Mauritania, Mali, Burkina Faso, Niger e Ciad, facente parte della nuova strategia dell'Unione europea (Ue), che tuttavia include anche l’intervento atlantico, costituendo una continuità geopolitica tra il Sahel e il Nord Africa. La Farnesina ha infatti predisposto, di recente, un documento intitolato: ‘Partenariato per l'Africa’. Si tratta di una serie di note riguardanti gli impegni e gli obiettivi da raggiungere. Un materiale che assume il valore di primo ‘reportage’ di questo tipo da parte dell’Italia: un vero e proprio impegno nei confronti delle popolazioni dell’Africa, che include un’attenzione non solo verso le migrazioni, ma anche una serie di interventi mirati verso una transizione energetica e digitale tale da poter ovviare a crisi e conflitti. Un esempio di tale politica virtuosa nel mondo è la stabilizzazione della Libia e la sua messa in sicurezza con la creazione di un'autorità esecutiva unificata, anche se transitoria, che dovrà portare il Paese verso libere elezioni, previste per il prossimo 24 dicembre 2021. Ecco perché l’Italia, al fine di perseguire un interesse concreto, ha aperto nel Sahel, negli ultimi anni, una serie di nuove ambasciate in Guinea, Niger, Burkina Faso e, presto, anche in Mali. Anche le città di Matera e Bari fanno parte di questa geografia di nuovi equilibri globali, capaci di formare una ‘corsia mediterranea’, in particolare nel Mezzogiorno G20_a_Matera_3.jpgd'Italia. Durante le recenti 'giornate materane' del G20 ha ispirato nel mondo il motto dell’edizione ‘G20: People, planet, prosperity’, nel quale è stato definito questo nuovo multilateralismo. Anche perché, l’Unione europea ha stabilito il Recovery Fund per l’Italia finalizzato verso l'obiettivo di ridurre le diseguaglianze nord-sud, investendo in un patto per l'export e la promozione del Made in Italy. In Italia, la prima risposta è stata quella di costituire il nuovo portale, export.gov.it, che riporta a) una vasta gamma di incentivi per l'export di Maeci, Ice, Simest e Sace; b) la figura dei Digital Temporary Export Manager; c) l'iniziativa ‘Smart Export: l'accademia digitale per l'internazionalizzazione’: un progetto pilota di alta formazione accademica, teso a rafforzare le capacità manageriali delle nostre aziende. Altro ‘passo’ italiano è quello della finanza agevolata, fondamentale per favorire la crescita dimensionale delle imprese italiane. Luigi Di Maio ha saputo riconoscere i rapporti di fedeltà con l'alleanza atlantica con i vertici della Farnesina, stabilendo un’intesa anche con il presidente della Camera, Roberto Fico, al fine di rafforzare la sua immagine all’interno del suo Partito in crisi tra ‘contiani’ e ‘grillini’ e diventare una sponda con i gruppi parlamentari del M5S. L’attuale amministrazione Usa, peraltro, non è certo isolazionista verso la nostra politica estera. Al contrario, è allineata con l’Italia su alcune questioni fondamentali: la difesa dei diritti umani e dell'ambiente. Lo stesso ministro Di Maio, che pure si dice soddisfatto degli interscambi commerciali con la Cina, allo stesso tempo esprime preoccupazione per la repressione cinese contro la minoranza musulmana degli Uiguri e le rivolte di Hong Kong. E tali prese di posizione hanno avuto, come risposta, un riavvicinamento tra Roma e Washington. “Con l'amministrazione Biden”, sottolinea il nostro ministro degli Esteri, “siamo in piena sintonia anche nel condannare la repressione in Bielorussia e la persecuzione di Aleksej Navalny da parte del regime di Putin”. Il presidente americano, Jo Biden, è stato molto critico, nei mesi scorsi, verso l’Arabia Saudita e nei confronti del principe Mohammad Bin Salman, soprattutto in merito all'omicidio del gironalista Jamal Kashoggi. Mentre l’Italia, invece, ha avuto profondi momenti di crisi sia con l’Egitto, sia con la Turchia. “Ma gli americani”, sottolinea il nostro ministro degli Esteri, “nonostante le critiche, non hanno cessato le loro relazioni con i sauditi. Invece, i nostri rapporti con l'Egitto sono ai minimi storici. Ci sono aziende private italiane che lavorano in quel Paese, anche se non sono direttamente sostenute dal governo. Ma è ovvio che anche noi non possiamo tagliare i rapporti con l'Egitto quando dobbiamo trattare, per esempio, della diga etiope sul Nilo o di questioni vitali come la Libia. Ci sono aspetti della realtà attorno al ‘mare nostrum’ che ci obbligano a negoziare con chiunque”, sostiene Di Maio, “anche con i regimi non democratici. Non è una questione di ‘double track’: da una parte i principi, dall'altra gli affari. Tutt'altro: più volte abbiamo criticato la politica saudita, per esempio nel conflitto yemenita. Ma si tratta di posizioni più complesse”, aggiunge. “Nei mesi scorsi, il presidente Biden ha espulso una decina di diplomatici russi, ma allo stesso tempo ha invitato Putin al summit sul clima. E anche noi italiani manteniamo canali di dialogo con Mosca. Pertanto”, prosegue Di Maio, “l'Italia è un alleato fondamentale della nuova politica americana. Biden e la sua amministrazione, in questi ultimi tempi, hanno anticipato le loro scelte sull'Afghanistan, ma assicurano il loro sostegno in Libia”. In Afghanistan ci sono anche 850 militari italiani. Ma anche intorno a ciò, il nostro ministro degli Esteri è tranquillo: “Ci coordineremo con gli americani e gli altri alleati. Abbiamo iniziato già dal primo maggio con i rientri e ci aspettiamo che la logistica pesante americana sia l'ultima a partire”. Dunque, anche noi lasciamo campo libero ai Talebani? No, perché Di Maio assicura che “non smetteremo di aiutare quel Paese e i nostri progetti di cooperazione continueranno. Del resto, Al Qaeda è stata ampiamente battuta e Osama Bin Laden è morto”. Ma in quale modo, di grazia, continueremo ad aiutare l’Afghanistan se ce ne stiamo andando? Forse, attraverso la coalizione ‘anti Daesh’ voluta da Antony Blinken, il segretario di Stato di Biden? Ma intorno a ciò, Di Maio ‘spiazza’ tutti, ricorrendo all’europeismo: “L'Italia è un Paese fondatore dell'Ue, con una indissolubile vocazione atlantista”, sottolinea, “ma allo stesso tempo non si possono affrontare le grandi sfide globali, a partire dai cambiamenti climatici, senza dialogare efficacemente con tutti i principali attori internazionali. La qual cosa non significa affatto retrocedere su principi e valori per noi irrinunciabili. La nomina di Emanuela Del Re come nuova Rappresentante speciale dell'Ue per il Sahel è un risultato di cui siamo molto soddisfatti, perché costituisce un importante riconoscimento del crescente impegno dell'Italia a sostegno della stabilità di una regione strategica per l'Europa. Come ho avuto modo di ribadire in occasione delle mie recenti visite in Sahel. Il nostro contributo al contrasto al terrorismo e alla criminalità transnazionale che colpisce la regione è cruciale anche per la sicurezza dei nostri cittadini”, conclude. Dunque, il dossier più pesante e importante che abbiamo sul tavolo è l’Africa e la regione del Sahel, poiché “non basta combattere lo Stato islamico in Iraq e Siria”, afferma Di Maio, “ma bisogna guardare anche le altre regioni in cui è presente”. E forse è per questo motivo che il nome del nostro ministro degli Esteri sia ancora nella lista dei principali bersagli dei mujahidin dell’Isis. E su qualche testata integralista sono state espresse vere e proprie minacce nei confronti di Luigi Di Maio, che hanno raccolto molti messaggi di preoccupazione e di sostegno tra cui quello, molto apprezzato, del ministro dello Sviluppo economico del Governo Draghi, Giancarlo Giorgetti, il quale ha dichiarato in una nota: “Esprimo solidarietà al ministro Luigi Di Maio, bersaglio delle inaccettabili minacce pubblicate dal settimanale dell’Isis, ‘Al Naba’. A lui tutta la mia personale vicinanza, sicuro che non si farà intimidire da questi attacchi vigliacchi”. La risposta del ministro degli Esteri alle minacce pubblicate su ‘Al Naba’ è stata, peraltro, la sua partenza per le vacanze, ringraziando dalla Sardegna amici e colleghi per il sostegno ricevuto. E infatti, attraverso i social lo abbiamo visto festeggiare il suo lungo fidanzamento e, secondo alcuni, futuro matrimonio con la collega Virginia Saba, al suono di ‘Dance me to the end of love’ del cantautore canadese Leonard Cohen. Il quale, certamente, non è stato il ‘Leonard Zelig’ del rock 'n roll.

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