Intervista alla segretaria generale della coalizione internazionale di istituti educativi impegnati nella protezione dei minori prima, durante e dopo i conflitti armati la quale, già nei giorni scorsi, ha lanciato un appello per quanto sta accadendo nella Striscia di Gaza
Laura Guercio, segretario generale dell’Unetchac, ha lanciato in questi giorni l’appello del network sul conflitto Israele-Hamas. Tale appello è contenuto nello statement del network universitario internazionale che lavora da anni a protezione dei bambini nelle situazioni di conflitto armato. La recente crisi israelo-palestinese non è la sola al quale il network rivolge la propria azione: Unetchac lavora per sensibilizzare le istituzioni e i membri della società civile, con l’obiettivo di sollevare un movimento globale volto alla protezione dei minori in situazioni di conflitto e post-conflitto. Attualmente, è in corso il progetto ‘I Piani di azione nazionali sulla Risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite n. 1325 e l’impatto dei conflitti su bambini e bambine’, che il network sta portando avanti in collaborazione con l’Istituto di Studi politici internazionali ‘San Pio V’ e con il supporto del ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale della Repubblica italiana. Operando nell’ambito dello strumento giuridico del 'Quarto Piano di azione nazionale italiano' relativo alla Risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu n. 1325 su donne, pace e sicurezza, il progetto intende sviluppare una ricerca, qualitativa e quantitativa, sulla situazione dei bambini in conflitto armato in Africa, Asia, Africa, Sud America, Europa (Kosovo e Ucraina).
Laura Guercio, in merito alla situazione venutasi a creare in Meio Oriente, cosa suggerisce il vostro network di università internazionali? In cosa consiste il vostro appello lanciato nei giorni scorsi?
“L’Universities Network for Children in Armed Conflict (Unetchac) esprime la sua condanna forte e inequivocabile nei confronti di tutte le violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario perpetrati sui territori israeliano e palestinese. Il network invita gli stakeholder locali, nazionali, regionali e internazionali, ad adottare tutte le misure possibili per fermare la violenza e raddoppiare gli sforzi per realizzare una pace giusta e duratura, che garantisca i diritti e la dignità di tutti gli individui, in particolare dei bambini. I bambini vogliono giocare e crescere sorridendo, mentre gli adulti continuano a renderli vittime dei conflitti”.
Che cos’è di preciso l’Unetchac e di cosa si occupa?
“L’Universities Network for Children in Armed Conflict è una coalizione internazionale di istituti educativi impegnati nella protezione dei bambini prima, durante e dopo i conflitti armati. Noi ci battiamo contro tutte le violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario perpetrate su tutti i teatri di crisi internazionali”.
Quali sono le vostre principali preoccupazioni in merito al conflitto israelo-palestinese?
“Siamo preoccupati per l’impatto devastante di questo conflitto armato sulla vita delle persone civili innocenti, in particolare dei bambini e sulle prospettive di un futuro pacifico nell’intera regione. Siamo solidali con tutte le persone colpite da questa crisi in corso e sottolineiamo il numero incredibilmente alto e crescente di bambini che sono stati feriti o hanno perso la vita durante queste ostilità o che hanno subito gravi violazioni di altri diritti fondamentali che sono loro riconosciuti dal diritto internazionale. Sottolineiamo, inoltre, che è assolutamente urgente che tutte le parti interessate garantiscano il rispetto di tutti i diritti umani applicabili alle leggi umanitarie internazionali”.
Quali ‘passi’ dovrebbero compiere, secondo lei, tutti gli attori internazionali interessati e le parti direttamente coinvolte nella grave crisi venutasi a creare nella striscia di Gaza?
“Vogliamo un accesso immediato e senza ostacoli per le organizzazioni umanitarie, in modo che queste possano fornire gli aiuti tanto necessari, assistenza medica e sostegno alle persone colpite dal conflitto. Inoltre, chiediamo a tutte le parti interessate locali, nazionali, regionali e internazionali, di adottare tutte le misure possibili per fermare violenza e di raddoppiare gli sforzi per realizzare una pace giusta e duratura, che garantisca i diritti e la dignità di tutti gli individui, in particolare i bambini”.